la bradipessa

SICUREZZA IN MONTAGNA D'INVERNO


Il bilancio di 6 morti in montagna lo scorso we ha mobilitato il mondo politico che ha iniziato a parlare a vanvera. Qualcuno diceva di vietare lo sci fuoripista quando il pericolo di valanghe è elevato. Io ora vorrei capire cosa si intende per sci fuoripista e per pericolo di valanghe elevato: il we scorso era 3, quindi nulla di davvero straordinario. Qualcunaltro ha parlato di multe e galera per chi fa cadere le valanghe, come se nn ci fosse già il reato di omicido colposo.Io credo che la prima cosa da fare sia affidarsi sempre al buon senso e alla prudenza, senza sottovalutare i pericoli e senza sopravvalutare le proprie capacità. Nessuno di noi è immortale. Gli itinerari devono venir studiati in base alle condizioni del manto nevoso, bisogna avere (e saper usare) Arva, pala e sonda, evitare di salire troppo tardi spt in primavera, nn camminare troppo vicini spt sui traversi, nn tagliare il manto nevoso in troppi punti spt in discesa con le ciaspole. Un link utile per esempio è questo.Per gli organi di governo invece penso che sia importante insegnare, piuttosto che reprimere. Infatti il diffondersi delle ciaspole (strumenti di facile utilizzo e abbastanza economiche) hanno permesso che molta più gente si avvicini al mondo, affascinante ma talvolta pericoloso, della montagna invernale. Conosco persone, buoni escursionisti, che frequentano abitualmente sentieri innevati, che mi hanno chiesto cosa fosse un Arva. Oltre alle campagne contro l'abbandono e l'HIV perchè nn si spendono un po' di soldi per fare qualche cartellone sulla sicurezza in montagna? O qualche bel servizio in tv, magari per insegnare appunto l'utilizzo dell'Arva o a leggere un bollettino valanghe. Perchè il pericolo valanghe 3 di per sè nn vuol dire niente. Ci sono versanti più o meno pericolosi ed itinerari da considerarsi sicuri in ogni condizione. Perchè il CAI, le comunità montane nn organizzano corsi gratuiti sulla nivologia? E poi bisogna che i gestori dei rifugi diano informazioni sensate a chi le chiede, mentre spesso c'è chi esagera in un senso o nell'altro. Potrei citare il gestore del rifugio Calvi, che interpellato sull'itinerario per salire sul Grabiasca mi rispose: "NN c'è nessun problema. Tu vai di là e vedi la montagna e nn puoi sbagliare". Peccato che poi mi sono ritrovata in un canalino di sfasciumi per nulla rassicurante. O di contro il gestore del rifugio Castiglioni al Devero a cui avevo chiesto come fosse salire alla Corona dei Troggi, uno degli itinerari più sicuri della zona: "Se nn avete una guida meglio che di qui nn vi avventuriate..." Risposte di questo tenore rischiano di mettere nei guai persone meno esperte o di contro che gli avvertimenti reali vengano sottovalutati. Quindi per risolvere il problema bisogna che tutti si impegnino: organi preposti da una parte, escursionisti e scialpinisti dall'altra.