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Non la farò lunga, ma vorrei solo dare qualche spunto di riflessione. Il Governo, prima delle elezioni, mette al primo posto nella sua agenda la lotta alla precarietà. Bene, anzi, benissimo. Poi, arriva la finanziaria che è la traduzione pratica della linea politica del governo, e tra le misure varate ne troviamo una curiosa di cui si è parlato poco e nulla sui giornali. Per disincentivare l'utilizzo dei precari da parte delle imprese e delle aziende statali aumenta il carico fiscale sui contratti a progetto e simili. Risultato scontatissimo: fatto 100 il lordo per un determinato contratto l'anno scorso tra tasse e ritenute ne pagavo circa 23,5. Quest'anno invece ne pagherò il 47,5. Con l'invidiabile differenza di aver triplicato il numero di scartoffie inutili da compilare e presentare e di procedimenti amministrativi per poter essere pagato. Nessuno si è posto il problema di creare uno strumento di transizione e di ammortizzazione, e le aziende hanno reagito semplicemente scaricando in toto i nuovi oneri fiscali sul lavoratore precario, così come l'inevitabile allungamento dei tempi per liquidare i contratti. Tanto che gli importa a loro, che uno stipendio fisso ce l'hanno?
Morale della favola: gira gira va sempre in culo all'ortolano.
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