cosa rimane...

Leggendo le poesie di Yeats


The Second Coming Turning and turning in the widening gyre The falcon cannot hear the falconer; Things fall apart; the centre cannot hold; Mere anarchy is loosed upon the world, The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere The ceremony of innocence is drowned; The best lack all convictions, while the worst Are full of passionate intensity. Surely some revelation is at hand; Surely the Second Coming is at hand. The Second Coming! Hardly are those words out When a vast image out of Spiritus Mundi Troubles my sight: somewhere in sands of the desert A shape with lion body and the head of a man, A gaze blank and pitiless as the sun, Is moving its slow thighs, while all about it Reel shadows of the indignant desert birds. The darkness drops again; but now I know That twenty centuries of stony sleep Were vexed to nightmare by a rocking cradle, And what rough beast, its hour come round at last, Slouches towards Bethlehem to be born? TraduzioneIL SECONDO AVVENTO Roteando nel giro che si allarga Non può il falcone udire il falconiere; Crolla ogni cosa; il centro più non tiene; Anarchia pura esplode contro il mondo; La marea di sangue si innalza e ovunque La cerimonia dell'innocenza è spenta; Manca ai migliori ogni convincimento E per i malvagi più intensa è la passione. Di certo sopraggiunge una rivelazione; Senza dubbio il Secondo Avvento si avvicina. Secondo Avvento! A queste parole Dallo Spiritus Mundi sorge immane un’immagine A turbarmi la vista: tra sabbie di un deserto Un corpo di leone con la testa di un uomo, Vacui gli occhi e spietati come il sole, Le lente cosce avanza mentre intorno Volano ombre infuriate di uccelli del deserto. Di nuovo cala il buio, ma ora mi è chiaro Che venti secoli di sonno simile a pietra Sconvolse come un incubo l’ondeggiare di una culla. E quale rozza bestia, giunto infine il suo tempo, striscia verso Betlemme per esser partorita? Quella che il poeta descrive alla fine della prima strofa è per noi oggi esperienza quotidiana. I migliori mancano di ogni convinzione, il cinismo inquina l’ironia. I cretini si infiammano di parole vuote nelle loro prediche parlamentari o televisive. I fanatici di ogni dio assassino levano la loro voce per promettere mortifera salvezza. Il gruppo dirigente anglo-americano ha trascinato il mondo occidentale in una spirale di guerre senza uscita, senza possibilità di vittoria né di armistizio. Perché lo abbia fatto non siamo in grado di dirlo. L’idiozia religiosa e il calcolo cinico di enormi guadagni immediati per le corporation che detengono il potere. Le ragioni sono da approfondire, ma il risultato è certo. Dopo cinque anni dall’inizio di una guerra di vendetta contro la popolazione civile di un paese poverissimo, gli Stati Uniti stanno entrando in una spirale di violenze criminali e folli che non hanno altro paragone storico se non il nazismo hitleriano. Le rappresaglie contro i civili sono l’unica risposta che gli americani sanno dare contro un nemico che non sanno affrontare a viso aperto. “Siamo tutti americani” gridarono nel 2001 tutte le persone che si sono svegliate allibite di fronte a quella tragedia,io quella mattina ero a casa,aspettando una telefonata da New York che non sarebbe mai arrivata,come tante altre di altre persone che lì hanno perso un amico,un parente o semplicemente qualcuno che conoscevano. Ma oggi  la verità è evidente: la guerra in Afghanistan è persa, come la guerra in Iraq. Immanuel Wallerstein scriveva  che,guardando a Washington,gli viene in mente Weimar. La crisi politica americana non si è risolta con il cambio di regime nel 2009. Troppo tardi per il regime change. Quel che Bush ha fatto non può essere disfatto in un mese o in un anno. Perciò l’aggressione all’Iran, pur essendo del tutto folle dal punto di vista della razionalità strategica, può essere dietro l’angolo, con tutte le conseguenze del caso – crisi energetica, escalation terroristica nelle città europee. Quella che potremmo definire la disfatta occidentale in Medio Oriente non è che una parte dello scenario: la novità che nessuno si aspettava è l’emergere deciso ed aggressivo del fascismo putiniano al confine d’Europa. Il pericolo sovietico non era che un elemento stabile dell’equilibrio del terrore della guerra fredda. Il pericolo russo dell’era putiniana è un elemento incontrollabile, in un gioco di terrore che non è più bipolare. La fine del comunismo non ha significato assolutamente una vittoria della democrazia nel paese di Dostojevsky. L’eliminazione degli intellettuali, dei giornalisti, dei dissidenti, l’interdizione di ogni manifestazione politica, il concentramento del sistema mediatico e industriale nelle mani di una mafia che controlla lo stato e i servizi segreti: questo è ciò che è seguito all’abbattimento dello stato sovietico. Non propriamente il trionfo della democrazia. Infine, nell’incontro di Monaco Putin ha detto parole che l’intero occidente ha finto di non capire: la Russia è ritornata sulla scena della guerra, e prepara il riarmo delle frontiere con l’Europa. La guerra fredda è nuovamente qui, ma in condizioni di multipolarità conflittuale. Il collasso dell’Occidente iscritto nella traiettoria che stiamo ormai vivendo rende probabile lo scatenarsi della bestia fascista in Europa. La violenza dei fanatici crociati di Copenhagen è uno dei segnali di una voragine spalancata. In Italia la democrazia è già stata dichiarata impraticabile. A larga maggioranza è stata sospesa la libertà di voto in Parlamento, per difendere la democrazia contro "la magistratura rossa!" che attende il suo turno. Lo sguardo allucinato di William Butler Yeats vede le cose in una fosca luce di redenzione mistica. La seconda venuta, Cristo che ritorna. Lenin interpretò a modo suo questa profezia cristologia: “Trasformare la guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria.“ Per noi, oggi, la seconda parte di quella frase non significa più niente. Nulla significa infatti l’espressione guerra civile rivoluzionaria. Ma la prima parte dobbiamo riproporla: la guerra imperialista va trattata come l’occasione di un rivolgimento delle prospettive. Quali prospettive si vanno disegnando? Il collasso dell’Occidente non implica affatto un collasso del capitalismo. Il capitalismo sta per entrare in una fase recessiva che sarà disastrosa per l’Europa e per gli Stati Uniti. Ma le economie più apertamente criminali (come quella russa) o più apertamente schiavistiche (come quella cinese e indiana) sono destinate a prendere il posto egemonico che fù dell’Occidente. Dall’Europa può venire il segnale di un movimento di nuovo genere, fondato sulla diserzione generalizzata, sull’abbandono, sulla passività, sulla non partecipazione, sulla fuga dalla scena sociale competitiva. Un’ondata di depressione profonda e smisurata potrebbe spegnere l’incendio per mancanza di legna da ardere. C’è un compito culturale che dobbiamo svolgere: dobbiamo divenire disfattisti professionali, sabotatori nonviolenti. Dobbiamo spiegare ai giovani che la gara è truccata, e nella competizione non vinceranno niente. Dobbiamo convincere il maggior numero di persone a disertare. Disertare il lavoro, disertare il consumo, disertare la partecipazione politica. La seconda venuta potrebbe esser questa: l’abbandono della scena della storia da parte di una maggioranza dei suoi attori, il rinserrarsi in comunità che si organizzano per proteggersi dall’incedere della dominazione psicopatica.