la bradipessa

SARDEGNA 2016, II PARTE: SUPRAMONTE


Finito il trekking con un giorno di anticipo, ci siamo ritrovati con le caviglie gonfie e voglia di prenderci una giornata di stop. Così abbiamo passato la mattinata al Lido di Orrì a giocare tra sassi dalle forme fantasiose e il pomeriggio a Orosei a curiosare tra giardini spagnoleggianti e negozietti di artigianato. Il giorno dopo siamo stati raggiunti da rello e il relax è finito.ARRAMPICANDO SOPRA OLIENA: SBARRE DI NEBBIALa Sardegna è ricchissima di falesie e mi ha stupito che nn abbiano messo spit su ogni cm di roccia disponibile. C'è qualcosa nelle zone più accessibili vicino al mare (Cala Fuili, Cala Luna, la meraviglioa aguglia di Goloritzè, nn alla nostra portata...), ma per il resto il nulla. Alle spalle di Oliena ci sono delle montagne davvero molto estetiche con vie alpinistiche su calcare facilmente proteggibili, di diversa difficoltà. La via scelta è Sbarre di Nebbia, dall'avvicinamento un po' complesso, ma bella via logica che segue un sistema di fessure e camini che conduce in vetta. Rello è un contemplativo, uno che va a tentativi e ama perdersi; mentre io sono quella della riuscita al primo colpo, preoccupata come sono di nn avere abbastanza tempo in questa vita per fare tutto quello che vorrei. Così l'ho praticamente obbligato a portarla a casa subito, mandando avanti S nel tiro chiave. Noi siamo stati fermi in sosta per un tempo inimmaginabile e siamo arrivati in cima alla luce morbida del tramonto che ricopriva di magia le cime arrotondate circostanti.RELAZIONE: on line nn si trova nulla per cui volevo provare a scrivere qualcosa io; in realtà Rello è stato più veloce di me e anche molto più preciso di quanto avrei potuto essere io; rimando pertanto alla sua descrizione http://www.gulliver.it/itinerario/65593/CANYONING NELLA CODULA FUILIin sardegna è tutto diverso, anche i canyoning che in genere avvengono in gole asciutte senza la necessità della muta. Dopo l'arrampicata del giorno precedente, eravamo tutti stanchini e così abbiamo optato per un canyoning facile e breve che terminava in spiaggia (tra l'altro dove saremmo dovuti arrivare al termine del Selvaggio Blu se nn avessimo preso il traghetto a Cala Luna). Bell'ambiente, anche se secondo me l'assenza d'acqua fa perdere un po' di fascino a questo sport.RELAZIONE: nn avendo le conoscenze necessarie, per questo sport mi sono sempre affidata a una guida e in questo caso a Rello che ha anche fornito tutta l'attrezzatura. Cmq qui si trova una relazione sommaria http://www.gulliver.it/itinerario/2391/CANYONING A GORROPUOriginariamente ero stata un'accesa sostenitrice di questa uscita perchè su internet avevo visto delle foto favolose. Il canyon ha 3 accessi: uno molto semplice (che viene usato anche come uscita), uno lungo di difficoltà escursionistica e uno più difficile che secondo Rello aveva difficoltà da canyoning. Come già detto, nn ho le conoscenze per valutare e mi sono fidata. Questa volta ho fatto male, visto che ha preso il sopravvento il suo spirito di avventura e siamo partiti senza le informazioni necessarie. Lui sosteneva che ci fossero 3 laghetti, 2 evitabili, il terzo da attraversare a nuoto. A questo punto mi sono venuti un po' di dubbi: io sono freddolosa e nuotare in un lago senza muta, senza sapere quanto fosse lungo, mi sembrava un ostacolo insormontabile. Poi ho ceduto. L'idea era di tornare dalla stessa parte, al limite mi sarei fermata ad aspettare. Una volta giunti sul luogo abbiamo scoperto che i laghi erano poco più che delle pozze di acqua stagnante e a quel punto anche RV ha iniziato a dire che lei lì dento nn ci si sarebbe mai tuffata. Credo che S e Rello abbiano pensato che viaggiare con 2 donne fosse estremamente faticoso. Cmq Abbiamo poi scoperto che tutti gli ostacoli sono superabili grazie a una ferrata di cui si trovano anche alcune relazioni on-line. Ostacolo superato, dunque. Peccato che a quel punto, mentre cercavamo la via per raggiungere la parte monumentale del canyon, abbia iniziato a piovere. Un temporale violentissimo che ha trasformato il letto del torrente da asciutto a bagnato. Mentre cercavamo riparo, siamo anche stati sfiorati da una scarica di sassi. Gita finita. Aspettiamo che spiova e torniamo mestamente sui nostri passi, silenziosi e concentrati. Peccato perchè l'ambiente era davvero bello con queste rocce bianche. Sembrava quasi di stare in un'altra galassia. Chissà se sarà un motivo sufficiente per farmi tornare...Regione: Sardegna, OGLocalità di partenza: da Dorgali si imbocca la SS125 verso sud; poco oltre il passo Genna Silana, si imbocca una strada a destra che a breve diviene sterrata e scende al Rio Olbisi dove il ponte è stato spazzato via da un'alluvione, ma si passa grazie ad un guado (consigliato un fuoristrada). Si risale sul versante opposto e si prosegue fino al termine della strada in corrispondenza deli ovili Sedda ArbaccasPeriodo:l'itinerario è percorribile tutto l'anno. Io l'ho fatto domenica 05-06-16tempo di percorrenza: nn valutatiTipo di percorso: A/R per la stessa via; se si arrivasse fino alla fine del canyon, c'è la possibilità di un servizio navetta a pagamentoDifficoltà: EEA (necessario casco, imbrago e kit da ferrata)Presenza di acqua lungo il percorso: noItinerario: parcheggiata l'auto, si prosegue lungo la strada che ora si fa sentiero, dapprima pianeggiante in un bosco di alberi monumentali (c'è un tasso millenario che è davvero impressionante), poi in discesa su terreno aperto. Si ignora un bivio a destra per Piscina e si continua a scendere più o meno lungo il filo di cresta. Raggiunto il fondo valle, si prosegue lungo lo stesso sempre verso valle dapprima su cengie suggestive, poi su terreno sassoso, arrivando al primo ostacolo: una paretina alla cui base si trova il primo laghetto. E' possibile superarlo con una doppia di una decina di metri, parzialmente nel vuoto, con ancoraggio sulla destra idrografica, oppure con una ferrata e un traverso sulla sinistra idrografica. Si scende ancora nel canyon fino ad incontrare una seconda parete: si sale alcuni metri sulla sinistra idrografica, poi si scnede costeggiandola riportandosi sulla destra idrografica dove si compie un piccolo traverso su cengia da cui si scnede grazie all'aiuto di un tronco. A questo punto si è al lago sifone e alla ferrata: si affronta un primo tratto in spaccata fino a un terrazzino, poi un traverso faticoso (3 staffe per i piedi, poi occorre utilizzare dei piccoli appigli sulla rocia levigata) per aggirare lo spigolo. Ora si riesce a camminare su una cengia fino ad un colatoio attrezzato con corda fissa lungo la quale ci si cala fino a raggiungere nuovamente il fondo valle. Noi ci siamo femrati più o meno qui. Leggendo alcune relazioni occorre proseguire lungo il fondo del canyon attrezzando un paio di brevi doppie e affrontando qualche facile passaggio di arrampicata.