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DALLA JUNIORES AI GIOVANISSIMI UN CLIMA CAMPIONATO DA PIANIFICARE

Post n°5 pubblicato il 13 Novembre 2012 da sibillanocalcio

Sembrava non dovesse mai cominciare e invece ci siamo. Novanta atleti lanciati verso il calcio che potrebbe piacerci come non mai. Aspettiamo le strutture complete ma và bene lo stesso, possiamo farcela, nonostante tutto. Juniores Regionali, Allievi Regionali e Provinciali, Giovanissimi Regionali, Calcetto femminile..... Esordienti tra poco e la Scuola Calcio che prova a crescere in un palazzetto dello sport che è pieno di aria fresca e giovanile. Tra vittorie, pareggi e sconfitte tutto vola velocemente verso la fine dell'anno che, probabilmente, vedrà cambiamenti e volti nuovi. Grazie a tutti per aver reso possibile tutto questo, tra mille difficoltà e opinioni contrastanti, non ancora definite, siamo partiti. Bello vedere i ragazzi riempire il prato tra mille colori, palloni disseminati, conetti, ostacoli, cinesini e casacche dai colori accesi. Bello vederli soffrire la domenica ed in settimana per godersi una vittoria, recriminare su un pareggio o affrontare l'amarezza di una sconfitta. E' la vita sportiva, è l'agonismo che affascina, la contesa che eccita. Alzarsi presto la domenica, già, anche la domenica....però è tutta un altra cosa, è il calcio giovanile, è la festa dei campionati che ogni giorno festivo muove migliaia di genitori con i propri figli, un traffico nel silenzio del riposo comune che unisce nei bar famiglie intere e nelle più svariate direzioni, per un cappuccino, una sigaretta ed una gomma da masticare per appagare la tensione nella speranza di vedere il proprio ragazzo sudare e correre dietro ad un pallone mai domo, sotto la pioggia e sotto il sole cocente, tra le folate di vento invernale che ti taglia la faccia. Questo è il calcio dei ragazzi. Quello che molti di noi abbiamo vissuto da giovani, altri tempi certo però, le stesse sensazioni e le medesime ansie mattutine domenicali, per tutti la speranza di fare solo calcio nella vita, di diventare professionisti, di apparire sui giornali ma, per la maggioranza, solo il tentativo di capire se continuare e fino a quando anche solo per poterlo raccontare ai propri figli. Io vivo ogni anno un calcio diverso, quello dei professionisti, avevo dimenticato, non per colpa mia, quello puro e silente del giovanile. E' stato bello pensare di tornare a rivivere l'idea di essere utile ad un progetto, è stato bello illudersi che questo non andasse a cozzare con mille problemi organizzativi, mille concetti diversi di affrontare le cose, mille teste convinte di fare meglio di altre. Uno stimolo continuo per me che dal 2007 ho abbandonato i miei ragazzi nelle mani di lestofanti e millantatori del calcio giovanile, perchè disgustato e nauseato dall'aria malsana e ignorante che regnava e regna tuttora in taluni contesti di settore puro. Ho avuto calciatori sotto casa che mi imploravano di tornare sul campo, mi hanno portato le loro magliette firmate per non dimenticarmi di loro, è toccante ma và raccontato, una di queste sulla spalla riportava una scritta " Sei il numero 1 sempre nei nostri cuori!!"  altre "Mister non ci abbandonare"......è stato un trauma per me ma io non riuscivo a sentirmi parte di quel contesto di gente, è successo qualcosa di grave e di tremendo nella mia testa, un danno irreparabile che mi ha allontanato dalla panchina dei ragazzi da allora fino ad oggi. Dopo 18 anni di Scuola Calcio e Lega Giovanile anche professionistica il mio cervello ha detto basta. Ho abbandonato chi non aveva colpa, devo ancora scusarmi con loro per tutto quello che è accaduto, vorrei farlo pubblicamente ma ormai a chi può interessare, però io mi porto dentro un dolore che non riuscirò mai più a soffocare pari a quello che ha portato via mio padre, vittima della strada mentre passeggiava con il suo cane sotto casa. Due episodi della mia vita che mi hanno ferito profondamente e che non riesco a dimenticare. Adesso stò tornando indietro nel tempo, nonostante i tanti impegni settimanali che mi tengono lontano, mi piace guardare i ragazzi allenarsi e sudare, facendo sacrifici e consumando ogni energia possibile per governare il proprio corpo ed il pallone. Quando parlo con personaggi del nostro calcio professionistico, spendo più per i ragazzi che per i prof che vorrei sistemare, ho iniziato a creare dei presupposti per un gemellaggio e alla fine dovrò scegliere quella che io riterrò la migliore, giorni fà, l'Inter, con la quale ho lavorato in passato, mi ha convocato a Milano per discutere del mio futuro con loro, è stato bello sentirli così cortesi e disponibili dopo che mi hanno fatto passare momenti terribili e difficilissimi, e stato bello pensare anche ai nostri ragazzi durante quella telefonata, non ho pensato a me ma a loro, lo giuro su quello che ho di più caro. La vita, quando meno te lo aspetti, ti serve delle occasioni che non avresti mai immaginato di poter riavere, è bella per questo....tu lotti con tutte le tue forze per qualcosa che non riuscirai mai a riprendere, come un treno in corsa, poi, quando hai dimenticato tutto e hai digerito il rospo....eccolo lì quel treno maledetto, la sua corsa ora è più lenta sotto i tuoi occhi increduli. Adesso, tutto quello che ho raccontato e che mi piacerebbe che leggessero un pò tutti, ha una morale, per i ragazzi, gli addetti ai lavori, i tecnici ed i dirigenti. Nella vita non bisogna mai mollare, un treno può ripassare anche più di una volta ma bisogna farsi trovare pronti e con biglietto alla mano. Noi stiamo tentando di cambiare le nostre sorti in un mondo sportivo che è opinabile ma crudele. Se vogliamo aiutare i ragazzi a crescere, se vogliamo tenerli pronti per giocarsi le possibilità di approdare al grande calcio dobbiamo prima esser pronti noi, dobbiamo essere uniti e lavorare sodo e bene. Nello sport come nella vita nessuno ti regala nulla, farsi i dispetti e criticare il lavoro del collega per farsi belli ai propri ed altrui occhi lascia il tempo che trova e non mi convince di aver fatto e di poter fare la cosa giusta. I nostri tecnici sono i più bravi del mondo, fino a prova contraria ma....il metro di giudizio sono i ragazzi, loro sono il termometro del tecnico. Signori Risola, Altini, Cici, Amoruso e Ricciardi, spero abbiate il buon senso di leggere tra le righe di questa pagina, sappiate accettare la convivenza e capire quando è il momento di mettersi in seria discussione da soli, senza che siano altri a dirvelo. Questo fesso che scrive, forse ha più esperienza di tutti voi messi insieme e nella sua vita da calciatore e da  tecnico  ha commesso tantissimi errori ma da essi ha saputo trarne vantaggio sempre, nel calcio come nella vita di tutti i giorni.

 

 

 
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