In Esistente

Post N° 11


.....Significare la propria vita fra una sigaretta e il letto ..La riflessione partì con la fiammella di un accendino ad ardere la testa di una sigaretta.Le mani strofinate su un asciugamano in cucina, passi lenti di piedi trascinati e gli avambracci premuti sulla ringhiera del balcone.La luce della cucina alle spalle rendeva l’ombra grande come due pianerottoli del palazzo grigio di fronte.La tenda azzurra che ondeggiava sul muro e un suono di fisarmonica dagli scantinati di qualche via più in là. I capelli raccolti, le labbra screpolate, un dolore lombare, un aritmia vegetativa, occhi che cercano nelle finestre vicine sprazzi di similarità quotidiana, codici di percorso. “ Raccontare ciò che ero, Ma che non sono più, Ma cosa ero, oltre ad una ragazzina scheletrica e insicura , Cosa sono stata non lo riesco più ad avvertire, Riesco a malapena a sentire ciò che adesso sono, Sono questo pensiero morto che conduce in nessun dove. Ma non c’è dubbio ero. Se mi volto cosa vedo: facce di gente intorno a me, i salvati, i sopravvissuti, gli scomparsi e i reietti. Ero nei miei piedi in mezzo ad un mercato con gli occhi bassi, Ero su un aereo di andata e in uno di ritorno. C’è come nebbia riesco a vedere situazioni ma a sentire ciò che ero, se sono cambiata o sono sempre stata così, non riesco.  Guidavo, baciavo, parlavo, Mai troppo. Qualcosa resta, il filo rosso e non è solo il nome e il codice fiscale, è altro. L’impronta dell’essere che poi muta con l’esperienza, ma mica si scelgono alcune esperienze. L’educazione impartita con toni soffusi o ducali o a suon di schiaffi che non fanno mai male. Poi sei donna da quando sei nata. Ma cosa sono esattamente stata? Ho pezzi, stralci qua e là, nei cassetti, Perché poi le cose più importanti le infilo nei cassetti, Ah già perché non hanno il triangolino per essere appesi come feticci invecchiati presto e automaticamente musealizzati nel ciliegio 40per30 di una scrivania. I soliti denti che hanno morso sale, zucche, briciole e formiche, lavati accuratamente. E allora se io fossi come i miei denti, sono quello che assaggio ogni giorno, quel sapore per un po’, Ma poi il lavaggio del sonno, l’onirico mondo, mi riporta vergine in un altro giorno, senza ricordare se non frazionatamene quel che era il sapore di ieri, dell’anno scorso di dieci anni fa! Mi perdo e non lascio il segno, di minuti vergati su pagine riciclate, Chi ero? Ma chi vuoi che sia, Me ne vado a letto”..