SICILIA ANTICA

L'ABBANNIATA


                                                    L’ABBANNIATA  Bandire, dar pubblico avviso gridando o cantando, vendere all’incanto la mercanzia, imbonimento, è la traduzione che si può dare in italiano al vocabolo siciliano “abbanniata” o “vanniata”.  Una volta il venditore ambulante, che teneva la sua mercanzia in una cassettina messa a tracolla o su una bicicletta oppure su un carrettino spinto a mano o trainato dall’asinello, tramite “l’abbanniata” stimolava il compratore ad acquistare. C’era anche “l’abbanniatina di putia”, infatti, anche il bottegaio, messo davanti la sua “putia” (bottega) “abbanniava” la sua mercanzia.  A tale scopo, per meglio essere ascoltati, ma seguendo anche antiche tradizioni, spesso improvvisavano un canto. Ne ricordo uno cantato da un venditore di sale: “megghiu di l’ogghiu ci voli / e ci voli lu sali. / Sali  haiu / iu vi vinnu lu sali”. Questi canti spesso rassomigliavano allo stile di canto dei carrettieri, quindi erano di origine araba. Alcuni studiosi musicologi, infatti, hanno abbinato questo genere di canto di “abbanniata” fra quelli popolari. “La robba abbanniata è mezza vinnuta”, “lu putiaru socc’avi abbannia” sono dei proverbi dei vecchi tempi, che si riferiscono a tale sistema di vendita. Tante volte, per dare più pubblicità alla mercanzia si mandava in giro per il paese lu tammurinaru, che col suo tamburo richiamava la gente, mentre lui abbanniava.Qui di seguito cito alcuni gruppi di venditori ambulanti più caratteristici ormai scomparsi da tempo: Lu salinaru, lu granciaru, lu ghiacciaru, lu pignataru, lu stagnataru, lu conzalemmi, lu carvunaru, l’acqualoru, lu ciusaru, lu gelataru, lu pisciaru, lu caliaru,                                                    VITO MARINO