« delle alterazioni | Una donna senza me » |
Una caramella, ciucciata per un minuto da una quindicenne con i sandali rosa e lo smalto nero alle unghie dei piedi, è poi sputata sull'asfalto sporco.
Rotola sul bordo del marciapiede e cade fra un fazzoletto di carta e una bottiglia di ceres senza etichetta.
Due motorini le sgasano contro l'inferno dei loro motori e la caramella inizia ad asciugare la patina appiccicosa creata dalla saliva della ragazzina, odalisca senza veli a coprirne il viso fiero, che continua la sua passeggiata per le vie vicine a Porta a Prato.
Caramella al lampone.
Egidio Trepalanche, professore di letteratura italiana in pensione da sei giorni, mentre nutriva i piccioni gettando dalla sua finestra pane raffermo stritolato sotto la suola delle sue scarpe buone, vede la ragazzina sputare qualcosa, non sa se gomma da masticare o altro.
La guarda scivolare per la corrente di destra della via col suo sedere esposto al vento caldo del giugno.
E, folgorato da tal sinuoso e ignaro incedere, scende le sei rampe di scale per andare a raccogliere il dolce rifiuto di una nuova Talia, meno mitologica ma da rendere immortale.
Una barboncina nera come la capigliatura della sua anziana padrona che porta a passeggio tutti i giorni , trotterella, si ferma, annusa la caramella, la lecca, la rilecca con la lingua ruvida e, nonostante la voglia di fermarsi, viene strattonata via.
Egidio Trepalanche apre il portone, si guarda intorno. Facce sconosciute, molti occhi orientali e un paio di maghrebini chiassosi al semaforo.
Inforca gli occhiali da dottore e uomo per bene ed inizia a cercare.
La vede, rotonda, rosata con un cuore più scuro, immobile come una stella su una carta del cielo.
La raccoglie, simulando la sbadataggine di un ritrovamento, e fra le dita, ancora appiccicosa e calda, la rimira.
Chiude gli occhi ed inizia a succhiarla.
A rubarne il nettare, l'odore e i conservanti.
Risale le scale in preda a una febbre e scrive di getto sul suo quaderno di belle speranze:
" non lontano dal fiume smagrito
passeggia il tuo animo giovine e inquieto
gambe snelle di puledra
viso fiero di leonessa
fianchi larghi di giumenta
ma il tuo alito è da cani
fanciulla bella"
Un po' deluso il professore si riempie un bicchiere di grappa alle mele.
Il capolavoro lo rimanderà alla prossima volta.
Img: Talia ( la musa della poesia gaia e della commedia) di J.M. Nattier
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