la bradipessa

IL LUNGO ANELLO DELL'ORONAYE


Come dicevo, questo doveva essere il we del Bianco ma per via del gran caldo il sindaco di Saint Gervais les Bains ha imposto la chiusura del Gouter. Tutto da rifare, quindi. Compreso il gruppo con cui dovevo salire. Sfumato l'obiettivo, hanno paccato tutti. E allora? Allora si anticipa uno degli altri obiettivi di quest'estate: la ferrata dell'Oronaye. Percorso storico con un tratto attrezzato e uno alpinistico di cui si trova molto poco in rete e che ci ha richiesto molto più tempo del previsto. La partenza per la verità è stata in salita. L'arrivo in bivacco occupato da un grande gruppo con una masnada di bambini che ci ha fatto capire che nn eravamo i benvenuti, visto che il bivacco era da 12 e loro erano già in 13. Il bivacco per definizione è di tutti. Ho fatto spallucce e sono entrata a posare lo zaino. Quando hanno capito che nn avevo nessuna intenzione di andarmene e con l'arrivo di un'altra famiglia, i toni si sono smorzati e la convivenza è stata civile, ma ci sono cmq rimasta male e questo ha un po' rovinato la magia della notte in bivacco. La mattina dopo poi l'accendino nn era al suo posto e per nn svegliare tutti ho dovuto rinunciare al mio tea per colazione. Inoltre una delle lenti a contatto era stata confezionata senza liquido risultando inservibile. Pazienza, mi sono detta, salirò con gli occhiali. Peccato che dopo poco, mentre cercavo di stemarmeli sul naso di modo da ottimizzare la visione laterale, si è spaccata la montatura. Ho avuto un momento di panico perchè senza occhiali io nn vedo nulla, è impossibile andare in giro. Per fortuna S. è accorso in mio aiuto e me li ha aggiustati con lo scotch. Da lì in poi le cose hanno iniziato a girare per il verso giusto. Molto bella la ferrata con ancora il cavo e la scala originali, in un ambiente verticale e suggestivo. Di soddisfazione la parte alpinistica, che ti proietta in un mondo fatto di solitudine, creste aeree e torrioni. Ne è uscita una grande avventura, forse anche perchè ero assolutamente fuori allenamento dal punto di vista arrampicatorio e quando mi sono affacciata dalla cime Dronero, la vetta principale mi sembrava irrangiungibile e quindi l'emozione una volta in cima è stata ancora più grande. L'unica cosa che mi spiace è che una collega mi aspettava a cena ad Alessandria e ovvimante nn siamo riusciti ad arrivare a tempo e l'abbiamo anche avvisata all'ultimo perchè il cellulare nn prendeva. Ci faremo perdonare.I GIORNO: SALITA AL BIVACCORegione: Piemonte, provincia di CuneoLocalità di partenza: da Milano nn è semplice arrivarci. A7, poi A21 fino ad Asti, poi A33 fino a Alba; quindi seguire per Bra, poi per Savigliano, Busca e infine imboccare la Val Maira che si risale. Poco prima di arrivare ad Acceglio svolate a sinistra seguendo le indicazioni per Viviere. Superare la borgata e parcheggiare dove la strada diviene sterrata, nei pressi del bivio per il colle Ciarbonet (1830m)Meta: Bivacco Valmaggia (2335m): di proprietà della Giovane Montagna Sezione di Cuneo e del CAI sottosezione di Dronero, dispone di 12 posti letto con abbondanti coperte, cucina a gas, illuminazione a pannello solare, acqua a poca distanza. E' sempre aperto, confortevole e in ottime condizioni. Tenete presente che data la brevità del percorso per raggiungerlo, è spesso affollato da famiglie. Dislivello: 500m circaPunti di appoggio: nessunoPeriodo:l'itinerario è percorribile da giugno a ottobre; io l'ho fatto sabato 25-7-15 tempo di percorrenza: 1h solo salitacartografia IGC Tipo di percorso: traversata su sentieri ben segnatiDifficoltà: T/E Presenza di acqua lungo il percorso: sìItinerario: parcheggiata l'auto a bordo strada, la si segue in salita per poche centinaia di metri. Si prende quindi un sentiero a destra (palina segnaletica) che sale dolcemente nel rado bosco di larici. Si passa a monte della Grange la Gorra e al primo bivio abbiamo tenuto la sinistra (indicazioni VF su un sasso). Il sentiero sale al centro del vallone per poi piegare a sinistra in un valloncello. Si tralascia un bivio a destra e si rimonta un dosso. Si prosegue quindi a mezzacosta fino a raggiungere la sorgente d'Gioanin. Si tralascia un altro bivio sulla destra e in breve si arriva al bivacco.II GIORNO: SALITA ALLA VETTALocalità di partenza: Bivacco Valmaggia (2335m)Meta: Monte Oronaye (3100m)Dislivello: 800m circa + saliscendiPunti di appoggio: Bivacco Enrico e Mario (2650m): di proprietà dell'Associazione Montagne Senza Frontiere, è in realtà più logico come punto d'appoggio per la ferrata. Tuttavia in internet avevo letto che era considerato inagibile perchè molto umido. In realtà pur essendo spartano, nn mi è sembrato in così cattive condizioni. Il vero problema secondo me è la mancanza d'acqua nelle vicinanze. Cmq dispone di 12 posti letto (consigliato sacco a pelo), cucina a gas ed è sempre aperto.Periodo: l'itinerario è percorribile da giugno a settembre; io l'ho fatto domenica 26-7-15 tempo di percorrenza: Dipende molto da quanto uno è veloce e in grado di muoversi in conserva. Noi ci abbiamo messo 6h per l'intero giro + le sosteDifficoltà: E fino al bivacco, EEA la ferrata, PD+ per la cima Equipaggiamento: kit da ferrata, imbrago e casco; la corda nn serve per chi percorre la ferrata se ha attitudine a muoversi su terreno alpinistico; corda indispensabile per raggiungere la vetta; la via è stata di recente attrezzata a spit, portare 6-7 rinvii, inutili nuts e friendsPresenza di acqua lungo il percorso: noItinerario: Dal bivacco si prosegue sul medesimo sentiero che rimonta un dosso erboso e poi si addentra in un vallone detritico con lungo tratto a mezzacosta. Si affrontano alcuni tornanti, si ignora una deviazione a sinistra per il colle della Scaletta (palina) e poi una a destra VF su sasso appena sotto al bvacco, ma occorre raggiungerlo e transitare davanti ad esso per poi imboccare il sentiero di accesso che attraversa i ghiaioni da sinistra a destra con percorso esposto (alcuni ancoraggi in loco). Si arriva così all'attacco vero e proprio della ferrata: un cavo metallico con alcune olive in legno che rimonta un canalino detritico. La ferrata può essere suddivisa in 3 parti, sempre con 2 cavi metallici affiancati con brevi interruzioni. La prima percorre delle rocce giallastre friabili e conduce al primo punto di appoggio in muratura; la seconda è più verticale e conduce al secondo ricovero scavato nella roccia e la terza è costituita da una lunga scala metallica che termina quasi in corrispondenza della cima Dronero (3050m). Qui inizia la parte alpinistica. Occorre discendere disarrampicando un canalino (II) e poi compiere un traverso su cengia (spit) puntando all'evidente forcella. Si raggiunge una sosta con 2 fittoni ove occorre attrezzare una breve doppia (20m). Ci si trova ora di fronte a una parete verticale attrezzata a spit che si rimonta con passi di IV (30m). Dalla sommità si scende disarrampicando per alcuni metri, si compie un traverso verso sinistra (faccia a valle) per aggirare un torrione (un passo delicato) e si rimonta una seconda parete più facile (III): da qui si procede in conserva lungo il filo di cresta con alcuni brevi saliscendi fino ad arrivare in vetta.La discesa avviene lungo al via normale. Si segue la cresta fin dove possibile, fino a individuare un canalino che scende verso destra (sosta con cordini e freccia bianca poco visibile sulla roccia; II; possibile fare una doppia, ma attenzione che le corde si incastrano facilmente). Si prosegue fino ad un colle (frecce rosse visibili già dall'alto) da dove si scende nel canalone di sinistra per roccette (II) e sfasciumi fino alla base dove è evidente il sentiero. Lo si imbocca verso sinistra in salita raggiungendo il colle des Feuillas (2730m). Si scende in Italia raggiungendo in breve il bivacco Enrico e Mario e da qui all'auto per il percorso dell'andata.