la bradipessa

ANGELI AI CORNI DEL NIBBIO


Dopo anni che ci giravo intorno, credo di essermi imbattuta nella vera Valgrande. Quella dove i partigiani abbandonavano i tedeschi per farli morire di fame e di sete, visto che è impossibile venirne fuori.I Corni del Nibbio sono le montagne che fanno da spartiacque alla Valgrande con l'Ossola. Sono montagne aspre, scure, selvagge, che abbracciano la Valgrande come le mura di un castello e ne conservano gelosamente i segreti. Mi avevano sempre affascinato proprio perchè mi apparivano inacessibili. Dal famoso libro del Valsesia, "Valgrande ultimo paradiso" ero venuta a conoscenza di un itinerario che li attraversava interamente. Questo we ho deciso di provare e sono partita confortata dalle pochissime informazioni in mio possesso: traversata di 16 ore, assenza di acqua, itinerario di cresta. Informazioni decisamente scarse e fuorvianti. Il primo, vero problema è che la maggior parte dei toponimi nn sono riportati sulle cartine e nn sono georeferenziati. Poi l'itinerario nn è di cresta in senso classico: si sale, si scende, seguire il filo di cresta è impossibile e questo comporta una serie di problemi di orientamento. Infine il terreno è orribile: si tratta di arrampicata su erba o su roccia marcia. Insomma, fino alla Cima Corte Lorenzo è andato tutto bene. Bella forza, c'è il sentiero! Poi sono iniziati i problemi. I tempi si dilatano anche per la necessità di tirar fuori e mettere via continuamente la corda. Il tramonto ci ha colti mentre vagavamo per gli scoscesi pendii della Val Fojera alla ricerca della Bocchetta del Tranquillo. Abbiamo trovato un riparo sotto le rocce e abbiamo passato lì la notte, avvolti nei sacchi a pelo e nelle coperte termiche. Per fortuna avevamo pensato di nn scendere al Funtanin per l'acqua e ne avevamo in abbondanza, il che però rendeva i nostri zaini molto pesanti. Contro ogni previsione ho dormito. Ero stremata, anche perchè erano 3 notti che andavo a letto troppo tardi. La mattina dopo in qualche modo abbiamo raggiunto la Bocchetta del Tranquillo, ma ormai ero provata psicologicamente, nn ero sicura di essere nel posto giusto e la parete da scalare mi sembrava davvero inaccessibile. Prendeva il tel, stavamo pensando di chiamare l'elicottero anche se erano solo le 8 di mattina. Poi sentiamo delle voci e da un canalone spuntano 2 persone. Mi sembra un miraggio. Ho pensato subito alla candela accesa alla cappelletta del Vercio il giorno prima, agli angeli del Cammino e al fatto che il Cammino provvede. Il secondo pensiero è stato: "Se loro sono saliti, vuol dire che in qualche modo si scende. E se nn scendono da qui, li seguiremo ovunque vogliano scendere". In effetti senza di loro scendere a lì sarebbe stato da folli perchè ad un certo punto è necessario uscire dal canale e persino loro, che l'avevano appena fatto, hanno faticato a ritrovare il punto esatto e i sentieri, ormai scomparsi, che passati dal casin si immettavano su quello che sale alla bocchetta di lavattel.Considerata la mia esperienza, ho deciso di nn postare la relazione nemmeno del pezzetto fatto perchè a mio avviso è una traversata da affrontare solo con una profonda conoscenza dei luoghi. Il che significa che nn è possibile pianificarla a tavolino, ma bisogna impiegare del tempo per salire alle varie bocchette, farsi un'idea di dove bisogna andare. Per me nn ne vale la pena, anche proprio per il terreno poco esaltante, ma questa è solo una mia opinione... Per il resto, ci sono anche dei fattori positivi. Mi è piaciuta molto la discesa con i 2 escursionisti (padre e figlio) incontrati, sentire nelle loro parole l'amore per questi luoghi e scoprire storie e toponimi che altrimenti nn avrei mai saputo.In FOTO (MIA): l'ambiente alla Bocchetta del Tranquillo