la bradipessa

W. BONATTI, MONTAGNE DI UNA VITA


Per il mio compleanno, oltre ai ramponi, ho ricevuto in regalo questo libro che si è rivelato una paicevole sorpresa. Scritto in modo avvincente, mi ha permesso di riconciliarmi con la figura di Bonatti che mi era sempre stato piuttosto antipatico. NN credo di essere l'unica, infatti intorno alla sua figura c'è sempre stata polemica. Forse perchè è stato coinvolto in moltissime sciagure alpinistiche (quella del 1961 sul pilone centrale del Bianco, per esempio, dove persero la vita un italiano e 3 francesi; o quella di Natale del 1956, sempre sul Bianco) da cui lui è sempre riuscito a tornare a casa. Dal libro emerge che nn si può imputargli alcuna colpa, come d'altronde gli è stato riconosciuto infine anche negli ambienti alpinistici. Forse, come lui stesso scrive, semplicemente più degli altri nn ha voluto o potuto lasciarsi morire.  In ogni caso la vena polemica nn lo abbandona, negli ultimi capitoli si scaglia contro l'alpinismo "moderno" che vede in Messner uno dei massimi rappresentanti. Condanna l'arrampicata sportiva, sminuisce imprese rese possibili dai nuovi materiali e dalle nuove tecniche. E su questo nn sono d'accordo con lui. E' vero che tra falesia e alpinismo ci corre un abisso e se vercarlo o meno starà allo spirito dello sportivo che vi si accosta, ma è anche vero che, come scriveva Guido Rey, "in montagna c'è posto per tutti". Inoltre nn vedo perchè rinunciare a nuovi materiali e a nuove tecniche se queste ci permettono di migliorare in sicurezza e di spostare un po' più in là il limite di ciò che viene considerato impossibile. Nulla si vuole togliere alla straordinarietà delle sue imprese. Comunque, quello che più ho amato del libro, è che per la maggior parte è ambientato tra le mie montagne: se c'è una cosa su cui Bonatti ha ragione, è che l'alpinismo nn è fuga ma ricerca, ma spt è prima di tutto immaginazione. Le montagne che più saranno significative, sonoi quelle a lungo sognate e desiderate. E così sentir parlare dello sperone della Brenva che da oltre 20 anni accompagna le mie vacanze estive, è stato testimone dei miei primi amori e delle mie prime avventure, mi ha emozionato. Di sicuro nn sarò mai in grado di percorrere la cresta delle Peteurey, ma posso sempre sognarla e a sentirne parlare mi sembrava di essere lì. Tutto il resto credo nn abbia importanza.