In Esistente

Di Eva e di altre tristezze


Ci sono due specie di persone.Ci sono quelli che vivono, giocano e muoiono.E ci sono quelli che si tengono in equilibrio sul crinale della vita.Ci sono gli attori.E ci sono i funamboli.da "Neve" di M. Fermine***Questa casa è così fredda. Non capisco come mai le lancette degli orologi non gelino i minuti. Un tempo fermo, nessuno lo ha mai visto nè inventato.Uno scialle nero, vecchio come una tomba, mi copre le spalle. Ogni tanto ci affondo il mento e le labbra, poi ne esco e respiro. Sono nuvole di vapore.D'estate la casa è calda, ma l'inverno è cominciato oggi e non rieco a vedere la fine ora che sono all'inizio. Mi crogiolo in questa missione, in un viaggio di sopportazione tutto mio: sopportare e sopravvivere, al freddo, sospendersi, senza fede in un miracolo: uno scopiettio di legna e fiamme in un camino. Non sogno neve. Non vedo domani.Domani però mi troverà qui nel mio scialle, nelle mie tazze sporche dentro il lavandino, nei capelli caduti sul pavimento e nei ciclamini rossi sulle finestre. Ciclamini che la continua pioggia spampana, piega e abbruttisce.Ho mani fredde di vecchia, sangue di brodo e nessuno orgasmo da ricordare.Due anni fa la sua ultima lettera.Letta e riletta una decina di volte, poi l'inverno cominciò anche quell'anno e la poggiai sulla soglia della porta , fermata agli angoli da quattro pietre raccolte vicino a uno stagno nell'estate del nostro amore.Affacciandomi alla porta a vetro, vedevo ogni giorno le parole divenire macchie sempre più chiare, il foglio lacerarsi, il ricordo svanire per divenire dolore nel vivere.Quando uscivo non la calpestavo, saltavo anche i rivoli che da essa si diramavano, fino a quando non divenne parte delle pietre che la sostenevano, compreso il macigno che ho per cuore.Non poteva essere definita una lettera d'amore, forse una lettera d'addio, era una pagina scritta solo su un fronte.Non iniziava con 'Cara Eva' ma solo col mio nome. Il primo nome che una donna ha meritato.Diceva... diceva che il mio unico figlio lontano era morto di una malattia che fa sorridere gli occidentali. Il mio unico figlio sputato dalle mie reni tra le sofferenze di incomprensioni e incompassioni era stato ucciso da un essere invisibile.E che ormai più nulla legava il padre e la madre di questa sventurata creatura, abbandonata dalla sconsiderazione e dalla paura del non saper d'esser capaci d'amare una creatura nuova.Dove vivo non importa. Ho alberi possenti che sconquassano il tetto e bussano sui vetri delle finestre. Negli spiragli di esse potrebbero entrare i loro rami e arrivare al mio letto, e nel mio letto aiutarmi a soffocare questa vita che non è più vita.