SICILIA TERRA NOSTRA

INTERVENTO AL TEA PARTY DI VENEZIA,NO IMU DAY


INTERVENTO AL TEA PARTY DI VENEZIA  Le amministrazioni pubbliche spendono circa 1.520.000 euro ogni minuto; incassano oltre 1.4000.000 euro; contraggono nuovi debiti per poco meno di 120.000 euro. Come sosteneva Oscar Wilde: “Il tempo è spreco di denaro”! Ora ci vengono chiesti sacrifici per poter continuare a sostenere questo andazzo. Per piacere non parliamo di Stato: noi siamo lo Stato! Dovremmo sacrificare i nostri sudati guadagni e i nostri risparmi per continuare a mantenere una scuola pubblica che sforna semianalfabeti, un’università pubblica da cui esce un gregge di fanatici ignoranti destinati a restare disoccupati perché inoccupabili, convinti di avere diritto a un buon posto garantito a vita per via del pezzo di carta appeso al muro e totalmente restii ad accettare un lavoro che non sia alla loro altezza. Dovremmo fare sacrifici per mantenere un sistema di enti locali pletorico, costosissimo, inutile quando non dannoso: municipi, comuni, comunità montane, parchi nazionali, province e regioni: un autentico esercito di occupazione forte di molte divisioni di nullafacenti garantiti ed esonerati da qualsiasi lavoro utile, dediti solo a produrre sprechi e complicazioni alla vita di chi lavora. Dovremmo sudare e pagare a piè di lista un servizio sanitario nazionale corrotto, inefficiente e costosissimo, che impone costi anche a chi non ha per fornire cure e medicine “gratis” anche ai milionari!   Sapete quanto costa il nostro illuminato sistema sanitario? Se ai circa 110 miliardi di spese ufficiali, aggiungete i circa cinquanta di spese che i privati sostengono per procurarsi quanto il pubblico non fornisce, arrivate a 170 miliardi. Ma la storia non finisce qui: l’ottanta per cento del bilancio delle regioni è costituito da spesa sanitaria, occorre quindi aggiungere a quella cifra l’80% del costo di burocrazie, parlamenti, governi regionali, e consulenti, esperti e quant’altri. Si arriva così a ben oltre 200 miliardi, circa 3.400 euro per ogni italiano, uomo o donna, vecchio o bambino, ricco o povero. Ben 13.600 euro all’anno per la famiglia media di quattro persone. Con una frazione irrisoria di quella cifra si potrebbe fornire al 50% più povero della popolazione un buono per un’assicurazione sanitaria dotata delle caratteristiche previste dalla legge, da utilizzare presso la compagnia assicurativa di loro scelta. Il restante 50% dovrebbe essere libero di decidere se assicurarsi o sopportare quando necessario le spese per le proprie cure.Avremmo un sistema competitivo che farebbe a meno di politici e burocrati inutili o corrotti, di medici e paramedici incapaci, in grado di assicurare a tutti un’assistenza medica di qualità. Scomparirebbe la differenza fra medicina pubblica e privata, resterebbe solo quella fra medicina efficiente e inefficiente. Saremmo costretti a fare a meno degli episodi di malasanità e di corruzione e le compagnie assicuratrici avrebbero interesse a vigilare perché non accadano frodi.Senza le riforme degli “entitlements”, cioè delle spese che a legislazione invariata non sono controllabili, non riporteremo mai il Leviatano a dimensioni compatibili con una società aperta: Tanto altro si potrebbe fare, ma può essere riassunto in una sola frase: dobbiamo riprivatizzare l’Italia, riappropriarci del frutto del nostro lavoro, riprendere in mano il nostro destino e il modo è uno solo: affamare la bestia! Se partisse una rivolta fiscale lorsignori dovrebbero imparare – non è mai troppo tardi – che da millenni l’umanità si guadagna da vivere nel modo più banale: lavorando!Non ho paura della povertà verso cui stiamo marciando risolutamente, ho paura della schiavitù: non voglio vivere in un mondo in cui tutte le decisioni relative alla mia vita siano prese da altri, le comunicazioni intercettate, l’estratto conto mandato senza il mio permesso ai mastini dell’agenzia delle entrate. Non voglio vivere in un paese che mi lascia solo una libertà apparente: scegliere ogni quattro o cinque anni i titolari dei miei diritti!Per lo Stato l’evasione è un reato e va punita; sono d’accordo. Tuttavia, a costo di essere accusato di apologia di reato, non posso non osservare che al punto in cui siamo l’evasore sottrae risorse scarse al pubblico spreco per destinarle a scopi produttivi, e va visto come un patriota! (L'Onorevole Antonio Martino)