la bradipessa

SOTTO MENTITE SPOGLIE


Questo racconto partecipa al gioco letterario di Ellywriter.Devo ringraziare Scintilla che me l'ha fatto scoprire per tempo: in questo periodo sono stanchissima, sempre di corsa e ho poco tempo per passare dai miei blog amici. 30-05-2003. Il giorno si avvicinava. Il giorno della sua laurea. Peccato che degli esami di giurisprudenza ne avesse dati solo 3, del primo anno. Riccardo era sempre stato un figlio modello. Il calcio. Il catechismo. I bei voti a scuola. Mai una rissa, mai una nota. 60 alla maturità. E poi l’università. Lui avrebbe voluto iscriversi a letteratura orientale, ma suo padre era avvocato e malato di cancro da tanti anni. Ricordava tutte le volte quando, fin da bambino, l’aveva accompagnato nel suo studio dalle grandi vetrate con la scrivania in legno lucido e la poltrona in pelle nera e tutti gli scaffali pieni di libri e di carte. Suo padre accarezzava tutte le cartellette di cartone colorato e i pesanti codici e gli diceva con orgoglio: “Ho sudato per ottenere tutto questo. Ho fatto anni di gavetta, a far fotocopie, a studiare la sera e di giorno a scaricare cassette all’ortomercato. Ma quei tempi sono passati, Mancuso è un cognome conosciuto da tutti ormai. E un giorno tutto questo sarà tuo”Durante l’ultimo anno di liceo la malattia di suo padre si era aggravata: chi avrebbe avuto il coraggio di infrangere il suo sogno di continuità? Così Riccardo si era iscritto a giurisprudenza. Ma le leggi riportate in quei codici che suo padre citava a memoria gli riuscivano astruse. Leggeva e rileggeva senza capire né ricordare nulla. Aveva provato a dare qualche esame: un 18, poi una bocciatura. Intanto suo padre era stato ricoverato. Come fare a dire che di nuovo era stato bocciato? Tutte le volte che andava in ospedale, si sentiva rivolgere sempre le stesse domande: “ Hai già studiato quello? Quando hai il prossimo esame? E come è andato il precedente?” Così nell’illusione di non aggiungere dolore a dolore, aveva iniziato a inventare.“Bene- rispondeva- il mese scorso ho fatto la prima parte di diritto civile e ho preso 27. Ora sto studiando diritto della famiglia. Conto di darlo alla prossima sessione”Suo padre sorrideva e si abbandonava contro quei cuscini troppo bianchi.In realtà Riccardo in università non ci andava nemmeno più. Passava le giornate al parco o al bar se faceva troppo freddo, leggendo libri di poesia giapponese.“La prossima volta glielo dico” si riprometteva sempre.Ma poi davanti a quel volto tirato, a quelle ossa ormai rivestite solo dalla pelle, il coraggio si scioglieva come neve al sole. Era arrivato a falsificare il libretto universitario e a inventarsi la data della discussione della tesi. Quel maledetto 30 maggio. Suo padre gli aveva messo a disposizione tutti gli incartamenti dello studio ed era proprio lì che Riccardo si trovava quel luminoso pomeriggio di fine aprile, tenendosi la testa tra le mani. Si guardò intorno per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta gli rispose solo il silenzio. Erano anni che viveva sotto mentite spoglie. Quello era il giorno del coraggio. Si alzò e si avvicinò alla grande finestra. Salì sul davanzale e senza neanche guardare la via trafficata sotto di sé spiccò il volo, ripetendo i versi di un haiku.