la bradipessa

GHIACCIO


Come qualcuno forse ricorderà, tempo fa avevo partecipato a un concorso letterario. Ovviamente nn ho vinto, ma mi sono capitati in mano 2 racconti dei vincitori e il mio era più bello e originale (modestia a parte...). Bene, visto che mancherò per 10gg, lo pubblico qui, così vi lascio qualcosa da leggere. E' un po' lungo (nn so scrivere cose brevi, mi spiace...), ma spero che qualcuno abbia la costanza di arrivare in fondo e dirmi cosa ne pensa. Buona lettura.E fu in un grigio pomeriggio d’inverno che comparve Lyn, occhi grandi leggermente a mandorla, zigomi alti, corpo minuto da chiedersi come facesse a resistere alle raffiche rabbiose del vento che sollevava in turbini la neve ancora farinosa. Creatura eterea, infagottata in una giacca a vento rossa. Sguardo triste, capelli lunghi, fini, neri. Fu Claudia a trovarla, seduta sulla vecchia altalena cigolante. Claudia, figlia tredicenne di Ryan. Sua madre, la sofisticata Patricia, se n’era andata anni prima. Era tornata al sole dopo che il freddo le aveva tolto il sorriso, non riusciva a tenerlo lontano nemmeno con le pesanti pellicce di volpe e a nulla servivano gli anelli, preziosi e scintillanti, che portava sulle delicate mani che il vento aggrediva screpolandole. Era tornata in Florida da dove era venuta un’estate. L’amore non era stato abbastanza e si era lasciata dietro una bimba e un fratellino, Carl. Non si era mai voltata indietro, non era più tornata. E la vita continuava lenta e claudia sorrideva, lieta di viverla. Felice di inseguire scoiattoli, di recitare filastrocche all’eco che abitava le gole scoscese, di correre col fratello tra i prati quando potevano togliersi i pesanti scarponi invernali.Lyn la guardò dubbiosa, occhi liquidi.Piccolo cenno affermativo.“lassù” rispose con un fil di voce indicando le vette maestose. Ma poteva anche essere il cielo.“Be’ – disse Claudia – devo andare. Vieni con me?”“Guarda cosa ho trovato – trillò Claudia entrando con un gelido soffio d’inverno – possiamo tenerla?” I due uomini si alzarono di scatto. Ryan rovesciò la sedia. Quel giorno non erano giunte motoslitte e l’arrivo di forestieri non passava certo inosservato. Come sempre fu Peter  a prendere in mano la situazione:“Lyn” Nessuna timidezza, voce limpida come il cristallo.“11”“Lassù” Di nuovo quel gesto vago a indicare la notte.“Ok Claudia – se sentì dire, forse anche prima di rendersene conto – può restare. Almeno finchè non salteranno fuori i suoi genitori.”Ryan deglutì: come sempre nessuno l’aveva interpellato e a lui quella ragazzina non piaceva. Forse per via di quegli occhi liquidi come quelli dei cerbiatti che sembrano poter leggere l’anima. O come i laghetti alpini, immoti, in cui ci si specchia senza veli, senza la possibilità di nascondersi.* * *Claudia si fece più donna, iniziò ad innamorarsi dei compagni di scuola più grandi, dei loro bicipiti torniti che si gonfiavano quando aiutavano gli adulti nei boschi. Si scordò di peluche e bambole di pezza e scoprì ombretti e rossetti. Lyn l’aiutava a truccarsi e ascoltava i suoi batticuori, sorridendo di quel suo sorriso enigmatico, come se la vita le scorresse di fianco sfiorandola appena.“Qualcuno ha parlato – riuscì finalmente a dire – o qualcosa è andato storto. C’è la polizia, l’FBI, non so. E qui abbiamo ancora buona parte dell’ultimo carico”“Cosa sarebbe andato storto?” sibilò a denti stretti.“Scusate se vi interrompo, – disse con voce cristallina e morbida come una carezza – questo signore vi cercava”Per una volta Ryan si mosse con una velocità da lasciar spiazzato anche il fratello. Prese il pesante zaino che aveva portato dalla segheria, ci cacciò dentro tutti i documenti alla rinfusa e lo lanciò a Lyn. La ragazza lo afferrò al volo e, senza dar segno di sorpresa, volteggiò come se fosse vuoto, spingendo di lato l’agente e iniziando a correre. Ubbidiva come aveva sempre fatto, sapendo cosa si voleva da lei prima ancora che l’ordine si trasformasse in parole, senza porsi domande, forse anche senza capire. Semplice come era sempre stata, come un animale.* * *Ma fu solo all’inizio, poi l’evento perse di interesse. Rimaneva solo una sparuta troupe di un’emittente televisiva locale e in paese ci si chiedeva a cosa sarebbe servito l’hotel una volta che Peter e Ryan sarebbero stati assolti. Su questo nessuno aveva dubbi. Si diceva per insufficienza di prove, ma c’era chi mormorava che qualcuno avesse pagato un’ingente cifra al giudice e ai giurati. Ma ancora una volta erano solo sussurri, appena udibili sopra il frinire delle cavallette nelle sere di fine estate, che già portavano i primi sentori d’autunno. Le cime già iniziavano a imbiancarsi, l’odore dei funghi si faceva più intenso e le foglie rosse iniziavano a volteggiare nell’aria.Ryan e Peter uscirono per ultimi dall’aula, i volti tirati, i pantaloni stropicciati, la cravatta allentata. E ora? si chiedevano. La segheria era al suo posto, gli attrezzi custoditi in una cassetta ai piedi di un abete secolare insieme ai contanti. Bisognava ricominciare. Ma forse non subito.Invece quel giorno, seduta su una scomoda panca intagliata, c’era una ragazza esile, vestiti scoloriti e troppo corti. Mani composte in grembo, occhi dalle lunghe ciglia abbassati, Aspettava, paziente e silenziosa. Aspettava e non sapeva nemmeno lei cosa.“Lyn!”Ryan li osservò dapprima stupito, ma ben presto sentì il risentimento che prendeva il posto della speranza e dell’attesa. Ma era stanco e non voleva parlare. Non ora. Si incamminò lentamente dietro di loro verso casa.Peter si sentiva bene, come se lo stress del processo fosse stato improvvisamente cancellato, come se un raggio di sole avesse spazzato via le nubi dal suo cielo. Aveva un’andatura elastica, le spalle dritte e lo sguardo accarezzava quella creatura che, silenziosa e leggera, cercava di mantenere lo stesso passo. Chissà da dove vieni, pensò, e cosa stai cercando di insegnarci.Ryan salì senza una parola in bagno con la speranza di poter sciacquar via anche l’amarezza, l’attesa delusa, forse anche la sua anima.“Vieni qui, Lyn. Raccontami cosa hai fatto”“Sei tu la ragazza – lupo?”“E ora dov’è? Il lupo, intendo…”“E’ stato ferito da un cacciatore alcune settimane fa. Ho provato a curarlo con delle erbe, ma era molto grave. Una mattina non l’ho più trovato… Credo sia andato a morire da qualche parte…”“fammi vedere dove sei stata”Ryan li trovò così, le teste vicine quasi a sfiorarsi, la voce dolce e sommessa che riempiva la stanza. Quasi che le parole galleggiassero un attimo prima di scomparire per venir serbate dalla memoria. E la rabbia a lungo repressa esplose. Gli attanagliò la gola, si insinuò come un veleno lungo le vene, gli irrigidì i muscoli e annebbiò la vista. Con una forza che nemmeno sapeva di possedere, rovesciò il pesante tavolo:Lyn fu investita da quel torrente d’ira. Le pupille dilatate, il rombo del sangue nelle tempie, la gola chiusa dalla paura. E in un attimo fu di nuovo in strada. Troppo tardi Peter allungò la mano per cercare di afferrare le esili braccia appena dorate dalla luce della breve estate, per cercare di tenere accanto a sé, anche solo per un istante ancora, quella creatura così diversa e così vera. Lei era già svanita, verso la scalinata che dalla chiesa portava ai pascoli dove riposava l’ultimo sole. Lì, seduta su un muretto a secco, pianse tutta la sua solitudine. Non vide il cielo iniziare a tingersi di viola. Pianse per la violenza che non capiva finchè qualcosa di freddo e umido si posò sul suo collo. Si voltò, più sorpresa che spaventata, e vide un grande lupo grigio con una cicatrice fresca su un fianco che gli sfregiava il pelo d’argento, accarezzato dalla brezza della sera. Affondò il viso nel morbido mantello profumato di selvatico che le asciugò le ultime lacrime. Poi si alzò e, tenedo una mano sul dorso muscoloso, si incamminò lenta incontro alla notte. Sapeva di aver trovato il suo posto.