SIBYL

misteriosa creatura della notte

 

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halloween

Post n°274 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da sibyl1982

Erano defunti d'ogni età e d'ogni sesso:

guance ancora azzurrognole, come se fossero state rase ieri l'ultima volta,

e bianche forme verginali coperte di fiori; mummie irrigidite nei guardinfanti

rigonfi, e toghe corrose che scoprivano tibie nerastre.

Dallo spiraglio aperto nell'azzurro entravano egualmente il soffio

caldo dello scirocco, e i gelati aquiloni che facevano svolazzare come farfalle

di bruchi le trine polverose e i riccioloni cadenti dai crani gialli.

I fiori, già secchi di lagrime, si agitavano pel sotterraneo, come vivi,

e andavano a posarsi su altre labbra rose dal tempo;

e appena il vento sollevava i funebri lenzuoli, stesi da mani smarrite

d'angoscia su caste membra amate, occhi inquieti di rettili immondi

guardavano furtivi nelle ossa nude.
Poscia, nell'ore in cui il sole moriva sull'orlo frastagliato dello spiraglio,

il ghigno schernitore di tutte le cose umane sembrava allargarsi sui teschi camusi,

 e le occhiaie vuote farsi più nere e profonde, quasi il dito della morte vi avesse scavato fino alla sorgente delle lagrime.

Là non giungeva nemmeno il mormorio delle preci recitate all'altare in suffragio dei defunti che dormivano sotto il pavimento della chiesuola,

e i singhiozzi dei parenti non passavano il marmo della lapide.

Le raffiche delle notti di fortuna scorrevano gemendo sulla casa dei morti,

senza lasciarvi un pensiero per coloro che in quell'ora erravano laggiù,

pel mare tempestoso, coi capelli irti d'orrore al sibilo del vento nel sartiame;

né un senso di pietà per le povere donne che aspettavano sulla riva,

sferzate dal vento e dalla pioggia; né un ricordo delle lagrime che videro

forse, nell'ora torbida dell'agonia, e che bagnarono quegli stessi fiori che

adesso vanno da una bara all'altra, come li porta il vento. -

Così le lagrime si asciugarono dietro il loro funebre convoglio;

e le mani convulse che composero nella bara le loro spoglie, si stesero

ad altre carezze; e le bocche che pareva non dovessero accostarsi ad

altri baci, insegnano ora sorridendo a balbettare i loro nomi ai bimbi

inginocchiati ai piedi dello stesso letto, colle piccole mani in croce,

perché i buoni morti lascino dei buoni regali ai loro piccoli parenti che non

conobbero. - Tanto tempo è passato, insieme alle bufere della notte,

e al soffio d'aprile, colle ore che suonano uniformi e impassibili anch'esse

sul campanile della chiesuola, sino a quella del convito!

 
 
 

le storie di halloween

Post n°273 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da sibyl1982

Tutto l'anno, i pescatori che stavano di giorno al sole sugli scogli circostanti,

colla lenza in mano, non vedevano altro che lo spumeggiare della marea,

quando s'internava muggendo nella «Camera del Prete»,

e il chiarore verdognolo che ne usciva colla risacca;

ma non osavano gettarvi l'amo.

Un palombaro che s'era arrischiato a penetrarvi, nuotando sott'acqua,

uno che non badava né a Dio né al diavolo,

pel bisogno che lo stringeva alla gola, e i figliuoli che aspettavano il pane,

aveva visto il chiarore ch'era lì dentro, azzurro e ondeggiante

al pari di quei fuochi che s'accendono da sé nei cimiteri,

il pietrone liscio e piatto, come una gigantesca tavola da pranzo,

e i sedili di sasso tutt'intorno, rosi dall'acqua, e bianchi quali ossa al sole.

L'onda che s'ingolfava gorgogliando nella caverna, scorreva lenta e

livida nell'ombra, e non tornava mai indietro; come non tornò più quel poveretto che s'era strascinato via.

L'estate, nell'ora in cui ogni piccola insenatura della riva risonava della gazzarra

dei bagnanti, l'onda calma scintillava, rotta dalle braccia di qualche ragazzo che nuotava verso le sottane bianche, formicolanti come fantasmi sulla spiaggia. -

 Così quel prete, un sant'uomo, aveva perso l'anima e la ragione dietro i fantasmi delle terrene voluttà, il giorno in cui Lei - la tentazione - era venuta

a confessargli il suo peccato, nella chiesetta solitaria ridente al sole

di Pasqua, col seno ansante e il capo chino, su cui il riflesso dei vetri scintillanti accendeva delle fiamme impure.

Da cent'anni le sue ossa, consunte dal peccato, posavano nella fossa, stringendosi sul petto la stola maculata.

Ivi non giungevano gli strilli provocanti delle ragazze sorprese nel bagno,

né il canto bramoso dei giovani, né le querele delle lavandaie,

né il pianto dei fanciulli abbandonati.

La luna vi entrava tacita dallo spiraglio aperto nella roccia,

e andava a posarsi, uno dopo l'altro, su tutti quei cadaveri stesi

in fila nei cataletti, sino in fondo al sotterraneo tenebroso,

dove faceva apparire per un istante delle figure strane.

L'alba vi cresceva in un chiarore smorto, che al fuggire delle ombre

sembrava far correre un ghigno sinistro sulle mascelle sdentate.

Il giorno lungo della canicola indugiava sotto le arcate verdognole,

con un brulichìo furtivo di esseri immondi in mezzo all'immobilità di quei cadaveri.

 
 
 

La Festa dei Morti di Giovanni Verga

Post n°272 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da sibyl1982

Nella collina solitaria, irta di croci sull'occidente imporporato,

dove non odesi mai canto di vendemmia, né belato d'armenti,

c'è un'ora di festa, quando l'autunno muore sulle aiuole infiorate,

e i funebri rintocchi che commemorano i defunti dileguano verso

il sole che tramonta. Allora la folla si riversa chiassosa nei viali

ombreggiati di cipressi, e gli amanti si cercano dietro le tombe.

Ma laggiù, nella riviera nera dove termina la città,

c'era una chiesuola abbandonata, che racchiudeva altre tombe,

sulle quali nessuno andava a deporre dei fiori.

Solo un istante i vetri della sua finestra s'accendevano al tramonto,

quasi un faro pei naviganti, mentre la notte sorgeva dal precipizio,

e la chiesuola era ancora bianca nell'azzurro,

appollaiata come un gabbiano in cima allo scoglio altissimo

che scendeva a picco sino al mare. Ai suoi piedi, nell'abisso già nero,

sprofondavasi una caverna sotterranea, battuta dalle onde,

piena di rumori e di bagliori sinistri, di cui il riflusso spalancava l

a bocca orlata di spuma nelle tenebre.
Narrava la leggenda che la caverna sotterranea,

per un passaggio misterioso, fosse in comunicazione

 colla sepoltura della chiesetta soprastante; e che ogni anno, il dì dei Morti -

nell'ora in cui le mamme vanno in punta di piedi a mettere

dolci e giocattoli nelle piccole scarpe dei loro bimbi,

e questi sognano lunghe file di fantasmi bianchi carichi di regali lucenti,

e le ragazze provano sorridendo dinanzi allo specchio gli orecchini o lo spillone che il fidanzato ha mandato in dono per i morti -

un prete sepolto da cent'anni nella chiesuola abbandonata,

si levasse dal cataletto, colla stola indosso, insieme a tutti gli altri

che dormivano al pari di lui nella medesima sepoltura,

colle mani pallide in croce, e scendessero a convito nella caverna sottostante,

che chiamavasi per ciò «la Camera del Prete».

Dal largo, verso Agnone, i naviganti s'additavano l'illuminazione paurosa

del festino, come una luna rossa sorgente dalla tetra riviera.

 
 
 

racconti di halloween

Post n°271 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da sibyl1982

Ecco un manciata di storie horror e da brivido da leggere in compagnia,

al buio o alla fioca luce di una candela tremolante, la notte di Halloween.

Brividi assicurati!

 
 
 

ricette halloween

Post n°270 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da sibyl1982

deliziosa vellutata del fantasma

Ingredienti (per 6 persone):

 

mezzo cucchiaio di zucchero, olio, burro,

2 cucchiai olio di oliva, sale, pepe, 200 ml. di panna,

50 ml. di panna per la decorazione


Sbucciate la zucca e tagliatela a dadini.

Affettate la cipolla e fatela appassire in un cucchiaio

di olio e una noce di burro.

Quando è diventata trasparente, aggiungete la zucca e

fatela rosolare lentamente aggiungendo un po'

di brodo per volta fino ad ottenere,

a cottura ultimata, una crema abbastanza densa.

Aggiustate il sale ed il pepe ed infine passate il tutto

al mixer aggiungendo la panna.

Servitela ben calda decorando il suo centro con

un ciuffo di panna leggermente montata a neve e,

per fare felici i fantasmini, servitela dentro una zucca.

1 kg. di zucca, 1 cipolla, brodo di pollo (q.b.),
Prepararazione:

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: sibyl1982
Data di creazione: 02/05/2008
 

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