Si fallor Sum..

Che faccio?


...La invio?...Terni 08/01/07H: 15.26Lunedì  Ho pensato e ripensato al modo più consono per iniziare a scriverti, ma non mi è venuto in mente nulla che fosse adatto alla nostra situazione…”caro Marco” forse non si adatta alla realtà dei fatti…quindi passo direttamente al nocciolo della questione.Dopo gli ultimi eventi che hanno segnato il nostro rapporto io continuo a non poter fare a meno di scriverti e questo è molto umiliante per me…solo ora inizio a riflettere su quanto è successo… Adesso so per certo di doverti le mie più sincere scuse per tutto ciò che ho detto e scritto. In realtà quando ho proferito quelle parole non ho dato loro il giusto peso, sicura del fatto che tanto neanche tu l’avresti fatto e che dopo la solita sfuriata sarebbe ritornato tutto come prima, che avremmo riacquistato il nostro equilibrio tutto speciale. Quando ho visto che per te non sarebbe stato così, ho deciso di continuare su quella linea...ho ritenuto che il modo più adatto per “liberarmi” di quella mia dipendenza da te così viscerale fosse la via della brutalità, ma a distanza di…quanto? Uno? Due mesi? (non so…mi sembra un’eternità) mi rendo conto che ormai non posso più fare a meno di te.Ti odio per tutto quello che è successo, ma eri e sei uno dei miei punti di riferimento più saldi....il mio gemellino siamese...... Mi sono costretta in tutto questo tempo a non ripensare a quanto accaduto, per paura del mio difetto di voler sempre “vivere nel passato” (che conosci molto bene) e per paura di dover ammettere a me stessa che l’unica persona a starci male sono solo io. Forse è proprio questa la cosa che mi brucia più di ogni altra…io non sono in grado di scrivere una canzone, Marco, e purtroppo non sono provvista di quella famosa porta infrarossi di cui tanto abbiamo parlato, ho solo carta e penna per cercare di farti arrivare nel miglior modo possibile le mie sensazioni e le mie ragioni. Non ti sto chiedendo di riappacificarci, ti conosco abbastanza bene da sapere che non accetteresti mai, voglio solo continuare, nonostante tutto e per un’ultima volta, la nostra tradizione della missiva piena di pathos, ma ho paura che quel filo che ci teneva legati e che ci rendeva in grado di sentire cosa provava l’altro sia ormai troppo logoro per funzionare ancora, anche se per una sola volta. Mi dispiace veramente dal profondo dell’anima…ora so cosa hai provato perdendo Matteo…spero vorrai credermi….