Un blog creato da guevara1981 il 17/12/2010

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dedicato a te picollo mio

A volte sogno un mondo diverso, un mondo nuovo dove nessuno a piu bisogno, dove esiste la sazieta', un mondo pieno di bonta'e ci sia posto per tutti, dove tutti siano uguali dove sono tutti belli, e non soltanto tra le persone anche tra gli animale, dove si possa vivere tutti in tanti sulla stessa pietra, in santa pace, in liberta, sia in quello che dice che in quello che si fa', a tutti cio che gli piace fare, giocare o lavorare,dove tutte le cose hanno i coloro piu belli, e le puoi ottenere senza doverle comprare, e neppure  sognare, un mondo piccolo mio, dove non ci sia piu tanta violenza e che l'unico modo di finirlo, sia vietato solo morire. ti amo piccolo mio.       

papa'

 
 
 
 
 
 
 

Dai il meglio di te...

Se fai il bene, ti attribuiranno 
secondi fini egoistici
non importa, fa' il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa realizzali.
Il bene che fai verrà domani
dimenticato.
Non importa fa' il bene
L'onestà e la sincerità ti 
rendono vulnerabile
non importa, sii franco
e onesto. 
Dà al mondo il meglio di te, e ti
prenderanno a calci.
Non importa, dà il meglio di te 


(Madre Teresa di Calcutta)

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
« da bilancia 6.4dedicado a la mujer más ... »

la vita di un uomo votata al rascrificio x la liberta dei suoi ideali

Post n°5 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da guevara1981

Ciao, Grande uomo Ernesto Guevara...

Figlio della piccola borghesia agiata, Ernesto "Che" Guevara de la Serna, (il nomignolo "Che" gli venne affibbiato per la sua abitudine a pronunciare questa breve parola, una specie di "cioè", in mezzo ad ogni discorso), nasce il 14 giugno 1928 a Rosario de la Fe in Argentina. Il padre Ernesto è ingegnere civile, la madre Celia una donna colta, grande lettrice, appassionata soprattutto di autori francesi.

Sofferente di asma fin da bambino, nel 1932 la famiglia Guevara si trasferisce vicino a Cordoba per consiglio del medico che prescrive per il piccolo Che un clima più secco (ma in seguito, fattosi più grandicello, la malattia non gli impedirà di praticare molto sport).

Studia con l'aiuto della madre, che avrà un ruolo determinante nella sua formazione umana e politica. Nel 1936-1939 segue con passione le vicende della guerra civile spagnola, per la quale i genitori si sono impegnati attivamente. A partire dal 1944 le condizioni economiche della famiglia peggiorano, ed Ernesto comincia a lavorare più o meno saltuariamente. Legge moltissimo, senza impegnarsi troppo nello studio scolastico, che lo interessa solo in parte. Si iscrive alla facoltà di Medicina e approfondisce le sue conoscenze lavorando gratuitamente all'istituto di ricerche sulle allergie, a Buenos Aires (dove la famiglia si è trasferita nel 1945).

Con l'amico Alberto Granados, nel 1951, parte per il suo primo viaggio in America Latina. Visitano il Cile, il Perù, la Colombia e il Venezuela. A questo punto i due si lasciano, ma Ernesto promette ad Alberto, che lavora in un lebbrosario, di rincontrarsi appena finiti gli studi. Ernesto Guevara nel 1953 si laurea, riparte per mantenere la promessa fatta a Granados. Come mezzo di trasporto usa il treno sul quale a La Paz incontra Ricardo Rojo, un esule Argentino, insieme al quale comincia a studiare il processo rivoluzionario che è in corso nel paese.

A questo punto decide di rimandare la sua carriera medica. L'anno successivo il Che giunge a Città di Guatemala dopo un viaggio avventuroso, con tappe a Guajaquil (Ecuador), Panama e San Josè de Costa Rica. Frequenta l'ambiente dei rivoluzionari che sono affluiti in Guatemala da tutta l'America Latina.

Conosce una giovane peruviana, Hilda Gadea, che diventerà sua moglie. Il 17 giugno, al momento dell'invasione del Guatemala da parte delle forze mercenarie pagate dall'United Fruit, Guevara tenta di organizzare una resistenza popolare, ma nessuno gli dà ascolto. Il 9 luglio 1955, intorno alle ventidue, al numero 49 di via Emperàn a Città del Messico, nella casa della cubana Maria Antonia Sanchez, Ernesto Che Guevara incontra una figura decisiva per il suo futuro, Fidel Castro. Fra i due scatta subito una forte intesa politica e umana, tanto che si parla di un loro colloquio durato tutta la notte senza alcun dissenso.
Oggetto della discussione sarebbe stata l'analisi del continente sudamericano sfruttato dal nemico yankee. All'alba, Fidel propone ad Ernesto di prendere parte alla spedizione per liberare Cuba dal "tiranno" Fulgencio Batista.

Ormai esuli politici, partecipano entrambi allo sbarco a Cuba nel novembre 1956. Fiero guerriero dall'animo indomito, il Che si rivela abile stratega e combattente impeccabile. A fianco di una personalità forte come quella di Castro ne assume le direttive teoriche più importanti, assumendo l'incarico della ricostruzione economica di Cuba in qualità di direttore del Banco Nacional e di ministro dell'Industria (1959).

Non completamente soddisfatto dei risultati della rivoluzione cubana, però, avverso ad una burocrazia che si andava sclerotizzando malgrado le riforme rivoluzionarie, irrequieto per natura, abbandona Cuba e si avvicina al mondo afro-asiatico, recandosi nel 1964 ad Algeri, in altri paesi africani, in Asia e a Pechino.

Nel 1967, coerente con i suoi ideali, riparte per un'altra rivoluzione, quella boliviana, dove, in quell'impossibile terreno, viene tratto in agguato e ucciso dalle forze governative. Non si conosce la data esatta della sua morte, ma sembra ormai accertato con buona approssimazione che il Che sia stato assassinato il 9 ottobre di quell'anno.

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Non t'amo se non perché t'amo
Non t'amo se non perché t'amo
e dall'amarti a non amarti giungo
e dall'attenderti quando non t'attendo
passa dal freddo al fuoco il mio cuore.

Ti amo solo perché io ti amo,
senza fine t'odio, e odiandoti ti prego,
e la misura del mio amor viandante
è non vederti e amarti come un cieco.

Forse consumerà la luce di Gennaio,
il raggio crudo, il mio cuore intero,
rubandomi la chiave della calma.

In questa storia solo io muoio
e morirò d'amore perché t'amo,
perché t'amo, amore, a ferro e fuoco.

 Pablo Neruda

 
 
 
 
 

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