SICILIA TERRA NOSTRA

IL SOGNO DI UN PAESE LIBERALE


IL SOGNO DI UN PAESE LIBERALE
E' facile in questo periodo ascoltare o leggere espressioni del tipo «il liberismo selvaggio ci ha portati alla catastrofe», «gli ultimi vent'anni sono stati dominati dal pensiero liberista», «il liberalismo esaltando l'individualismo ha creato una società egoista, senza solidarietà» e altre frasi simili. In un paese in cui lo Stato assorbe più della metà di quello che producono i suoi cittadini, con un debito pubblico superiore al 120% del PIL e che quando si tenta di privatizzare i servizi pubblici tutto viene bloccato dal voto referendario ( a larghissima maggioranza), il fatto che nessuno o quasi contesti le espressioni sopra riportate la dice lunga circa la mancanza di una vera cultura liberale.E' vero che il liberalismo esalta l'individualismo ma questo è cosa ben diversa dall'egoismo: individualismo semplicemente si oppone a collettivismo. E' singolare che proprio un socialista come Oscar Wilde abbia affermato come «l'egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell'esigere che gli altri vivano come noi». Individualismo deve essere inteso come il primato dell'individuo sulla collettività, cioè ogni persona deve poter realizzare in base alle proprie conoscenze e capacità, nel rispetto della legge, i suoi scopi che non possono essere decisi dallo Stato.La cultura liberale deve convincere le persone che se lo Stato brucia più della metà di ciò che produciamo e interviene pesantemente sull'economia le nostre possibilità di scelta diventano sempre più basse. «Il bene comune», «politica industriale» sono termini che associati ai governi ricordano più che altro le dittature... Invece di subire passivamente, i liberali dovrebbero impegnarsi a smascherare tali imbrogli e ad indicare chiaramente una via d'uscita dalla crisi mediante politiche veramente liberali, quelle che drammaticamente sono mancate in questo paese. Altro che ventennio liberista!.Ci vorrebbe una maggiore apertura verso il mercato; finora la nostra industria e in generale il sistema produttivo è vissuto grazie all'intervento statale. Il paese non ha mai conosciuto i vantaggi di un vero sistema concorrenziale. Lo Stato deve certamente aiutare chi è in difficoltà ma per fare ciò deve innanzitutto cercare di aumentare la ricchezza e questo non può avvenire acquisendo quote di industrie private ma liberando risorse, sciogliendo lacci e lacciuoli che tengono legati chi effettivamente è in grado di generare ricchezza. In altre parole creare una situazione che attiri investimenti anche stranieri e questo non può avvenire con una tassazione così elevata. Se la "rivoluzione liberale" tanto invocata è fallita lo si deve soprattutto ad una mancanza di cultura liberale o per dirla come Hayek di un'utopia liberale: «ciò che manca è un'utopia liberale, un programma che non sembri una mera difesa delle cose così come sono, né una sorta di socialismo diluito, ma un radicalismo sinceramente liberale che non risparmi le suscettibilità dei potenti (inclusi i sindacati), che non sia troppo severamente pratico e che non si limiti a ciò che appare oggi politicamente possibile