Creato da shachor il 02/06/2009

Nel reale e oltre

E se la realtà fosse il sogno o l'illusione?

 

CONFUCIO

Post n°403 pubblicato il 28 Settembre 2009 da shachor
 

Confucio (Kǒngzǐ (孔子) o Kǒng Fūzǐ (孔夫子) -- Maestro Kong) (28 Settembre 551 a.C. – 479 a.C.) è stato un filosofo cinese. La sua speculazione filosofica ha dato origine ad una intera tradizione culturale, il Confucianesimo (Rújiā 儒家): i suoi insegnamenti hanno influenzato profondamente il pensiero e lo stile di vita cinese, coreano, giapponese e vietnamita.
Confucio visse in Cina nel Periodo delle primavere e degli autunni, un'epoca di instabilità politica e di diffusa corruzione, dominato dalle guerre tra stati feudali.
La sua filosofia si basava sull'etica personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla giustizia, sul rispetto dell'autorità familiare e gerarchica, sull'onestà e la sincerità. La difesa di questi valori gli assicurò sotto la dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.) un ruolo preminente rispetto ad altre dottrine come il legismo (Fǎjiā 法家) e il taoismo (Dàojiā 道家).
Il pensiero confuciano fu introdotto in Europa dal gesuita Matteo Ricci, che fu il primo a latinizzare il nome di Kǒngfūzǐ in Confucio.
I suoi insegnamenti sono raccolti nei Dialoghi (Lùnyǔ 論語), una raccolta di aforismi e frammenti di discorsi compilata molti anni dopo la sua morte dai suoi discepoli. Sebbene, infatti, per più di duemila anni la tradizione lo abbia ritenuto autore o curatore di tutti i Cinque Classici, gli storici moderni non ritengono di poter attribuire con certezza a Confucio nessuno scritto fra quelli che la tradizione lega al suo nome.
Secondo la tradizione, Confucio nacque nella città di Qufu nello Stato di Lu (ora parte dell'odierna provincia di Shandong) il 28 settembre del 551 a.C., durante il Periodo delle primavere e degli autunni. In quest'epoca si situa anche l'inizio del movimento filosofico delle Cento scuole di pensiero.
Sempre secondo la biografia tradizionale, riportata da Sima Qian nelle sue Memorie di uno storico, il padre di Confucio, che apparteneva ad una famiglia nobile impoverita discendente dalla dinastia Shang, aveva sposato a sessantacinque anni, in seconde nozze, una fanciulla di quindici anni. Un matrimonio del genere, secondo le consuetudini dell'epoca, era da considerarsi un'unione illecita (yěhé 野合). Confucio perse il padre all'età di tre anni, e fu allevato dalla madre, che riuscì ad assicurargli un'istruzione anche se la famiglia viveva in povertà.
Non ci sono notizie certe sulla vita di Confucio. La sua ascesa sociale lo pone nell'ambito della classe emergente Shì (士), a metà tra la vecchia nobiltà e la gente comune, alla quale, come Confucio, appartenevano uomini di talento ma di origini modeste che cercavano di raggiungere una posizione elevata grazie alle proprie doti intellettuali. Egli stesso, riferiscono i Dialoghi, vantava le sue umili origini che lo avrebbero spinto a sviluppare le sue capacità.. Secondo Mencio (370 a.C. - 289 a.C.), Confucio si sarebbe occupato dell'amministrazione di negozi e di pascoli e bestiame . Probabilmente, svolse compiti amministrativi per il governatore della provincia. Sima Qian, riferisce che dopo i cinquant'anni Confucio divenne ministro della giustizia del duca di Lu, ma fu in seguito costretto a dimettersi e ad andare in esilio. Iniziò quindi un lungo viaggio attraverso gli stati di Wei, Song, Chen, Cai, e Chu, cercando impiego presso i governanti come consigliere..
Tornato nello stato di Lu, trascorse gli ultimi anni dedicandosi agli studi e all'insegnamento, circondato da un numero crescente di discepoli
Nei Dialoghi, Confucio si presenta come un "messaggero che nulla ha inventato", il cui compito è quello di trasmettere la sapienza degli antichi. Grande importanza è data allo studio: il libro si apre proprio col carattere cinese che indica lo studio, xué (cinese semplificato: 学, cinese tradizionale: 學). Lungi dal tentare la costruzione di un sistema filosofico, Confucio invitava i suoi discepoli a riflettere profondamente su se stessi e sul mondo, approfondendo la conoscenza del passato da cui trarre insegnamento attraverso lo studio degli antichi testi.
In un periodo storico segnato dalle divisioni e da guerre sanguinose fra stati feudali, Confucio ripropose il concetto di Mandato del cielo (天命 pinyin: Tiānmìng) che avrebbe potuto riunificare la Cina e ridare finalmente pace e prosperità al popolo.. Ma allo stesso tempo, l'interpretazione confuciana del Mandato del cielo era innovativa, poiché egli pensava ad un trono sul quale si sarebbero succeduti sovrani scelti sulla base della loro statura morale, non della parentela di sangue, capaci di diffondere la virtù fra il popolo senza il bisogno di leggi dure e restrittive.
La concezione confuciana del jūnzi (君子), termine che prima di Confucio indicava la nobiltà di sangue, è piuttosto quella della nobiltà d'animo (spesso junzi è tradotto come uomo superiore), acquisita con la pratica delle virtù. Il suo insegnamento, dunque, benché principalmente orientato alla formazione dei futuri uomini di potere, era aperto a tutti, non solo ai figli della nobiltà.
Gli insegnamenti di Confucio furono raccolti e organizzati dai suoi discepoli nei Dialoghi.
Sebbene in Cina i precetti di Confucio siano stati seguiti per secoli come una religione, si discute ancora se il Confucianesimo possa essere considerato una religione. I testi confuciani, infatti, non esprimono una concezione chiara della divinità, e trascurano molti aspetti della spiritualità, come la natura dell'anima.
I principi del Confucianesimo raccolsero un grande favore soprattutto perché si fondavano in larga parte sulla tradizione e le credenze già radicate nella tradizione cinese. Confucio esaltò infatti la lealtà familiare, il culto degli antenati, il rispetto degli anziani da parte dei giovani (e secondo interpretazioni posteriori, la sottomissione della moglie al marito), proponendo la famiglia come base di un governo ideale. Guardava al passato con nostalgia ed esortava i potenti ad ispirarsi agli antichi modelli di virtù.
Gli studiosi sono oggi molto cauti nell'attribuire a Confucio specifiche
Discepoli
Confucio ebbe molti discepoli e seguaci, in Cina e in Estremo Oriente.I discepoli di Confucio e il suo unico nipote, Zisi, assicurarono continuità agli insegnamenti filosofici del maestro dopo la sua morte. Pur basandosi sul pensiero etico e politico confuciano, due dei suoi seguaci più celebri, Mencio (IV secolo a.C.) e Xun Zi (III secolo a.C.) ne enfatizzarono aspetti radicalmente diversi tra loro, anche sulla questione dell'autoritarismo.Durante la dinastia Song, Zhu Xi (1130-1200) rinnovò il confucianesimo con idee mutuate dal taoismo e dal buddhismo. Il rinnovamento operato da Zhu Xi divenne in seguito un'ortodossia incontestata. Solo con l'avvento della Repubblica popolare cinese si è abolito l'insegnamento dei Quattro Libri e dei Cinque classici confuciani.Nomi
Il nome di Confucio alla nascita era 孔丘, Kǒng Qiū. Kǒng è un nome di famiglia piuttosto comune, in Cina.
Michele Ruggieri ed altri gesuiti dopo di lui, tradussero 孔夫子 in Confucius. Questa forma latinizzata è diventata di uso comune nei paesi occidentali.
Traslitterazioni:
Kǒng Fūzǐ (o Kǒng fū zǐ) in pinyin.
K'ung fu-tzu (o Kung fu-tze) in Wade-Giles .
Fūzǐ significa Maestro. Il carattere 夫 fū è facoltativo. Nel cinese moderno si usa spesso la forma Kǒngzǐ 孔子.
Il suo nome di cortesia era 仲尼, Zhòng Ní.
Nomi postumi:
Il primo nome postumo (1 d.C.) fu 褒成宣尼公 Bāochéngxūan Ní gōng.
I nomi postumi più noti sono:
至聖先師, 至圣先师,Zhìshèngxiānshī;
至聖,至圣, Zhìshèng;
先師,先师, Xiānshī.
È anche comunemente noto come 萬世師表, 万世师表,Wànshìshībiǎo.
Genealogia
L'albero genealogico di Confucio è stato nel 2006 il più lungo del mondo. La linea familiare di K'ung Ch'iu o Confucio può essere tracciata più indietro nel tempo di qualsiasi altra. Il suo bis-bis-bis-bis nonno Kung Chia, rintracciabile nell'VIII secolo a.C., ha 86 discendenti diretti.

(Tratto da Wikipedia)

Postato da Yang

 
 
 

RAFFAELE BENDANDI...L'UOMO DEI TERREMOTI

Post n°402 pubblicato il 28 Settembre 2009 da shachor
 

Raffaele Bendandi (Faenza, 17 ottobre 1893 – Faenza, 3 novembre 1979) è stato uno scultore e scienziato italiana. Nacque da una umile famiglia, che non potè permettergli di studiare; ciononostante a 10 anni era già appassionato di astronomia e geofisica, tanto da costruirsi un telescopio ed alcuni giroscopi da solo (lui era uno scultore di legno). Nel 1908 in seguito al terremoto di Messina, si appassionò ai terremoti, e riuscì, secondo lui, anche a predirli. Si può definire il Bendandi come un ricercatore autodidatta, che nel 1920 formulò la propria teoria «sismogenica».
Mentre prestava servizio militare, nel 1919 intuisce che la crosta terrestre è soggetta all'attrazione della luna, così come le maree. La sua teoria per la previsione dei terremoti (mai riconosciuta dalla comunità scientifica) era infatti basata sul fatto che la luna e gli altri pianeti sono la causa dei movmenti della crosta terrestre.
Il 23 novembre 1923 davanti al notaio di Faenza fece scrivere che il 2 gennaio dell'anno successivo si potrà verificare un terremoto nelle Marche. Il terremoto si verificò, ma due giorni dopo.
Durante il periodo fascista, precisamente nel 1927 venne diffidato dal pubblicare ulteriori previsioni sui terremoti; in realtà continuò a farlo in altri giornali in America.
Solo successivamente lo scienziato americano Wood e l'inglese Smith portarono avanti il metodo elaborato dal Bendandi, migliorando le previsioni.

(Tratto da Wikipedia)

Postato da Yang 

 
 
 

PERCEZIONI EXTRASENSORIALI

Post n°401 pubblicato il 28 Settembre 2009 da shachor
 

Viene chiamata percezione extrasensoriale o ESP (acronimo dell'espressione inglese Extra-sensory perception) ogni ipotetica percezione che non possa essere attribuita ai cinque sensi. Un sinonimo diffuso a livello popolare è anche sesto senso. L'uso di questo termine sottintende la ipotetica esistenza di canali di informazione estranei e sconosciuti alla scienza e, infatti, gran parte degli studi al riguardo si muovono al di fuori del metodo scientifico.
Le percezioni extrasensoriali vengono chiamate in modi diversi a seconda della loro natura:
capacità di prevedere il futuro (precognizione)
capacità di percepire visivamente cose non visibili naturalmente (chiaroveggenza)
capacità di comunicare con il pensiero (telepatia)
Il campo di studio delle percezioni extrasensoriali (e di altre presunte manifestazioni paranormali come la psicocinesi) è chiamato parapsicologia. La persona che si ritiene possieda tali facoltà è detta sensitivo (o paragnosta soprattutto se collegato alla retrocognizione; medium se invece afferma di comunicare con entità spirituali come ad esempio i defunti).
Il dibattito sull'esistenza o meno delle percezioni extrasensoriali è molto acceso. Da un lato i sostenitori dell'esistenza di questi fenomeni portano a sostegno delle loro tesi alcune ricerche, dall'altro vengono sollevati dubbi significativi sulla validità metodologica di questi studi.
Più in particolare se da un lato i parapsicologi affermano che taluni esperimenti come gli esperimenti ganzfeld mostrerebbero prove dell'esistenza delle percezioni extrasensoriali, dall'altro la comunità scientifica contesta questi esperimenti gravemente carenti di rigoroso metodo scientifico oltre che di solida base teorica

(Tratto da Wikipedia)

Postao da Yang

 
 
 

LA CLIPEOLOGIA

Post n°400 pubblicato il 23 Settembre 2009 da shachor
 

 

 La clipeologia (dal latino clipëus, disco), o paleoufologia o archeologia spaziale, è una speculazione che, studiando opere e reperti antichi, punta a convalidare le ipotesi di eventuali contatti di extraterrestri con la specie umana, durante epoche passate.
Antichi astronauti
Per approfondire, vedi la voce Teoria degli antichi astronauti.
La principale teoria è che la storia dell'umanità sia potuta iniziare solo grazie all'avvento di popolazioni extraterrestri sovrasviluppate, che hanno fatto dono all'uomo della civiltà.
Questo primo contatto dell'umanità con esseri alieni dovrebbe essere avvenuto in tempi assai remoti, influenzando in modo determinante il corso delle civiltà. Tale posizione è nota come teoria del paleocontatto o degli antichi astronauti ed è stata usata da vari autori di romanzi, tra i quali Erich von Däniken, Peter Kolosimo e Zecharia Sitchin a partire dagli anni sessanta, in una serie di libri presto divenuti best seller a testimonianza dell'interesse popolare.
Secondo gli ufologi, gli alieni che per prima arrivarono sul pianeta Terra erano originari della Grande Nube di Magellano, perché da come vengono descritti nei presunti contatti antichi, sono simili ad alieni visti da contattisti moderni che dicevano di essere originari della galassia satellite della Via Lattea.
Ulteriori esegesi 
Antica Grecia 
Viene ipotizzato un contatto in epoca classica sulla base di un certo tipo di lettura dei racconti del navigatore greco Timoleone che, nel 343 a.C. salpò da Corinto, diretto verso la Sicilia. Dai suoi racconti, pare che in pieno mare aperto vide una torcia ardente volare nel cielo sopra di lui, guidandolo verso la meta.
Antica Roma
Ci si basa in questo caso su resoconti riguardanti l'apparizione di clypeus ardens (scudi ardenti in cielo); da questa esemplificazione è nato nell'ambito degli ufologi il neologismo di clipeologia riferito allo studio di presunte astronavi nei tempi antichi. Alcuni studiosi dell'ufologia hanno voluto metterli in relazione con il carro solare di Apollo, nella mitologia greca. Giulio Ossequente fece un catalogo con tutti i fenomeni connessi all'apparizione di strani oggetti in cielo.
Antica India 
Secondo i clipeologi, l'India antica vanta una miniera di citazioni in maniera di UFO, a cominciare dalla letteratura vedica e dai grandi poemi epici, come il Mahabharata e il Ramayana, ove sono descritti complesse macchine volanti. Questi "carri volanti" (i vimana) sono successivamente descritti in testi più recenti, quali il Vaimanika Sastra, verosibilmente redatto nei primi del Novecento. Secondo i testi, i vimana hanno forma ovale, sferica o a cupola e, da quanto dice il guru Maharshi Bharadvaja:
« Non possono essere danneggiati nè bruciati; possono fluttuare immobili nell'aria, rendersi invisibili, ascoltare voci e percepire immagini lontane »
Questa descrizione farebbe pensare a complessissime macchine di matrice sconosciuta, usanti una tecnologia inimmaginabile anche per i giorni nostri.
Medioevo
Nel medioevo alcuni racconti su folletti e demoni (come gli antichi cerchi nel grano attribuiti al diavolo mietitore Puck) potrebbero essere letti in chiave ufologica.
In un famoso affresco arabo del XI secolo si suole vedere un UFO che vola sopra la punta di un minareto sotto gli occhi attoniti della gente.[senza fonte] Paolo Toselli, nel suo Casi UFO dall'antichità ad oggi, l'ha definito UFO delle mille e una notte.
Queste interpretazioni dei dipinti sono tuttavia confutabili attraverso un'attenta analisi dell'iconografia dell'arte di quel tempo (vedi collegamenti esterni, sezione "Siti critici").
Nel 776, quando come capo della Francia vi era Carlo Magno, i Sassoni approfittano della sua assenza per occupare Aeresburg e tentare di prendere Sigiburg. Durante l'assedio, però, compaiono due scudi di fuoco sopra la ch'ol "la Madonna del disco volante". Nella sua biografia, Benvenuto Cellini (1500-1571) descrive la comparsa sopra Firenze di un enorme trave infuocata, fenomeno già osservato in Spagna nel febbraio 1465.
Una famosa testimonianza è quella fornita dallo storico Leone Cobelli, riferita all'anno 1487: in una notte di giugno,
« apparve una trave de fuoco, venne del monte de Pogiolo a Forlivio in cima a li mura de la Rocca de Ravaldino. Fo poi probicato la venente... Poi ancora de bel dì apparve un'altra trave di fuoco venire del monte de Puzolo infino sopra la piacia: e questo fo palese a tucto el popolo forlovese... »
Nello stesso anno, ma in agosto,
« Apparve una matina dui hore inance di una stella granda la quale venia de verso la montagna (Appennini) e andava verso Ravenna, certo parea una pavagliotta (pareva una farfalla) che volasse per l'aria. Io la vide… come li altri. Certo parea come una rota di carro, e durò circa un bon miserere. Alcuni dicono che più di mezza hora prima l'avevano veduta a la montagna… »
(Leone Cobelli, "Cronache Forlivesi", XV secolo)
Il più clamoroso avvistamento di probabili UFO del passato avvenne il 14 aprile 1561, a Norimberga, dove furono visti migliaia di oggetti volanti a forma di lancia, croce o fuso sopra la città, intenti in un'apocalittica battaglia. Il 7 agosto 1566 un evento simile fu osservato, e riprodotto artisticamente, anche a Basilea, in Svizzera. Gli storici e gli esperti di meteorologia affermano però che in questi ed altri casi si sarebbe trattato di fenomeni di "parelios", comuni nell'Europa del nord, descritti e illustrati in centinaia di cronache popolari e xilografie.
UFO e religione
Spesso si tenta di spiegare la nascita di alcune religioni proprio con l'intervento di personaggi extraterrestri.
La teoria di Downing 
Lo studioso di Bibbia, Barry Downing crede fermamente che gli insegnamenti biblici furono ispirati da esseri extraterrestri che scesero sulla terra a bordo di dischi volanti.
Egli ne era così convinto che scrisse un libro sulla sua teoria intitolato “la Bibbia e i dischi volanti” pubblicato nel 1968.
Nel suo libro Downing afferma che la Bibbia indica chiaramente in più punti come gli UFO hanno giocato un ruolo di primissimo piano nell’evoluzione della fede Ebraico-Cristiana; per esempio l’autore crede che le scritture suggeriscano che la resurrezione di Gesù Cristo avvenne quando egli fu prelevato dalla Terra a bordo di un disco volante.
Downing ritiene anche che la “nube brillante” che condusse il popolo di Israele attraverso il Mar Rosso, dividendo le acque e sommergendo poi gli Egiziani, era un UFO.
L’autore sostiene inoltre che furono Esseri dello spazio esterno che parlarono a Mosè dal centro del famoso “Roveto Ardente” e più tardi fecero lo stesso con Elia fuori dalla grotta, costringendo il profeta a proteggere i suoi occhi dall’accecante luminosità che essi irradiavano.
Un UFO avrebbe inoltre portato via Gesù all’Ascensione, e volteggiò su San Paolo e i suoi seguaci sulla via di Damasco abbattendo i contendenti.
L’autore continua nell’esposizione della sua teoria affermando che i tre uomini saggi (o Re Magi) seguirono un UFO fino alla grotta del Salvatore a Betlemme, in quanto le stelle non si muovono e non si fermano improvvisamente nella maniera descritta dalla Bibbia.
La teoria di Sitchin
Lo studioso di letteratura sumera e traduttore Zecharia Sitchin sostiene un'interpretazione letterale della mitologia sumerica che identifica in alieni (Annunaki in sumero) i progenitori e creatori dell'Homo sapiens sapiens, alieni che sarebbero stati ricordati come gli dèi sumeri e, per estensione, nella mitologia egiziana, greca e romana. In questo è uno dei principali propugnatori della teoria del paleocontatto e dell'evoluzione teistica

.(Tratto da Wikipedia)

Postato da Yang

 

 
 
 

IL PARADISO

Post n°399 pubblicato il 23 Settembre 2009 da shachor
 

La parola paradiso nel contesto religioso comune si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio. Il termine deriva dal sanscrito paradesha o "paese supremo", più tardi occidentalizzato in pairidaeza (iranico) che è un composto di pairi- (attorno) e -diz (creare), paràdeisos (greco), "pardes" (ebraico), "partez" (armeno) (giardino) e paradisus (latino), da cui derivò in italiano paradiso.
Fonti come Senofonte usavano questo termine per indicare il famoso giardino "paradiso" imperiale persiano, simbolo visibile della capacità ordinatrice (cosmetica) del sovrano, contrapposta al resto del mondo (caotico) che sfuggiva al suo dominio. Si trattava di zone di altopiano e di agricoltura pluviale recintate, con vegetazione lussureggiante, in netto contrasto con i terreni circostanti semi-aridi e abbandonati a se stessi, che si diffusero sotto i primi imperatori achemenidi e da cui trasse origine la leggenda dell'Eden. Le tre principali derivazioni occidentali del termine (ebraico pardès, persiano pairidaēza e greco paràdeisos), contengono infatti la stessa idea fondamentale di un parco o giardino.
L'accezione attuale di "paradiso", che oggi è inteso come "i Cieli" o comunque luogo di piacere finale, deriva dal significato della parola greca paràdeisos usata nella Bibbia dei Settanta per indicare il giardino dell'Eden.
È un termine usato prevalentemente nella tradizione cristiana, ma non è esclusivo del cristianesimo
 Nella Bibbia 
La certezza della vita eterna beata si è manifestata solo negli ultimi libri dell'Antico Testamento. Precedentemente si considerava che i morti scendessero al "regno dei morti" o sheol, "luogo delle ombre", senza gioie.
Nei libri dei Maccabei, libri deuterocanonici non inclusi nel canone ebraico, si esprime la certezza della risurrezione dei morti e della vita eterna. La retribuzione sarà secondo le opere di ciascuno.
Gesù ha presupposto molto chiaramente questo insegnamento in varie parabole e discorsi:
Nel giudizio universale (Matteo 25,31-46).
Al "buon ladrone" (espressione meglio tradotta come "delinquente pentito") Gesù promette il regno usando questa stessa parola: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel Paradiso" (Luca 23,39-43).
Il termine appare anche in 2Cor 12,4: L'apostolo Paolo afferma di essere stato rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.
Apocalisse 2,7 usa la parola in un riferimento all'Eden, che chiama Paradiso: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica 
II. Il Cielo
1023 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono “così come egli è” (1Gv 3,2), faccia a faccia: [Cf 1Cor 13,12; Ap 22,4 ] Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo. . . e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate. . ., anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale - e questo dopo l'Ascensione del Signore e Salvatore Gesù Cristo al cielo - sono state, sono e saranno in cielo, associate al Regno dei cieli e al Paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura [ Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz. -Schönm., 1000; cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49].
1024 Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata “il cielo”. Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.
1025 Vivere in cielo è “essere con Cristo” [Cf Gv 14,3; Fil 1,23; 1Ts 4,17 ]. Gli eletti vivono “in lui”, ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome: [Cf Ap 2,17 ] Vita est enim esse cum Christo; ideo ubi Christus, ibi vita, ibi regnum - La vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è la vita, là c'è il Regno [Sant'Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, 10, 121: PL 15, 1834A].
1026 Con la sua morte e la sua Risurrezione Gesù Cristo ci ha “aperto” il cielo. La vita dei beati consiste nel pieno possesso dei frutti della Redenzione compiuta da Cristo, il quale associa alla sua glorificazione celeste coloro che hanno creduto in lui e che sono rimasti fedeli alla sua volontà. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in lui.
1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).
1028 A motivo della sua trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non quando egli stesso apre il suo Mistero alla contemplazione immediata dell'uomo e gliene dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella sua gloria celeste è chiamata dalla Chiesa la “la visione beatifica”: Questa sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a vedere Dio, avere l'onore di partecipare alle gioie della salvezza e della luce eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio, . . . godere nel Regno dei cieli, insieme con i giusti e gli amici di Dio, le gioie dell'immortalità raggiunta [San Cipriano di Cartagine, Epistulae, 56, 10, 1: PL 4, 357B].
1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui “regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,5) [Cf Mt 25,21; Mt 25,23 ].
Tutti gli animali, invece, essendo puri di cuore ed immuni al peccato e alla tentazione (solo l'uomo sceglie il bene o il male) hanno la certezza di poter accedere al Paradiso dopo la morte.

(Tratto da Wikipedia)

Postato da Yang

 
 
 

 

 

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