SICILIA SEMPRE PRIMAVERA
Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.
Karl Popper
ADESSO TOCCA AI GIOVANI Tra le tante misure della legge finanziaria che il governo si appresta a varare è degna di lode l'iniziativa di favorire quei giovani che volessero avviare un'impresa mediante una tassazione del 5% per i primi cinque anni di attività. Si tratta certamente di un'iniziativa che va nel verso giusto un po' in contrasto, per la verità, con la mancanza di liberalizzazioni e riforme strutturali di cui il paese avrebbe bisogno per uscire definitivamente dalle secche di questa crisi mondiale. Più che sulla stretta delle pensioni bisognava puntare maggiormente sui tagli della spesa pubblica a cominciare dai costi della politica e dei vari enti inutili. Qualcosa è stato fatto ma è poco. Nei giorni scorsi abbiamo assistito alla rivendicazione da parte della Lega di spostare al nord alcuni ministeri o quantomeno aprire alcuni sedi di rappresentanza ma questo non fa altro che aumentare i costi. Piuttosto che spostare alcuni ministeri ( o addirittura moltiplicarli per due) forse sarebbe più opportuno cancellarne quelli più inutili. Il ministro Meloni si è battuta tanto per i giovani così anche il ministro Carfagna per le pari opportunità ma francamente il numero di ministeri che ci sono nel nostro paese pare eccessivo. Per dare opportunità ai giovani e alle donne servono politiche fiscali vantaggiose piuttosto che ministeri e proprio per questo l'iniziativa del governo è lodevole. Adesso però devono essere i giovani a fare il passo successivo: c'è bisogno di una loro presa di coscienza e di responsabilizzazione. Inutile aspettare l'elemosina dallo Stato semmai devono essere proprio i giovani a fare qualcosa per raddrizzare le sorti del nostro paese: occorre inventarsi il lavoro, non aspettare che piova dal cielo! L'iniziativa del governo va quindi nella direzione giusta soprattutto per i giovani del meridione; assieme a questa però bisogna lottare con maggiore forza contro l'evasione fiscale che proprio al sud raggiunge punte elevatissime; la bassa tassazione dovrebbe sfavorire il lavoro in nero, per il resto ci vorrebbero maggiori controlli ma anche un cambio di mentalità. |
Post n°290 pubblicato il 21 Giugno 2011 da NEREIDI.201
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REFERENDUM Da sempre la democrazia è terreno fertile per demagoghi e apprendisti stregoni di tutti i colori e almeno in questa ideale classifica l'Italia non può che occupare una delle primissime posizioni. Ogni tornata elettorale ci offre l'occasione di scalare la classifica e l'imminente referendum del 12, 13 giugno potrebbe, continuando di questo passo, portarci al vertice. Chiariamo subito che essere d'accordo su una legge o volerne la sua abrogazione è una posizione legittima e l'istituto referendario garantito dalla Costituzione è forse quello che meglio consente ai cittadini di controllare l'operato del parlamento. Non si tratta quindi di criticare il referendum o coloro che con convinzione voteranno come riterranno opportuno quanto il modo truffaldino con cui i promotori dei quesiti referendari cercano di presentare l'oggetto dei referendum. Non contenti di avere usufruito in tutti questi mesi di una informazione a senso unico sfruttando popolari trasmissioni televisive senza alcun contraddittorio adesso hanno pure il coraggio di criticare la rai per mancanza di informazione.In realtà si è trattato proprio di mancanza di informazione in quanto la rai si è limitata a propagandare il punto di vista dei referendari. Sarebbe davvero ora di discuterne anche se francamente mi pare tardi; nell'attesa di sapere se i referendari avranno il coraggio ( ma sì che l'avranno!) di far credere agli italiani che voteranno sul nucleare chi convincerà i cittadini che nessuno ha mai voluto privatizzare l'acqua né gli impianti per la distribuzione e che il controllo delle spa e delle tariffe sarà sempre in mano pubblica vinca o no il sì ai referendum ? E' davvero triste vedere la scarsa considerazione che i promotori dei referendum hanno nei confronti del corpo elettorale. Le leggi possono essere giuste o sbagliate ma soprattutto migliorate così come il decreto Ronchi e per far questo c'è bisogno di un serio dibattito. Piuttosto che fare uscire i privati dalla gestione della distribuzione dell'acqua sarebbe più utile fare uscire l'ideologia che da parecchi anni tiene fermo il paese. Innanzitutto per l'ennesima volta occorre ribadire che l'acqua NON è un bene pubblico così come un tavolo non è una macchina; è possibile almeno parlare la stessa lingua adoperando un qualsiasi vocabolario?? Per stessa ammissione dei promotori dei referendum l'acqua non è un bene pubblico essendo un bene limitato e quindi a rilevanza economica ma è un bene essenziale, vitale per l'umanità. Bisogna fare in modo di eliminare gli sprechi o meglio le perdite che nel nostro paese sfiorano il 40%!! E per far questo c'è bisogno di investimenti in un momento in cui "in cassa" non ci sta nemmeno un euro... Si parla di 60 miliardi in vent'anni. Anche se non è un bene pubblico ( per definizione) l'acqua è un bene prezioso che continuiamo a pagare troppo poco rispetto agli altri paesi europei e questo incentiva gli sprechi mentre per eliminare le perdite servono appunto investimenti; l'ingresso dei privati potrebbe ammortizzare i costi che altrimenti ricadrebbero tutti sulle spalle dei contribuenti; fare finta che i soldi piovano dal cielo non giova alla risoluzione del problema.Ciò non toglie che ci possano essere gestioni virtuose come quella di Milano ( ma chi ci dice che un privato non possa fare anche meglio?) ma non sarebbe giusto riconoscere che in alcune realtà del meridione che "vedevano" l'acqua( quando era completamente gestita dal pubblico) tre volte al mese adesso ce l'hanno tutti i giorni? Poiché nessuno ha in mano la verità sarebbe utile affidarsi al mercato: sia il pubblico che il privato dovrebbero confrontarsi con il mercato; « siccome ogni individuo sa poco e, in particolare, raramente sa chi di noi sa fare meglio, ci affidiamo agli sforzi indipendenti e concorrenti dei molti, per propiziare la nascita di quel che desidereremo quando lo vedremo» diceva Hayek. E poi è peggio il profitto che genera ricchezza e che permette sempre di investire e migliorare il servizio oppure la gestione clientelare dei vari politici che utilizzano l'acqua come "serbatoio" di consensi (dove sarebbero bastati 10 dipendenti se ne ritrovano 100 in alcune realtà...) generando sprechi e scaricando tutto sulla tassazione generale? Piuttosto che confrontarsi sui problemi concreti i promotori di questi referendum preferiscono nascondersi dietro l'ideologia; vedere alcune iniziative degne del bunga bunga ( come per esempio le fontanelle chiuse qualora non passasse il sì) non rende onore a questi demagoghi e apprendisti stregoni. Bisognerebbe avere più rispetto per le persone che liberamente sceglieranno o meno di andare a votare. Chi crede nella forza delle proprie idee non ha bisogno di mistificare la realtà o pensa che questo sia il paese degli asini che volano o che magari votano? |
Post n°281 pubblicato il 30 Maggio 2011 da NEREIDI.201
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Il discorso che Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha tenuto qualche giorno fa all'assemblea annuale fotografa perfettamente la stagnazione del Paese negli ultimi dieci anni. Non è stato un intervento contro il governo cui ha riconosciuto di aver tenuto in una situazione di crisi mondiale i conti in ordine piuttosto ha coinvolto tutta la classe politica così come il sistema paese nel suo complesso. Marcegaglia ha messo il dito nella piaga parlando di riforme da molto tempo invocate ma mai realizzate e di questo non si può dare la colpa soltanto al mondo politico senza coinvolgere quello sindacale o delle varie corporazioni. Infatti le riforme non sono mai a costo zero e bisognerebbe accettare oggi qualche sacrificio per avere benefici domani. Ma nel Paese del NO si capisce come tutto questo sia difficile da accettare anche perché in tanti cercano di mantenere i privilegi acquisiti; si capisce quindi la difficoltà della classe politica di intervenire per evitare di perdere consenso.
In questa situazione il Paese resta fermo mentre avanzano i paesi emergenti come la Cina, il Brasile e l'India; paesi con i quali è sempre più difficile competere nel mercato globalizzato. Lo Stato non può più intervenire, giocando sulla svalutazione della moneta, come avveniva fino a qualche decennio fa ma può agire sulla leva fiscale: riforma del fisco, riduzione della tassazione sul lavoro, incentivi fiscali per chi assume ( facendo pagare di più il lavoro a tempo determinato). Per far questo però bisogna intervenire sulla spesa, bisogna tagliarla ulteriormente e questo creerà grandi scontenti nel Paese. Ci vorrebbe quindi una maggiore responsabilità da parte dei sindacati e maggiore consapevolezza da parte dei cittadini: la globalizzazione non è il male assoluto anzi offre occasioni per un maggiore sviluppo. Non c'è tempo da perdere però: subito una stagione di riforme altrimenti sarebbe meglio tornare a votare. |
RIPARTIRE DA PROPOSTE CONCRETE
Guardando attentamente i dati relativi alle ultime elezioni amministrative si nota che contrariamente a quanto si cerca di far credere il paese non si è spostato a sinistra. Complessivamente il centrosinistra non conquista più voti ma è il centrodestra a perdere consensi. Non c'è dubbio che la spinta propulsiva della "rivoluzione liberale" promessa fin dal 94 si è via via affievolita e gli elettori moderati hanno reso palese il loro scontento attraverso le urne elettorali. Affinché questo scontento non si manifesti in una sconfitta alle prossime elezioni politiche c'è bisogno di una repentina inversione di rotta: ritrovare quello spirito liberale che tanto entusiasmo aveva suscitato tra gli elettori. Il paese necessita di quelle riforme strutturali importanti che la sinistra non è in grado di assicurare incapace com'è di mettere d'accordo le varie anime che la compongono.
Ripartire quindi subito dalle cose concrete che riguardano i cittadini alle prese con una gravissima crisi economica mondiale mediante la riforma fiscale ed una minore tassazione sul lavoro e sulle imprese; non accantonare la riforma della giustizia così come ci chiede l'Europa; riforme istituzionali per semplificare l'azione di governo. Non c'è da perdere tempo però, occorre mettere da parte sterili polemiche e concentrarsi sul programma che gli elettori hanno premiato nel 2008. In più il centrodestra non deve scivolare sullo stesso piano della sinistra, bisogna abbandonare qualsiasi tentazione di estremismo che non appartiene alla propria cultura. Per un elettore di centrodestra la moderazione è un valore così come la libertà, la famiglia ed il senso dello Stato. E' da questi valori che bisogna ripartire |
BASTA MAFIA BASTA RACKET Il racket è una piaga che colpisce in modo determinante l'economia di un'intera area del paese. Non ci potrà essere sviluppo nel meridione se non si comincia a prendere coscienza della gravità di questo reato. Per quanto necessaria non basta l'azione di magistratura e forze di polizia per sconfiggere il cancro del racket se non è accompagnata da una rivolta delle coscienze di tutti i cittadini! |
Post n°273 pubblicato il 17 Aprile 2011 da NEREIDI.201
NON C'è FUTURO EVADENDO LE TASSE Secondo il ministro Giulio Tremonti l’Italia è un Paese in cui non ci sono particolari problemi riguardo l’occupazione. La sua affermazione nasce dall’ osservazione della situazione attuale in cui la disoccupazione giovanile arriva al 30% ma gli oltre 4 milioni di immigrati giunti negli ultimi anni nel Paese risultano, invece, essere occupati e molti di loro con un impegno anche notturno. Il suo pensiero, quindi, è che molto probabilmente la maggior parte dei giovani italiani non ha molta intenzione di cogliere le occasioni lavorative che vengono proposte. Ma la spiegazione forse più plausibile è che per determinati lavori non vi sia richiesta, per cui rimangono a disposizione di coloro che, per bisogno, sono disposti ad accettare anche condizioni poco favorevoli e orari molto più che impegnativi. La mia Opinione: 1.Se i giovani italiani si adattassero a tutti i tipi di lavoro ci sarebbe meno immigrazione. Infatti gli immigrati vengono perché sanno di trovare lavoro rifiutato dai nostri giovani. 2.Ogni riforma fiscale deve partire dal presupposto che tutti devono parare le tasse, dai cinesi a coloro che fanno lavorare in nero gli immigrati. |
Post n°272 pubblicato il 12 Aprile 2011 da NEREIDI.201
RIVOLUZIONE LIBERALE NEL Pdl Anche il Presidente del consiglio Berlusconi ha preso atto che il partito da lui fondato per vincere le elezioni politiche del 2008 non gode di buona salute, logorato com’è al suo interno da lotte intestine che rischiano di travolgere l’intero Pdl. Una primo segnale si era già avuto l’estate scorsa con l’abbandono ( o la cacciata, a secondo dei punti di vista) di Gianfranco Fini cofondatore assieme a Berlusconi che invece di stabilizzare la situazione ha accentuato la crisi. Alla base dei dissidi interni c’è evidentemente un problema strutturale: il partito ruota attorno a Berlusconi e si immedesima nella sua persona ma non è sufficientemente strutturato in modo tale da poter supportare le diverse anime che lo compongono.
L’imminenza delle elezioni del 2008 non ha consentito che si creassero le basi per un partito solido e alla lunga tutti i nodi sono venuti al pettine. Si è trattata di una “fusione a freddo” tra AN e Forza Italia: si è pensato solamente alle “quote” che spettavano ai due partiti senza fissare regole chiare per aprire un confronto tra le due anime in modo da realizzarne una sintesi. Con la fuoriuscita di Fini si sono adesso create le condizioni favorevoli affinché anche dentro il Pdl si possa discutere sulla direzione che deve prendere il partito: sicuramente un partito che intercetti l’area moderata del paese e che sia antagonista alla sinistra.
Un partito in cui possano confluire le diverse anime che hanno governato nel dopoguerra ma che deve avere una connotazione chiara di destra liberale sul modello del partito conservatore britannico del primo ministro David Cameron, meno Stato e più Società; non lasciare indietro nessuno, occuparsi di chi è in difficoltà, aiutare la famiglia, i giovani ma diminuire il peso dello Stato in economia. Adesso bisogna pensare alle elezioni amministrative ma subito dopo Berlusconi non deve perdere altro tempo; il partito deve essere rifondato perché nel paese c’è voglia di destra liberale. |
Post n°268 pubblicato il 03 Aprile 2011 da NEREIDI.201
Il Paese ha bisogno di una fase di modernizzazione se davvero vuole uscire da questo periodo buio.Soltanto cosi si potranno creare condizioni per un sviluppo ed un benessere durato. UN SI PER UN SVILUPPO ECONOMICO Una tesi frequentemente contrapposta è quella delle priorità. Essa non nega la validità e la funzionalità dell’opera ma rimanda per la sua realizzazione ad un’epoca futuristica quando ogni altro problema della terra sarà risolto. Secondo questa tesi non ha senso costruire il Ponte quando ancora si combattono le frane ed il dissesto idrogeologico,quando ancora le case non hanno un adeguamento antisismico, quando c’è la crisi, quando c’è disoccupazione, quando ancora bisogna combattere la fame nel mondo. Se così fosse non ci sarebbe mai sviluppo, l’uomo non sarebbe mai andato sulla luna, gli investimenti in tecnologia e ricerca sarebbero distrazione di fondi, ma così non è,le grandi opere si continuano a costruire dappertutto ed anche inItalia e soltanto quando si parla del Ponte si ricorre alle malattie ed della fame nel mondo come priorità da anteporre alla costruzione. |
GLI IMMIGRATI DIFENDONO LE LORO DEMOCRAZIE
In questi giorni media, tg, programmi di informazione stanno dando, giustamente, risalto all’ondata di profughi ed immigrati che rischia di travolgere l’isola di Lampedusa. Si parla addirittura che potrebbero arrivare 250 mila profughi e che saranno smaltiti in tutte le regioni d’Italia tranne l’Abruzzo, colpito dal terremoto. Ovviamente quando c’è una guerra è giusto oltre che doveroso dare assistenza ai profughi specialmente donne e bambini. Quello che però colpisce, guardando le immagini, è che ci sono poche donne e bambini e molti uomini di giovane età e che tra l’altro vengono da paesi che non sono in guerra come ad esempio la Tunisia dove proprio recentemente è stata cacciata una dittatura.
Ci si chiede allora: sicuro che si tratta di profughi o molti di loro sono semplicemente clandestini ? L’impressione che si ha è che molti approfittano della situazione in Libia per sbarcare sulle nostre coste: non c’è momento migliore per loro di non essere espulsi. Ed il loro numero è destinato ad aumentare perché diamo l’impressione di accoglierli tutti. Eppure si tratta di giovani che dovrebbero restare nel loro paese per difendere la democrazia appena conquistata! Se scappano chi penserà al loro Paese? Dovrebbero avere maggior senso di responsabilità così come la comunità internazionale che deve capire che almeno per il momento non si tratta soltanto di profughi. Conquistare la libertà è difficile, mantenerla è ancora più difficile. Questo è quello che devono capire i giovani immigrati: non possono scappare perché i loro paesi vanno difesi |
Post n°264 pubblicato il 20 Marzo 2011 da NEREIDI.201
Gli ultimi sbarchi di immigrati a Lampedusa hanno fatto precipitare la situazione: 200 isolani hanno manifestato spontaneamente per evitare ulteriori arrivi. La popolazione di Lampedusa è da sempre molto ospitale verso chi è in difficoltà però adesso viene messa in pericolo la convivenza stessa tra gli abitanti: per far fronte ad ulteriori sbarchi si è deciso di istallare tendopoli per accogliere gli immigrati. Una misura estrema che condizionerà la vita sull’isola. La protesta degli abitanti è quindi uno sfogo legittimo per una situazione che pare essere scappata dalle mani delle autorità. Si chiede adesso di ospitare altri immigrati in altri centri della Sicilia ma non sembra questo il modo migliore per far fronte all’emergenza.
Non dimentichiamo che la Sicilia ha già tanti problemi, non ultimo quella di essere al centro della delicata crisi libica e quindi esposta anche ad eventuali rappresaglie. Senza dimenticare la crisi economica che sarà pure mondiale ma che in Sicilia è particolarmente avvertita. Per questo motivo la Sicilia non può essere lasciata sola a contrastare un fenomeno, quello dell’immigrazione, che è destinato a diventare sempre più drammatico. Per forza di cose bisognerà da una parte mettere un freno ( non si potrà ospitare di certo intere nazioni!) e dall’altra sia aiutare economicamente l’isola sia farsi carico da parte degli altri paesi europei di accogliere altri immigrati. Non si può caricare di problemi una regione come quella siciliana già alle prese con i propri. |
GIUSTIZIA SARà FATTA?
Dopo tanti annunci finalmente qualcosa di concreto circa la riforma della giustizia ( in senso liberale) da parte del governo Berlusconi. Sarebbe un primo importante passo verso la modernizzazione del paese e l’allineamento della nostra democrazia rispetto alle altre del mondo occidentale. Tuttavia piazze, scioperi, “risposte epocali”, i soliti appelli degli intellettuali serviranno ad alzare inutili polveroni e tutto resterà come prima. Il blocco conservatore che da anni paralizza il nostro paese vincerà ancora una volta.
Premesso quindi che non succederà alcunché vale la pena però esaminare in linea di principio la proposta di riforma almeno per come ci è stata presentata. Sgombrato il campo da “leggi ad personam” la proposta non sembra affatto punitiva nei confronti della magistratura cui va sempre tutto il rispetto per il lavoro che svolge spesso con carenze di risorse e di organico. E vale sempre il principio che il comportamento ( ed il protagonismo) dei pochi non può minimamente inficiare il lavoro della stragrande maggioranza.
Ad un primo esame lo spirito della riforma sembra quello di riequilibrare i diversi poteri dello Stato dopo la sciagurata abrogazione della norma costituzionale ( voluta dai padri costituenti) sulla immunità parlamentare al tempo di “tangentopoli”. Effettivamente l’uso ( o meglio l’abuso) che si faceva dell’immunità era degradato a tal punto che occorreva ridiscutere un nuovo assetto costituzionale cancellando sì questo “privilegio” ma bilanciandolo con qualche norma che limitasse il potere, ormai quasi assoluto ed incontrollabile’ della magistratura.
Spesso si cita a sproposito Montesquieu sulla separazione dei poteri ( quello legislativo, esecutivo e giudiziario) ma il barone di La Brède non ha mai parlato di separazione semmai di una loro distribuzione se è vero che: «per formare un governo moderato, bisogna combinare i poteri, regolarli, temperarli, farli agire; dare, per così dire, un contrappeso a uno per metterlo in grado di resistere a un altro; è un capolavoro di legislazione che il caso fa di rado, e che di rado è lasciato fare alla prudenza». Inoltre, continua: «dei tre poteri quello giudiziario è in qualche senso nullo […] Il corpo legislativo essendo composto di due parti, l’una terrà legata l’altra con la mutua facoltà d’impedire. Tutt’e due saranno vincolate dal potere esecutivo, che lo sarà a sua volta da quello legislativo».
Indipendenza quindi non può essere autoreferenzialità; se i poteri infatti fossero rigidamente separati non potrebbero frenarsi e moderarsi tra di loro. D’altro canto in Italia ( e nel resto del mondo) il potere esecutivo e quello legislativo non sono totalmente indipendenti ( anzi in Italia sono diventati praticamente la stessa cosa…). E comunque nella stragrande maggioranza delle democrazie ( e anche per Montesquieu) il potere giudiziario si intende costituito dai giudici, non dai Pubblici Ministeri; per questo motivo la separazione delle carriere ( uno dei punti qualificanti della proposta di riforma) va incontro ad un elementare principio di equità che deve mettere sullo stesso piano accusa e difesa.
L’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale sembra invece togliere quel velo di ipocrisia sull’azione giudiziaria perché di fatto l’obbligatorietà non esiste ma è”temperata” dal magistrato che alla fine sceglie i casi di cui deve occuparsi ( inutile ricordare gli arretrarti da smaltire, i tanti reati che ogni anno vanno in prescrizione senza bisogno di leggi ad personam). Che poi debba essere il Parlamento a “temperare” questa obbligatorietà ( che comunque resterebbe sempre ovviamente!) o come in America tramite l’elezione dei magistrati ( sarebbe la soluzione più auspicabile) se ne può e se ne deve discutere senza alzare barricate ideologiche. La non appellabilità delle assoluzioni va nella direzione di maggiori garanzie per il cittadino così come la responsabilità civile dei magistrati ( già votata tramite referendum ma resa vana dal Parlamento!) che dovrebbe soddisfare un principio di meritocrazia (chi sbaglia tanto non dovrebbe essere promosso così come avviene adesso dove il solo principio è quello dell’anzianità). Il punto più delicato della proposta di riforma rimane quello dell’organo di autogoverno della magistratura con la creazione di due CSM e la loro composizione con metà laici e metà togati. Certo sarebbe auspicabile che la politica facesse dei passi indietro piuttosto che in avanti, magari affidando il controllo al voto popolare. In ogni modo una riforma liberale implica la limitazione del potere a cominciare da quello politico. E’ la legge che pone i paletti che non possono essere oltrepassati. Alla magistratura giudicante tocca la parte del leone ma come affermava sir Edward Coke «leoni sotto il trono della legge». |
LA SCUOLA SIA LIBERA DELLO STATO La levata di scudi della sinistra alle parole del Presidente del consiglio Berlusconi sulla scuola dimostrano la necessità di togliere la scuola pubblica dalle grinfie della politica e quindi dallo Stato visto che ormai Stato e politica sono la stessa cosa. Senza colpevolizzare tutto il corpo docente non c’è dubbio che qualche professore che fa politica nelle scuole c’è e c’è sempre stato ma il problema sta a monte cioè nell’uniformità d’insegnamento che tutte le scuole ( statali o paritarie) devono seguire. A questa impostazione autoritaria ( che nasce dalla volontà di imporre un insegnamento uguale per tutti) bisognerebbe opporre un nuovo modello che non veda la cancellazione della scuola pubblica ma che la metta in competizione con la scuola privata e soprattutto una scuola caratterizzata dalla libertà di apprendimento, che offra una scelta ampia di materie e con un programma scelto dai presidi e dai professori. Ovviamente tutte le famiglie devono essere in grado di scegliere la scuola che soddisfi meglio le loro esigenze, che ritengono idonea per i propri figli. Per far questo bisogna dotare ciascuna famiglia di buoni scuola da utilizzare dove meglio crede. Non c’è dubbio che in questo modo non solo si alzerebbe il livello medio dell’istruzione ma si toglierebbe la scuola ( specialmente quella pubblica) da ogni strumentalizzazione politica. Certamente l’educazione costituisce la base della formazione di ogni persona; lasciarla nelle mani dello Stato o di una qualsiasi singola autorità è un pericolo che anche lo stesso Kant avvertiva… Gli indignati in servizio permanete del Palachic ( quelli che difendono la scuola di Stato ma mandano i loro figli alle scuole private) e di tutti gli altri “popoli” ( che poi sono sempre gli stessi) farebbero bene a riflettere sull’educazione e la formazione delle future generazioni piuttosto che vivere con l’ossessione di Berlusconi o pensare a stupide “rivoluzioni”. Il problema è reale e non è solo quello di finanziare maggiormente la scuola pubblica. E’ un problema di libertà, di emancipazione intellettuale rispetto ad ogni autorità anche e soprattutto statale e che riguarda lo sviluppo dell’umanità. Caro professor Eco: Kant se lo legga di giorno… |
SICILY/CANADA
Lu mè sguardu luntanu si perdi unna 'u suli si spusa cô mari:chi spusalizziu rranni è chistu cca!Culuri tinciutu d'aranciu esapuri di sali...L'aceddi 'ntonanu 'ncantu d'amuri;'nto cielu pulitu 'na vucca russa lu mè cori vasa!Sicilia bbedda,china di sapuri:'u to çiauru trasi 'nto coriSe 'npitturi t'avissi a ddisignari,oru finu avissi a truvari...Nâ fina rrina l'amantifanu amuri,mentri la tunna lunali stapi a taliari...Comu ti pozzu scurdarise tu bbedda m'appari?
Trad.
Lontano si perde il mio sguardoladdove il sole tramonta:quale stupendo connubio è questo!Colore arancio e sapore di sale...Gli uccelli intonano un canto d'amore;nel cielo terso una rossa bocca bacia il mio cuore!Sicilia bellapiena di sapori:il tuo profumo entra nei cuori;Se un pittore dovesse dipingertidovrebbe cercare pietre preziose...Nella fine rena gli amantifanno l'amore,mentre li sta a guardarela rotonda luna...Come ti si puo' scordarese tu sempre stupenda appari?
ANTONIO MARTINO
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Molti Uomini vivono felici senza saperlo.(VAUVEPARGUES)
Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo. continuarono a camminare, finché trovarono un'oasi, dove decisero di fare un bagno. L'amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò. Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra: il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita. L'amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò: "quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra. perché? " l'altro amico rispose: "quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo. ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo."
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