Creato da huvec il 12/06/2007

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prima di tutto documentarsi

Post n°2 pubblicato il 12 Giugno 2007 da alinamar

I collaboratori sono il 9,14% degli occupati. In Italia ci sono
1.177.000 collaboratori coordinati e continuativi e a progetto; 106.000
collaboratori occasionali, 311.000 partite Iva individuali e 400.00
associati in partecipazione. g Non più giovani. Il 68% ha tra
i 30 e i 59 anni. Solo il 21% ha un’età inferiore ai 30 anni. g Alta è la
presenza femminile. Cresce il numero delle donne precarie: sono
il 48,2% dei parasubordinati, mentre tra i lavoratori stabili rappresentano
il 36%. Se in Italia la precarietà caratterizza sempre più il lavoro,
il prezzo maggiore lo pagano le donne. g Cresce il numero dei
committenti. Negli ultimi anni, il numero dei committenti è cresciuto
del 91%. Il ricorso alle collaborazione interessa tutti i settori merceologici
e tutte le attività, nel privato e nel pubblico. Ciò testimonia il fallimento
della legge 30 che non ha contrastato le false collaborazioni, ma le ha
incentivate e legalizzate. g Diminuiscono i compensi, già magri,
dei collaboratori. Mentre nel 2003 il compenso medio dei collaboratori
era di 12.938 euro lordi l’anno, nel 2004 è sceso a 10.880 (dati
bilancio consuntivo fondo Inps). I compensi dei lavoratori parasubordinati
non sono vincolati a minimi stabiliti per legge o per contratto e ogni volta
che si alza l’aliquota contributiva diminuiscono compensi: gran parte
delle imprese scarica sul collaboratore l’aumento dei costi previdenziali.
E dopo cento anni, si riaffacciano vecchie discriminazioni: le collaboratrici
guadagnano circa la metà degli uomini: 6.700 euro lordi l’anno.
i lavoratori precari di NIdiL-Cgil

LE CINQUE RICHIESTE DEI LAVORATORI PRECARI5
appello dei precari al centro-sinistra
lecinquerichiestedeilavoratoriprecari

1. CANCELLAZIONE DELLA LEGGE 30

Va superata radicalmente la Legge 30 e invertita la filosofia su cui si fonda. Il lavoro
non è una merce. Per evitare abusi devono essere definiti criteri che distinguano
il lavoro dipendente da quello parasubordinato. La nuova legge dovrà anche rimandare,
ai contratti nazionali di lavoro, la possibilità di definire regole, limiti e tempi di utilizzo dei
contratti non standard. La contrattazione collettiva è garanzia di solidarietà e impedisce
la concorrenza sleale tra le aziende che scaricano costi e rischi d’impresa sui lavoratori.

2. COMPENSI EQUI
Il 91% dei lavoratori parasubordinati ha un unico committente e non lo ha cambiato
negli ultimi 3 anni, lavora presso l’azienda e ha un orario di lavoro definito. Il lavoro
atipico non deve costare meno di quello dipendente. Gli attuali compensi dei precari,
determinati unilateralmente dai datori di lavoro, mortificano professionalmente ed
economicamente milioni di lavoratori e ne pregiudicano anche il futuro previdenziale.

3. PIENO DIRITTO A MATERNITÀ E A MALATTIA
Tutte le collaboratrici in maternità devono aver diritto all’astensione obbligatoria dal
lavoro e a quella anticipata in caso di gravidanza a rischio. Devono percepire almeno
l’80% dell’ultima retribuzione, e non perdere il compenso in caso di gravidanza a rischio.
Inoltre, ammalarsi senza perdere il reddito è un diritto di tutti. I parasubordinati devono
avere l’indennità di malattia, oggi prevista solo in caso di ricovero ospedaliero.

4. INCLUSIONE NEL WELFARE NAZIONALE
I lavoratori precari devono aver diritto: al sostegno al reddito nei periodi di disoccupazione
e nel passaggio da un lavoro all’altro; alla contribuzione figurativa per i periodi di non
lavoro; al reale ricongiungimento di tutti i contributi previdenziali versati superando
i limiti della totalizzazione voluta da Maroni.
È un diritto anche l’accesso al credito: i parasubordinati devono poter ottenere un
mutuo per la casa e per acquistare strumenti di lavoro. È possibile creare un fondo
nazionale di garanzia utilizzando, ad esempio, una quota dell’aliquota contributiva Inps
e prevedendo la partecipazione delle Fondazioni bancarie.

5. INCLUSIONE NEL WELFARE LOCALE
I lavoratori parasubordinati sono gli unici esclusi dalle politiche attive del lavoro
di regioni e province. Proprio a loro, invece, è necessario garantire l’accesso alla
formazione professionale pubblica e destinare specifiche misure di orientamento
e riconoscimento professionale.
I lavoratori precari, anche attraverso leggi Regionali, devono poter accedere a crediti
agevolati e contributi destinati allo sviluppo della propria attività.
Nell’accesso ai servizi pubblici normati da graduatoria (asili nido, mense, trasporti,
edilizia pubblica, assegni-casa, ecc.) i collaboratori, considerati lavoratori autonomi,
subiscono forti penalizzazioni. Il lavoro parasubordinato deve essere equiparato
a quello dipendente, come del resto già succede per il fisco. Senza questa misura,
i processi di esclusione sociale si accentuano. Il welfare locale non può rinunciare
a salvaguardare la coesione sociale che, oggi, rischia di venire meno.

SUL SITO
WWW.NIDIL.CGIL.IT I
NOMI DI TUTTI I
POLITICI CHE FIRMERANNO L’APPELLO DEI PRECARI.
SARANNO SEGNALATE ANCHE LE LORO AZIONI A
FAVORE DEI LAVORATORI PRECARI

www.nidil.cgil.it

 
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