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UTILIZZARE AL MEGLIO LA CAMPAGNA

Post n°49 pubblicato il 12 Dicembre 2016 da vito.marino01

                            UTILIZZARE AL MEGLIO LA CAMPAGNA

Oggi la campagna non rende più economicamente e si cementifica in continuazione con il beneplacito delle autorità e il tacito consenso degli ambientalisti; le città, frutto del progresso prodotto dalla scienza e tecnologia avanzata crescono a vista d’occhio, portando utilità e benessere soltanto apparente, poiché nel territorio seguono immancabilmente catastrofi incontrollabili.  

Per ottenere maggiori guadagni, in l’agricoltura si pratica la monocultura specializzata, per quei prodotti più richiesti dal mercato e con l’abbandono di tutte quelle ottime varietà autoctone che vanno scomparendo. Ormai nel triangolo Castelvetrano, Campobello, Santa Ninfa si è trasformato in un immenso uliveto che produce ottime olive da mensa (la nocellara del Belìce) e uno straordinario olio, tralasciando tutte le altre produzioni di piante autoctone ormai in via d’estinzione.    

Non si produce più per le necessità locali ma per mercati sempre più lontani; l’autarchia rimane un ricordo, un sogno del passato. 

Il trasporto, evidentemente su gommato, comporta costi energetici rilevanti e conseguenti inquinamenti; costringe a consumare prodotti agricoli non freschi o conservati in scatola o surgelati con ulteriori costi di conservazione e consumo incontrollato di imballaggi da smaltire.  

La campagna attorno alle città, se valorizzata, potrebbe ancora svolgere un importante valore sociale per gli abitanti, come produzione di alimenti più genuini e freschi, arricchimento del paesaggio, produzione di ossigeno e riduzione di anidride carbonica, protezione del suolo contro l’erosione, conservazione della memoria storica delle tradizioni.  

Nelle aree rurali si trova ancora un ambiente più sano che l’urbanizzazione ancora non ha divorato e testimonianze storiche di grande valore, come bagli, masserie, dimore padronali, castelli, abazie.

Oggi le campagne vengono abbandonate dai contadini perché dal terzo mondo arrivano prodotti agricoli simili con un costo inferiore a quello locale. Tuttavia la popolazione nelle campagne è aumentata; non si tratta di contadini, ma di cittadini, con un buon livello culturale, stanchi della vita vuota e stressante della città. In campagna essi trovano tranquillità, verde e aria più pulita e profumata, dopolavoro, palestra, cibi sani.  

Valorizzando la campagna e ristrutturando vecchi bagli e masserie si otterrebbero nuovi posti di lavoro con la creazione di agriturismo, musei della cultura contadina, produzione e uso di energie rinnovabili (eoliche e solari), riduzione delle distanze fra produttore e consumatore, con minor consumo energetico, un ritorno delle piante autoctone in via d’estinzione.

Tornare alla campagna, rispettarla, considerarla nel suo giusto valore significa tornare alla natura, significa anche salvaguardare l’ambiente, l’ecosistema, la riduzione dell'inquinamento e dei disastri ambientali, problemi e valori di cui si parla nei momenti di disastri ambientali ma che rimangono dopo nel dimenticatoio.

I nostri nonni dicevano che la campagna “è mamma” perché, se rispettata, provvede a mantenere sani i propri figli.

Gli antichi romani tenevano in grande considerazione le campagna e i contadini che vi lavoravano. Allora era un grande onore coltivare i campi, e gli altri mestieri a confronto erano considerati miseri.

VITO MARINO   

 
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