SICILIA ANTICA

LA BUFFETTA, LA MUARRA E LU LETTU


LA BUFFETTA, LA MUARRA E LU LETTUMezzo secolo fa, al tramonto della civiltà contadina, la differenza di classe fra ricchi e poveri era molto evidente. I palazzi signorili erano arredati con  mobili sfarzosi e riccamente lavorati, mentre quelli dei poveri erano pochissimi e semplici. Ricordo ancora i nomi più caratteristici di certi mobili: “la buffetta” (una sorta di tavolo rustico dei contadini), “la muarra”, dal francese “armoire” (l’armadio), “la  rinalera” (il comodino) detto così perché c’era il posto per “lu rinali” (l’orinale), “lu cantaranu o comò” (il cassettone), “la vacilera”, “la toletta” (la pettiniera). Inoltre c’era “lu buffè o sparecchiatavulu o crirenza”, mobile a sportelli e cassetti dove si riponevano stoviglie e cibi e lu contrabuffè, un altro mobile più piccolo in aggiunta al buffè. “Lu portaservizi” (credenziera, un armadio a ripiani con vetri a giorno, serviva per custodire i servizi di vetro o di vasellame da tavola di pregio), “lu cascebancu” (cassapanca - baule per la biancheria) in noce scolpita o di semplici assi di legno, che serviva anche per sedersi, “lu mobilucciu” e “lu tancili” (mobili per salotti), “la naca” una specie d’amaca legata alle travi del tetto (per i più poveri), che la madre dondolava con un laccio, mentre lavorava, o una culla di legno. Per quanto riguarda il letto, quello dei vecchi tempi, era più alto di quelli moderni e fatto di ferro pieno con dei medaglioni di lamiera dipinta; era più alto di quello odierno. Per sostenere i materassi si usavano “li tavuli di lettu”, fatti di un legno leggero, ma molto resistente, posti sopra “li tranti” (i tiranti ancorati alle due spalliere). In seguito, prima che arrivassero le reti, si usarono “li trispa” e li tavuli” (cavalletti di ferro o di legno e le tavole). I materassi abitualmente erano due: uno, ripieno di lana e l’altro, ripieno di “pagghia longa” (paglia di orzo) o di “curina” (palma nana cardata). Per dare più calore, in inverno, quello di lana si metteva sopra dell’altro. D'estate i due materassi si svuotavano: la lana si lavava, s’asciugava al sole e si allargava con le mani per renderla più soffice, la paglia, ormai triturata, si buttava e si sostituiva con quella dell’annata.   Nelle famiglie dei nobili si usavano più di due materassi. Durante l’inverno non mancava la “cuttunina” (trapunta di cotone), un poco pesante, ma tratteneva calda.  C’era la credenza, forse per stimolare le donne poltrone, che il letto “si cunzava” (si sistemava) di mattina appena alzati, viceversa vi si sarebbe coricato il diavolo. – Per superstizione, il letto non si metteva mai al centro della stanza e nemmeno con la parte dei piedi rivolta verso la porta, poichè questa è la posizione con cui si sistemano i morti nella camera ardente. Per lo stesso motivo non si doveva dormire su un tavolo di legno, neanche in caso di bisogno. Vito Marino