SICILIA ANTICA

la birrina e lu mpalaturi


LA BIRRINA E LU ‘MPALATURI, LA CURRULA E L’ACIDDARADurante la civiltà contadina i nostri nonni eseguivano tutti i lavori inerenti alla produzione agricola manualmente a forza di braccia e con l’ausilio degli animali da soma.“La birrina” è formata da un massiccio e pesante blocco di legno duro con due manici, con al centro infilzato un lungo palo di ferro che finisce a punta. Serviva quando si doveva impiantare un vigneto per bucare uno strato di roccia, per far passare la “barbatella” (la pianta selvatica della vite (il porta innesto americano). Se non si riusciva, si usava “lu zappuni strittu”, una zappa dalla punta più stretta di quella ordinaria, ma molto pesante.Quando si trovava uno strato roccioso molto spesso o molto duro si usava “la pruvulata” (la polvere da sparo) per frantumarla.Con l’avvento dei potenti trattori che con l’aratro ad un solo vomere riescono a bonificare i terreni rocciosi,  questo aggeggio fra l’altro molto faticoso, non si usa più.“Lu ‘mpalaturi” è un altro attrezzo agricolo manuale simile alla “birrina” ma più leggero e con un palo più corto. Serviva per praticare nel terreno vicino alla pianta di vite un foro per infilzarvi una canna solida o un palo, per sostenere la pianta quando era in piena vegetazione.Per potare la vigna si usava “lu rincigghiu” un attrezzo manuale: una lama di ferro, arcuata e larga che finisce a punta da una parte e la “pinnedda”,  con un taglio di circa 3 cm. alla punta dall’altra parte. Con la lama arcuata, molto affilata, si tagliavano i tralci delle viti, mentre con la pinnedda si tagliavano i germogli che spuntavano dalle radici. Intorno agli anni 50 le forbici per potare, più maneggevoli, hanno soppiantato questo arnese.“La currula” è la carrucola e serviva giornalmente per attingere acqua dal pozzo o dalla cisterna tramite una corda robusta e un secchio.“L’aciddara” era lo stesso attrezzo ma fatto di legno con delle scanalature dove scorreva la corda.Quando un secchio cadeva accidentalmente dentro il pozzo si usava una corda con la “ciocca” legata a una punta. La “ciocca” era un aggeggio con tanti uncini legati assieme.      VITO MARINO