Creato da sileabalano il 12/08/2006
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Straordinaria ritrattista, il 15 aprile ricorreva il 250° centenario della morte
Nomi di donne artiste come quello di Artemisia Gentileschi, Elisabetta Sirani, Properzia de’Rossi, sono entrate ormai nell’immaginario collettivo e hanno ripreso il posto che le spettava nella storia dell’arte italiana e non solo. Ma molte altre donne ancora reclamano un momento di gloria e il dovuto riconoscimento e così man mano si riportano alla luce artiste di eccezionale talento che hanno segnato comunque il loro tempo e che solo oggi si decide di riportare in auge in modo adeguato. E’ il caso, ad esempio dell’artista veneziana Rosalba Carriera, nata e vissuta tra il ‘600 e il ‘700 e di cui La Fondazione Giorgio probabilmente nell’autunno del 2007 in una mostra a lei completamente dedicata. Alcuni. Considerano Rosalba Carriera l’artista donna più grande di ogni tempo, altri l’annoverano tra i più grandi ritrattisti del settecento europeo per l’eccezionale abilità e versatilità delle sue opere. Di certo, Rosalba è una delle tantissime donne artiste, di indiscusso valore, ingiustificatamente trascurate e omesse in un percorso di ricostruzione storica dell’arte italiana. Questa eccezionale artista nacque a Chioggia in provincia di Venezia il 7 ottobre del 1675 e un anonimo biografo qualche anno dopo così scrisse di lei: “Era il padre cittadino di condizione, ma di scarse fortune, e molto inclinato a disegnare, benché legista di professione. Imitando adunque il padre suo, non ancora giunta all'anno quattordicesimo di sua età, incominciò a pigliare da sé solo la penna, e senza direzione né assistenza di alcuno si mise a disegnare”. Dunque, Rosalba, inizia da giovanissima a manifestare le sue doti e il padre, Andrea, la incoraggia. Rosalba prende lezioni da affermati artisti, come Giannantonio Lazzari, e diviene esperta nella tecnica del pastello – in Italia ancora quasi sconosciuta – aprendo un nuovo genere di ritrattistica. Con le sottili morbidezze del pastello e dei gessetti colorati che lei stessa pazientemente combina e poi amalgama con la colla, riesce a dare vita a gamme cromatiche che si risolvono in sfumate trasparenze madreperlacee. Rosalba, donna non particolarmente bella ma dall’aspetto seducente e dalla raffinata conversazione, non è solo abile nella pittura ma si mostra attenta e pronta anche verso altre arti, come la musica e il canto. Diviene ben velocemente una donna completa, la prima a cui la società colta di quel tempo concede di entrare in corti reali e palazzi nobiliari per competere da pari a pari con personaggi di tutto rispetto. Aveva iniziato col dipingere miniature per turisti su scatoline di tabacco da fiuto in avorio. Ma ben presto la sua fama dilaga e comincia a ritrarre personaggi eminenti anche stranieri, come Federico IV di Danimarca, del duca Carlo di Baviera, il principe Augusto di Sassonia, i duchi di Modena e dalla corte di Vienna. Nel 1720, un anno dopo la morte del padre, si reca a Parigi con la madre, le sorelle e il cognato, anch’egli pittore. In Francia esegue ritratti a tutta la famiglia reale e a diversi nobili, principi e cavalieri dell’epoca. Da questo momento in poi, così come annota nel suo diario, Rosalba sente il bisogno di riprodurre le sue opere sempre in doppia copia, quasi a voler documentare, al di là di ogni ragionevole dubbio, tutta la sua produzione artistica. Qualche tempo dopo rientra in Italia dove viene accolta per merito all’Accademia di S. Luca di Roma, Bologna e Firenze. Del resto tutto il settecento vede in grande crescita il numero delle pittrici all’interno delle proprie accademie, dove però gli uomini non smettono di guardarle con sospetto e di dispensarle da tutti gli atti ufficiali. Atteggiamento questo che contribuirà poi notevolmente a ridimensionare, e nella maggioranza dei casi a cancellare, il talento femminile dall’ufficialità storica. In ogni caso Rosalba Carriera vive fino in fondo il suo successo, riuscendo a mantenere un certo distacco dalla gloria che la circonda. Pparticolarmente incline all’introversione e al piacere della solitudine creativa, dopo alcuni altri brevi viaggi, in Italia e all’estero torna definitivamente nella sua adorata Venezia. Gli ultimi anni della sua vita, però, divengono, difficili, sofferti. La morte di Giovanna, sua sorella e collaboratrice, è il primo colpo che subisce. Il destino le toglie inaspettatamente il suo affetto più caro, ma ha in serbo per lei sofferenze ancora più grandi. Una grave malattia agli occhi la rende completamente cieca nel giro di poco tempo, privandola della possibilità di dipingere che era stata l’unica sua ragione di vita. La mente comincia a vacillare. La sua disperazione è incolmabile. Non esistono per lei più punti di riferimento né speranze. Rosalba Carriera muore a Venezia il 15 aprile del 1757. Oggi, la sua opera “Fanciulla con colomba”, può essere ammiratoa presso l’Accademia di San Luca a Roma; il suo primo autoritratto del 1709 presso il Palazzo degli Uffizi a Firenze e altri autoritratti sono conservati a Venezia presso il museo del settecento a Ca' Rezzonico. Cini e la Regione del Veneto, attraverso il Comitato per le celebrazioni del 250° anniversario della morte della pittrice veneziana intendono celebrarla
Silea Balano
Pubblicatu su "Arte e Luoghi" n. 4 Aprile 2007
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