LA CRISI LIBICA E LA QUESTIONE ENERGETICA
I drammatici avvenimenti che in questi giorni stanno colpendo quasi in maniera contagiosa i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo e in particolar modo la Libia aprono scenari inquietanti ed imprevisti. Innanzitutto il pensiero va alle vittime dei regimi dittatoriali, ai massacri cui stiamo assistendo impotenti ( a testimonianza della debolezza dell’Europa); nessuno è in grado di fare previsioni e questa incertezza non aiuta di certo a trovare soluzioni che possano fermare questa guerra civile. Di sicuro si assisterà in un futuro prossimo ad una grande migrazione di profughi che potrebbe mettere in difficoltà i nostri centri di accoglienza e se l’Europa tutta non se ne farà carico la situazione diventerà drammatica. A questa emergenza umanitaria se ne aggiungerà un’altra che riguarda l’approvvigionamento energetico; le forniture di petrolio e di gas del nostro paese dipendono dalla Libia per oltre il 10%. In questi giorni abbiamo assistito fino alla nausea la riproposizione del baciamano ( o anello) di Berlusconi, l’abbraccio affettuoso di D’Alema ( molto meno per la verità) con Gheddafi e tutti quanti ad indignarsi. Senza considerare che gli indignati di oggi erano i fans di Gheddafi in tempi non sospetti, quando il satrapo libico guidava la rivolta contro l’occidente ( a suon di attentati…) Certo sarebbe auspicabile che non si facessero accordi e trattati di amicizia con i regimi dittatoriali ma nel caso della Libia qualcuno si è mai chiesto del perché sia stato necessario farlo? Probabilmente un ruolo preponderante l’ha avuta la sciagurata politica energetica del nostro paese dovuta non soltanto ad errori politici ma avallata dal popolo anche con il voto referendario. Come dimenticare il No al nucleare a metà degli anni 80? E come trascurare l’incidenza del “popolo del No” che per ultimo si è opposto pure alla creazione di rigassificatori che mai come adesso sarebbero stati indispensabili? In Italia ci sarebbero riserve di petrolio che potrebbero diminuire la dipendenza dai paesi stranieri ( quasi sempre dittatoriali) ma immaginarsi cosa succederebbe nel caso si decidesse di trivellare qualche nuovo pozzo! Probabilmente una guerra civile. La crisi libica dovrebbe far riflettere il nostro paese sulla necessità di affrontare una volta per tutte la questione energetica, a cominciare dal nucleare. Se invece dovesse ancora una volta prevalere il “popolo del No” il declino dell’Italia sarebbe inarrestabile e chissà quale altra mano di dittatori bisognerà andare a baciare…