la bradipessa

ARGENTINA III PARTE, SU E GIU' CON L'AUTO E ALTRO


Tornati a El Calafate molto prima di qualunque previsione, restavano 5gg da occupare con un programma molto nebuloso. NN sapendo quanto sarebbe durato il trekking, nn avevamo fatto grandi progetti. Rinunciato all'idea di andare a Ushuaia (la città più a sud del mondo) perchè noleggiare l'auto da una parte e restituirla da un'altra era improponibile economicamente, la mia idea era di vedere i pinguini solla costa e rientrare per la ruta 40. Quindi abbiamo noleggiato un'auto e siamo partiti. Io nn ero rimasta impressionata dalle distanze negli USA, ma qui sì: niente di niente per anche oltre 300km. 300km di praterie, nandù e guanachi, sormontati da un cielo immenso, infinito, con nuvole che assumone forme che fanno partire la fantasia. E le distanze sono rese ancora più grandi dal fatto che molte strade sono ancora sterrate. Per arrivare a Capo Virgines abbiamo fatto 300km di asfalto incontrando solo Esperenza (4 case, un bar sporco e con pochissima scelta, un distributore) e Rio Gallego (triste, un sacco di banche, negozi di abbigliamento di dubbio gusto e ristoranti poco invitanti) e 130km di sterrato. Una volta là però ne è valsa la pena: tantissimi pinguini vicinissimi (veniva davvero la tentazione di allungare la mano e accarezzarli) sormontati dall'arcobaleno più incredibile che abbia mai visto, perfetto. E poi la luce calda del tramonto, il faro, l'oceano, il silenzio. Bellissimo. Ottima anche la cena all'estancia Monte Dinero che costa meno di quanto pensassi. La mattina dopo di nuovo in auto. 130km di sterrato vuol dire 3h abbondanti. Abbiamo fatto i conti e fare il giro previsto voleva dire guidare guidare guidare e basta, così abbiamo lasciato perdere. Quella sera eravamo al Parco Monte Leon. NN si è ripetuta la magia della sera precedente: i pinguini erano meno, le foche e i cormorani lontani (ci sarebbe voluto il binocolo), però dormire in tenda udendo solo il mugghiare dell'oceano e il ticchiettio della pioggia era senza dubbio molto suggestivo. Peccato aver deciso all'ultimo di dormire lì perchè c'erano a disposizione i barbecue e ci saremmo potuti fare una cena coi fiocchi. Invece ci siamo dovuti accontentare dei liofilizzati avanzati dal trekking. Il giorno dopo abbiamo iniziato la giornata con una bellissima passeggiata sulla spiaggia e condividendo il rito del mate con i custodi del parco. Fatti 50km per fare benzina, ci siamo a Rio Turbio. L'idea era di noleggiare una bici e l'indomani andare in Cile a vedere le Torri del Paine, visto che nn avevamo i documenti per passare la frontiera con l'auto. Il problema è che appena si esce dalle rotte turistiche, ci si scontra con la vera Argentina: il nulla e noi eravamo rimasti tagliati fuori dal mondo senza wifi nei 2gg precedenti. A Rio Turbio nn esistono noleggi e gli hotel nn avevano un gran bell'aspetto. Così siamo tornati indietro. Sulla mia carta era segnata un'estancia che doveva fare da affittacamere a 50km, nei pressi della frontiera di Cancha Carrera. Chiediamo e ci viene proposto di dividere la stanza con 4 lavoranti. La cosa nn avrebbe costituito un problema, se sui letti ci fossero stati i materassi! Altri km, verso El Calafate. Il posto tappa successivo aveva i materassi, ma nn aveva nulla da mangiare. Mangiamo un po' di affettati avanzati dal pranzo mentre piove e noi torniamo verso El Calafate: di dormire a Esperanza proprio nn mi andava, in fondo poi mancavano solo 150km. Davvero mi sono sentita molto più sola e sperduta lì che sullo Hielo Sur perchè le montagne le so affrontare, nn importa dove siano nel mondo. Invece a improvvisare nn sono brava. Forse questa è una terra dove nn si può improvvisare, anche perchè a sapere le cose prima ci saremmo organizzati.Cmq alla fine, stufi dell'auto, per l'indomani decidiamo di fare la cosa che ci viene meglio: andare in montagna. Scegliamo il Cerro des los Cristales, in una zona poco frequentata del parco dei ghiacciai. Una salita semplice che però regala un bel panorama dalla vetta e senza gli zaini pesanti sembrava di volare. Poi, visto che avevamo tempo, siamo andati a vedere il famoso Perito Moreno. Originariamente nn era stato compreso nel programma perchè pensavo fosse una meta da turisti. In effetti le passerelle tolgono un po' della maestosità del paesaggio, ma il fronte frastagliato del ghiacciaio è cmq impressionante. E poi mi sembrava che i vari pinnacoli di ghiaccio disegnassero la sagoma di un angelo. Il mio angelo.Ultimo giorno, di nuovo la dimostrazione che nn si può improvvisare. Avevamo letto di un bosco pietrificato vicino all'estancia La Leona, 120km a nord di El Calafate. Viste le distanze di lì nn ci sembrava lontanissimo. Bene, nn siamo riusciti a trovarla. NN un cartello, un sentiero, un'indicazione. Abbiamo vagato per un po' tra i resti dei guanachi e delle piramidi di terra, poi andiamo all'estancia a chiedere e ci viene detto che è privata e visitabile solo con tour organizzati. NN so se sia vero, in internet nn ho trovato nessuna conferma a questa affermazione, ma di sicuro è un posto dove nn vogliono che si vada da soli e che se nn si sa dov'è, è impossibile da trovare. Pomeriggio per le vie della cittadina, passeggiando tra negoietti e lungo le rive del lago Argentino a guardare gli uccelli acquatici, tra cui anche i fenicotteri.Regione: ArgentinaLocalità di partenza: Da El Calafate prendere la ruta 15. Passare il centro informazioni del parco e poco oltre, a sinistra, si nota un cartello di legno che indica l'inizio del percorso (230m)Meta: Cerro des Los Cristales (1282m)Dislivello: 1100m circaPunti di appoggio: nessunoperiodo:l'itinerario è percorribile da dicembre a aprile. Io l'ho fatto sabato 9-3-13tempo di percorrenza: 2h15 solo andataTipo di percorso: A/R per la stessa via su sentieri ben segnaticartografia: reperibile in luogodifficoltà: EPresenza di acqua lungo il percorso: noItinerario: Parcheggiata l'auto a bordo strada, ci si incammina tra i prati, dapprima con pendenza moderata, poi con comode svolte. Più sopra il sentiero diventa molto ripido e raggiunge un boschetto che si attraversa. Si piega quindi a sinistra a mezza costa fino ad un colletto da cui si affronta il ripido pendio terminale.Discesa: per la via di salitaIn FOTO (MIA): pinguino della riserva Monte Leon