la bradipessa

14-9-2011


La morte di Steve Jobs ha sconvolto il mondo e riempito il web. A me ha fatto solo capire che ci sono morti di serie A e di serie B. Circa un mese prima se ne andava Bonatti e in rete ho trovato pochissime persone che ne abbiano parlato. Fortunatamente nn sono l'unica a pensarla così. Ecco un altro che condivide il mio pensiero ed io condivido il suo, spt quando dice: "la mancanza di titoloni illustra molto bene la futilità del mondo di oggi e i valori del tutto capovolti che esso esprime. E se il futuro ci pare arduo, anzi quasi angoscioso lo dobbiamo anche al fatto che la sostanza viene nascosta da astute e intriganti confezioni." Ma condivido anche il pensiero di Bonatti quando dice: "Tutto quello che si fa nella vita è un gioco. Ma le regole vanno rispettate, altrimenti non hai riferimenti, non puoi misurarti nel bene e nel male." E voglio ricordarlo ancora con questo raccontino con cui ho partecipato al gioco letterario "strane creature" indetto da Ellyiwriter col titolo di "Un vento gelido" (c'è stata un'incomprensione sul titolo, ma va bene anche così). NN so ancora come sia andata, ma voglio cmq condividerlo con voi.Fa freddo in questa stanza. Possibile faccia così freddo a settembre a Roma? Mi entra nelle ossa. Mi sembra di tornare indietro nel tempo. Quanti anni sono passati? Più di mezzo secolo... Però la data precisa in questo momento mi sfugge... E pensare che avrei giurato che ormai fosse stata incisa col fuoco sulla mia anima. Quella notte a 8000m. Il freddo che allungava i suoi artigli su di me. E' stata la prima volta che l'ho incontrato. Poi è successo altre volte nella mia vita ed è lo stesso gelo che sento ora. Io penso che il freddo sia un essere vivente, non ho dubbi in proposito. Forse è un demone, anche se dicono che l'inferno sia fuoco e fiamme. Di sicuro è stato il mio demone. Sul pilastro del Bianco. Sul Cervino in invernale. L'ho incontrato tante volte e mi ha sempre risparmiato. Si è preso i miei compagni. Oggioni. Mio fratello. Ma mi ha sempre permesso di tornare a valle e mi ha lasciato in balia delle polemiche che lo seguivano, quasi fossero la sua coda. Ma questa volta non molla. Sento gli artigli che graffiano le ossa. Se chiudo gli occhi mi sembra di tornare lassù e udire la sua voce rabbiosa fatta di vento e vedere i suoi capelli fatti di turbini di neve e ghiaccio. E i suoi occhi. Neri, profondi, paurosi. Li ho fissati quegli occhi, mentre lui cercava di farmi abbassare lo sguardo soffiandomi in faccia la sua ira. Ma alla fine li ha sempre dovuti abbassare lui. Questa volta però è diverso. Questa volta so già che vincerà lui, anche perchè io non ho più forse per lottare. E quindi non mi resta che chiudere gli occhi e abbandonarmi a questo gelo che a volte sa anche essere dolce.