In Esistente

Post N° 6


Firenze, torniamo, sembra.BiiiiiiiiiipFinita la benzina. Cinquantanove chilomentri di autonomia se proseguo ad andatura moderata.Spengo il riscaldamento.Ho sessantamila lire in tasca. Ci dobbiamo mangiare e comprare le sigarette, soprattutto.La radio mi rimanda una rossa ideologia coltivata nei centri sociali ex emerson, gavinana e nella villa di Serpiolle, a sbafo dello stato, dell'enel e dell'acquedotto. Firenze, torniamo La nostra casa. Il luogo di nascita.Chissà chi ci abita ancora della vecchia guardia. Lo zingaro è a Genova, Sax si è trasferito a Milano.Io e Zaira torniamo, oggi, dopo due anni a Cosenza.Carichi. Abbiamo duecento trip* e  tre etti di erba albanese che fa schifo ma si vende.Zaira dorme sui sedili di dietro. I trip sono nelle sue mutande nere.Closed ha appena finito di abbaiare, deve essersi accucciato, non vedo più la sua testa nello specchietto retrovisore.Ancora trenta chilometri a Firenze sud.Dovremmo fermarci a Santissima Annunziata, vendere un po' di cartoni ** e portare tanto alcool a Villa Serpiolle, c'è da festeggiare.Chissà se ci hanno rimesso la luce. Quei bastardi del Comune!!- Dove siamo?Zaira si solleva e, ad occhi chiusi, inizia a cercare una sigaretta nel mio giubbotto.Sono le sei del pomeriggio. E' buio. Il cielo era diventato rosa, poi viola per qualche minuto, un risucchio dell'orizzonte si è portato via tutto.- Siamo quasi arrivati, venti chilometri e usciamo.- Vuoi che faccia una canna. Ce la facciamo prima di uscire, Slide ...Zaira prende dal reggiseno una bustina di plastica. Mette l'erba sul palmo della mano, stacca con i denti la punta di una sigaretta e impasta con indice e pollice.Gli passo una cartina spiegazzata, un filtrino di cartone e tre secondi dopo vedo la fiamma riflessa del suo accendino.Apre il finestrino. Closed rinizia ad abbaiare.- Fermiamoci a sete!Una piazzola duecento metri più avanti. Scendiamo nel freddo, sussurriamo in nuvole e ci intingiamo di umidità.Closed beve rumorosamente. Io piscio. Controllo la ruota dell'opel corsa, al cui interno c'è la marjuana.- Tutto a posto?- Sembra.Risaliamo. Zaira si siede accanto a me. Rovista dietro per cercare una sciarpa arancione che gli ha fatto sua nonna.Accende una sigaretta e guarda fuori dal finestrino le colline morbide e gli olivi rischiarati dalla luna piena.Fa freddo. E' gennaio. Il gennaio del 1998.- Trentottomilaseicento lire.Pago e impreco perchè mi ero dimenticato del casello.Siamo puliti. Per fortuna niente sbirri al casello.- Andiamo a Santissima Annunziata, vero Zaira.- Direi di si, intanto tieni.Mi infila in bocca un pezzettino di carta. Non vedo l'ora di fermarmi, fra un po' inizia la giostra e io non sopporto di stare in auto con le gambe che mi mette l'lsd.Parcheggiamo sui viali, smonto la gomma, prendo un sacchetto da cinquanta grammi d'erba, faccio scendere Closed che guaisce e ci incamminiamo nel freddo.I sanpietrini sono grigi, le luci arancioni, la piazza è uno specchio di buio. La ruota degli orfanelli è lì, fermata dai nuovi costumi sociali. Ci sediamo sulle gradinate dell'Istituto degli Innocenti. Arrivano due squatter, ci salutano. Uno ha i denti neri e un tic all'occhio destro. Conoscono Zaira. Lei indossa gli occhi della spacciatrice. Sono entrambi napoletani, si sente. - Cos'hai?- Simpson, Hofman, Panoramics.- Micropunte?- Niente.- Sono buoni.- Guarda i miei occhi dente duro.Ride. Gli è salito e anche a me. La sua faccia è arancione come la sciarpa, ondeggia. Mia madre dentro l'orecchio.- Ok, quattro. Quanto vuoi, Zaì?- Settantamila, offerta.Il tipo con i denti neri tira fuori i soldi dalle tasche dei jeans, il muso storto, la lingua secca, gli occhi sulle prossime dodici ore.Si siedono e Zaira da una sigaretta a tutti.Poi lei si infila un dito nell'orecchio e per dieci minuti sta zitta.Arrivano quattro ragazzi da via san marco. Vent'anni se li hanno. Una ragazza e tre ragazzi. Si gela.Prendono due trip a cinquantamila lire e se ne vanno contenti per la loro notte.Le due ragazze si son guardate. I denti che battono per il freddo, l'una, e la lingua calda del lisergico, l'altra.Vado a prendere due bottiglie di birra. Zaira corre con Closed per la piazza deserta.Beviamo, iniziamo a ballare una musica di cervello.Arriva una pattuglia e ci nascondiamo dietro le alte colonne del portico.Vanno via.Zaira inizia a saltare e a ballare, canta mentre vede alberi e vinili. Poghiamo, l'uno addosso all'altro.Lei è un fuscello d'ossa, con capelli rasati e vestiti leggeri. Cade sulle scalinate. La testa si fracassa su un gradino cinquecentesco e muore sul colpo, ridendo.I napoletani fottuti scappano.Io rimango lì, con la voglia di frugargli fra le mutande e scappare con la roba e quella di annaffiarla di lacrime per farle crescere rami che a marzo fioriranno.Ci hanno trovato al mattino, io congelato dal freddo, lei dalla morte.
Nel gennaio del 1998, una ragazza  che non si chiamava Zaira così morì.*-**= francobolli imbevuti di acido lisergicoImg: www.bekkoame.ne.jp