la bradipessa

alla ricerca dei propri limiti, delle proprie potenzialità e di (un po') di autostima

 

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Nickname: sillylamb
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 46
Prov: MI
 

DEDICATO A S.

 

"Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...                                          


Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto."


Neruda

 

 

 

DEDICATO AL LEO, AL KIMBA E A DIVERIA

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Dio creò il Persiano perchè l'uomo potesse accarezzare il leone.

Dovremmo essere saggi la metà dei gatti. E anche belli la metà.

I gatti sono stati messi al mondo per contraddire il dogma secondo il quale tutte le cose sarebbero state create per servire l'uomo.

 

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21 VOLTE A 4000: ROCCIA NERA E GEMELLO DEL BREITHORN

Post n°1724 pubblicato il 14 Luglio 2016 da sillylamb
 

E il we precedente eravamo anche andati in quota per acclimatarci. Io nn sono brava a concatenare, ma questa volta ne ho inanellati ben 2. Abbiamo mancato il terzo, ma già così mi sentivo la donna più felice del mondo, anche per l'ambiente bellissimo attraversato. Tutto sommato, poca gente sul percorso mentre il Breithorn sembrava un formicaio.

Regione: Valle d'Aosta

Località di partenza: A5 uscita Chatillon; risalire la Valtournenche fino a Cervinia dove si prendono gli impianti fino a Plateau Rosa (3480m)

Meta: Roccia Nera (4065m) e Gemello del Breithorn (4106m)

Dislivello: itinerario con saliscendi per un totale di 900m circa

Punti di appoggio: Rifugio Guide del Cervino: situato a pochi metri dall'arrivo della funivia, è aperto tutto l'anno con servizio di alberghetto e dispone di 40 posti letto. 60€ la mezza pensione, discreti standard di pulizia, no acqua nei bagni, buona la cena. Dormito benissimo.
Bivacco Rossi e Volante (3750m):di proprietà del CAI UGET Torino, dispone di 12 posti letto, illuminazione a pannello solare, è sempre aperto e in genere abbastanza affollato 

Periodo: l'itinerario è in genere percorribile da fine giugno a fine settembre; io l'ho fatto domenica 3-7-16: ghiacciaio in ottime condizioni (no ghiaccio scoperto, crepacci ben chiusi), poca gente sul percorso (mentre il Breithorn Occidentale sembrava un formicaio)

tempo di percorrenza: 4h solo salita

Tipo di percorso: ghiaccio

Difficoltà: PD

Equipaggiamento: normale da alpinismo: corda, ramponi e picozza

Cartografia: Kompass

Itinerario: dal rifugio si risalgono le piste da sci fino al Colle del Breithorn (3831m). Qui si lascia l'ampia traccia che sale al Breithorn Occidentale e si scende in un'ampia conca glaciale perdendo circa 150m di quota. Si prosegue quindi a lungo in falsopiano fino allo sperone roccioso dove sorge il bivacco Rossi Volante. Raggiungerlo risalendo un canalino e raggiungere così il ripido pendio che sta alla spalle di questo. Risalirlo (max 45°) fino a giungere in cresta, quindi piegando a destra in breve si è in cima al Roccia Nera (3h). Tornare quindi sui propri passi e proseguire lungo la cresta che lo collega al Gemello del Breithorn (esposta; prestare attenzione alle cornici verso nord). Si affronta quindi un canalino (max 50°) che conduce in vetta. Qui sarebbe necessario affrontare un tratto molto esposto e abbassarsi leggermente per trovare un ancoraggio per una calata in corda doppia che depositerebbe sulla cresta nevosa tra il gemello e il Breithorn Orientale. Purtroppo domenica, a causa della grande quantità di neve, nn era possibile far sicura se nn facendo un corpo morto con la picca e cmq rischiando un volo di 30m in casi di caduta. Abbiamo pertanto ritenuto più saggio effettuare al discesa per la via di salita fino pochi metri sopra il bivacco. Qui è possibile tagliare a destra manenendosi ai piedi della bastionata e perdendo meno quota che all'andata. Ci si ricongiunge con l'itinerario di salita poco sotto il colle del Breithorn. Da qui al rifugio lungo la strada percorsa in salita.

 
 
 

LES BOSSES, QUOTA 4550M: TENTATIVO AL BIANCO

Post n°1723 pubblicato il 11 Luglio 2016 da sillylamb
 

Quando un obiettivo a lungo desiderato viene mancato, rimane sempre un po' di tristezza che sta uscendo tutta questa sera. Fino a ieri ero soddisfatta di me, sapevo di aver dato il massimo. Dicevo che avevo cmq una bella storia da raccontare e gli occhi pieni di panorami incredibili, senza contare la soddisfazione dei tempi e dell'abilità aquisita nelle manovre di corda. Ma più il ricordo della fatica si allontana, più penso che se avessi stretto i denti forse ce l'avrei potuta fare. E mi sento triste anche al pensiero di com'era mio padre da giovane a confronto con quello che è adesso: invecchiare è davvero una brutta cosa e prima o poi toccherà anche a me. Insomma, invece della gioia della conquista, questa è la sera delle rilfessioni malinconiche.
Ma andiamo con ordine.
Metà giugno 2016: mi viene chiesto se anche quest'anno avessi in programma il Binaco. Il Bianco è sempre in programma, è da quando sono bambina che veglia su di me e il desiderio di salirlo è sempre grandissimo, unito però al timore di nn essere all'altezza. Il programma estivo è assolutamente confuso, ma se me lo chiedete, parte la macchina organizzativa. Fissiamo la data: il secondo we di luglio, nella speranza che il ghiacciaio nn sia troppo aperto e nn faccia troppo caldo. Ormai è troppo tardi per prenotare il Gouter e cmq quel sistema di prenotazione che ti obbliga alle corse come fossero i biglietti di un concerto, mi irrita abbastanza. E allora nasce l'idea di salirlo dalla normale italiana. Certo, è molto più lunga, ma credo di potercela fare. In 3gg.
Mercoledì 6-7-16: il meteo sembra buono. Peccato che la mia prenotazione è scomparsa. Per fortuna il Gonella nn è il Gouter e c'è posto. Venerdì si parte. Porto su i miei e poi con i miei compagni di avventura ci aavviamo per la Val Veny. Già la salita al rifugio ci mette a dura prova. il ghiacciaio del Miage è davvero eterno e i detriti n aiutano. Poi il Gonella è uno di quei rifugi che ti guardano dall'alto ma dove sembra di nn arrivare mai. Siamo lì per le 17.30. Cena alle 18.45 e alle 20.30 siamo a letto. La sveglia suona a mezzanotte, all'1.11 siamo pronti a partire. Il cielo è buio pesto, illuminato da una sottile falce di luna e dalle stelle e la cosa ha indubbiamente il suo vantaggio: nn ci fa vedere i crepacci nè quanto sia sotile la cresta che dobbiamo percorrere. Io parto convinta di potercela fare. All'alba siamo a quota 4100. LS dice di essere stanco e obbliga AC che era in cordata con lui al ritiro. Io, S e O proseguiamo. Superiamo il Dome de Gouter (perchè nn conta come 4000?), poi S comincia a tremare violentemente. Il vento è festidioso, lo facciamo vestire e si prosegue. Alle 6.20 siamo alla Capanna Vallot e io inizio a essere stanca. La cresta delle Bosses mi mette davvero a dura prova, fatico a fare più di 2 passi di seguito. Terminato il tratto più ripido, O dice di nn sentirsi bene. Il cielo è limpido, il vento nn è terribile, l'orario è perfetto. Eppure io sono stremata e preoccupata di tutta la strada da rifare a ritroso. La cima è a 250m da noi, credo ci vorrebbe ancora 1h30 per arrivarci. Mi pare un'eternità e colgo la palla al balzo: propongo la ritirata. Credo che anche S fosse stanco perchè nn prova neanche a ribattere. Si torna indietro. Alle 14 siamo di nuovo al Gonella. Passiamo il pomeriggio a dormire e l'indomani scendiamo a valle. La cima aspetterà. So che ci riproverò. Mi sento molto stupida ad aver mollato in quelle condizioni perfette, ma in quel momento davvero mi è sembrata la scelta più logica. Poco importava aver coperto la gran parte del dislivello e aver terminato le difficoltà. Come spesso capita, mi sono arenata di fronte a quello che mi sembrava insormontabile e senza S che mi spronava ho gettato la spugna. Di certo è stata una bella avventura e questo per ora mi deve bastare.

I GIORNO, SALITA AL RIFUGIO
Regione
: Valle d'Aosta
Località di partenza: A5 uscita Courmayeur; seguire per Entreves, poi prendere a sinistra per la Val Veny che si risale finoltre la Visaille dove la strada è chiusa da una sbarra (1740m)
Meta: Rifugio Gonella (3070m)
Dislivello: 1330m
Punti di appoggio: Rifugio Gonella: di proprietà del CAI di Torino, dispone di 38 posti (+ 12 nel locale invernale) ed è aperto con servizio di alberghetto da metà giugno a fine agosto; bagni interni con acqua di fusione, no docce, standard di pulizia buoni, personale cortese; pessima la gestione delle prenotazioni, menù ripetitivo (entrambe le sere abbiamo mangiato risotto al bleu, spezzatino con purè e panna cotta) http://www.rifugiogonella.com/
Periodo:l'itinerario è percorribile da metà giugno ad agosto; io l'ho fatto venerdì 8-7-16: quota neve 2400
tempo di percorrenza: 5h solo salita
cartografia Kompass 
Difficoltà: EE (itinerario che si svolge in ambiente di alta montagna con scarsa segnaletica; tratto finale attrezzato)
Presenza di acqua lungo il percorso: sì (una sorgente)
Itinerario: parchegiata l'auto a bordo strada, si prosegue lungo la stessa fino al Combal (1970m). qui si imbocca il sentiero a sinistra del bar che sale a prendere il filo della morena del ghiacciaio del Miage. La si segue verso sinistra fino al termine, poi si scende per mettere piede sul ghiacciaio, quasi interamente copreto da detriti. Ci si porta verso il centro e lo si risale lungamente con lieve pendenza fino a quota 2650m dove con ampio giro verso destra (crepacci) si raggiunge la base dello sperone su cui sorge il rifugio. Lo si risale alternando tratti con nevai, terrazze erbose e roccette attrezzate con scalette e canaponi fino a giungere al rifugio.

II GIORNO: LA (quasi) VETTA
Località di partenza
: rifugio Gonella (3070mm)
Meta: Monte Bianco (4810m)
Dislivello: 1800m + saliscendi
Punti di appoggio: bivacco Vallot (4350m): sempre apero, nn dispone di nessun arredo ed è purtroppo ridotto a un immondezzaio
Periodo:l'itinerario è percorribile da metà giugno a agosto; io l'ho fatto sabato 9-7-16: ghiacciaio in buone condizioni, pochi crepacci ben individuabili e con ponti di neve portanti, ottima traccia
tempo di percorrenza: 7h solo salita 
Equipaggiamento: normale da ghiacciaio (corda, imbrago, picozza, ramponi)
Tipo di percorso: A/R per la stessa via su ghiacciaio
Difficoltà: PD+ (cresta, crepacci)
Itinerario: dal rifugio si traversa brevemente in quota (talvolta su nevai piuttosto ripidi), poi ci si abbassa lievemente per mettere piede sul ghiacciaio del Dome che si risale lungamente facendo attenzione ai crepacci. Giunti 
alla parte terminale del ghiacciaio si affrontano 30m con una pendenza di 45° prima dell’uscita su roccia tra il col des Aiguilles Grises e il col de Bionnassay. Si percorre quindi la cresta procedendo verso destra e si arriva in breve tempo in prossimità dell’affilata cresta di Bionassay, la quale è molto suggestiva e richiede sicurezza di piede e fiducia nei ramponi. Poco dopo il percorso risulta più agevole, puntando in direzione nord est si passa nei pressi del Piton des Italiens (4.002 mt). Procedendo in direzione nord est, si supera il Dôme du Goûter e s’incrocia la via normale francese. Si attraversa un piccolo pianoro e si affronta un tratto più ripido che conduce alla capanna Vallot (4350m). Da qui si attacca la cresta delle Bosses, dapprima con pendenze intorno ai 40° e poi superando 2 grosse gobbe. Noi ci siamo fermati qui. Proseguendo su cresta più ampia e con pendenze inferiori si arriva infine in vetta. 
Discesa per la via di salita.

 III GIORNO: DISCESA DAL RIFUGIO
Credo che la maggior parte della gente faccia l'ascensione in 2gg. A dire il vero, la maggior parte della gente nn scende dalla via di salita. Le guide di solito fanno scendere dalla via normale francese. A me sembrava abbastanza complesso per via dei trasporti, così abbiamo scelto di scendere dalla via di salita e credo che questo sia stato uno degli errori che ci ha fatto mancare la cima. Inoltre già il ritorno al Gonella mi sembrava molto impegnativo (e in effeti gli ultimi 200m prima di tornare al rifugio sono stati faticosi) e così abbiamo pensato di divedere l'ascensione in 3gg dedicando l'ultimo giorno alla discesa dal Gonella a La Visaille. 

 
 
 

ENNESIMO WE DA REINVENTARE

Post n°1722 pubblicato il 28 Giugno 2016 da sillylamb
 

Io nn sono una di quelle che si lamentava della mancanza del caldo. Sono 3gg che è arrivato ed io sono già sfatta e stufa, tanto più che nel we sulle Alpi è regnata l'instabilità e quindi tanto vale che faccia fresco anche in settimana.
We di instabilità, vuol dire we da reinventare dopo aver passato ore e ore a studiare i modelli delle previsioni e alla fine far finta di credere a quello più ottimista. Di certo niente 2gg su ghiaccio o in alta quota dove d'altronde c'è ancora parecchia neve che con le temperature elevate nn rigela e quindi diventa sfondosa. Che si fa, dunque? Su suggerimento di RV si vive alla giornata.

SAB IN MTB SULLA COSA DEL PALIO
Per sab avevamo ricevuto un sacco di inviti, dalla Liguria per una giornata al mare al lecchese per un'arrampicata. S però mi ha convinta a una mattinata senza sveglia. Quando ci siamo alzati, fuori nn era così male e il radar segnalava temporali qua e là e allora ne abbiamo approfittato per un giro breve in MTB a cavallo tra lecchese e bergamasca. Il giro era davvero corto (12km), ma avevo visto delle foto molto belle. L'avevo quindi catalogato come cosa da fare in un pome, ma questa mi è sembrata l'occasione giusta, visto che alla sera saremmo dovuti partire per la VDA e l'ora era tarda. Facciamo dunque i panini, carichiamo le bici in auto e partiamo. Traffico al casello di Dalmine ci fa perdere altro tempo e quando arriviamo a Fuipiano diluvia. Il cielo sopra di noi è nero e il vento forte. Già abbiamo poco tempo e così... Mi sento davvero demoralizzata. S come sempre è più paziente. Tira fuori i panini e dopo aver mangiato la pioggia diminuisce e il cielo si fa azzurro. Si parte! Un giro molto bello, nn eccessivamente duro, molto panoramico e con un bel tratto su fondo erboso che è quello che preferisco. Come sempre, aveva ragione lui e ne valeva la pena.
Lunghezza: 12km, 500m di dislivello
Tipo di itinerario: Itinerario su asfalto e sterrato (60%; carraecce MC e sentieri S1)
Periodo consigliato: L'itinerario è in genere percorribile da aprile a dicembre. Io l'ho fatto sabato 25-6-16
Tempi di percorrenza: 1h50
Descrizione: parcheggiata l'auto nel piazzale antistante il borgo di Arnosto (1000m), ci si avvia lungo la strada asfaltata dapprima con andamento pianeggiante e poi in salita. Quando questa inizia a scendere verso Brumano, si imbocca una strada sterrata sulla destra che sale al Passo del Palio (1383m). Qui si prende il sentiero inerbito a destra che corre lungo l'ampia dorsale di dossi erbosi, con continui saliscendi, fino a raggiungere il passo di Valbona e la bolla di Valmiana. Si scende quindi a destra, passando nei pressi di una baita. La strada si fa ripida e a tratti asfaltata e conduce a Fuipiano. Qui a destra e in breve si torna al punto di partenza. 

DOM SUL MONT'AVIC
Tornati a casa, di corsa a preparare lo zaino per l'indomani. Grazie al furgonato di LS riusciamo ad evitarci la levataccia. La meta è il Mont Avic, una di quelle cime che mi ha sempre affascinato ma che è rimasta lì ad attendere. Un po' mi intimoriva la lunghezza, un po' l'escursionismo è stato un po' messo da parte, soppiantato da attività che sanno darmi emozioni più forti. Però devo mettere un po' di dislivello nelle gambe, sempre con la speranza di portare a casa il Bianco e così mi è sembrata una buona occasione per tirarlo fuori dal cassetto. La gita è estremamente lunga (circa 20km tra andata e ritorno), ma attraversa ambienti diversissimi tra loro e quindi nn risulta mai noiosa. Inoltre la cresta finale aggiunge un po' di pepe. Peccato che in vetta ci siamo trovati avvolti dalla nebbia che ci ha fatto scendere di corsa. Però nn abbiamo preso nemmeno una goccia d'acqua e direi che è andata bene così, tanto più che oggi sono meno distrutta del previsto.
Regione: VDA, valle di Champorcher
Località di partenza: A5 uscita Verres. Seguire per il parco del Mont Avic e risalire la valle di Champdepraz fino a Chevrere dove termina la strada (1253m)
Meta: mont Avic (3006m)
Dislivello: 1800m
Punti di appoggio: nessuno
Periodo:l'itinerario è percorribile da fine giugno a ottobre. Io l'ho fatto domenica 26-6-16: qualche nevaio da attraversare da 2550m, ma inutili picozza e ramponi
tempo di percorrenza: 4h30 solo salita (soste escluse)
Difficoltà: F+ (cresta con passaggi di II)
Equipaggiamento: può essere utile uno spezzone di corda di 20m
Presenza di acqua lungo il percorso: sì
Itinerario: parcheggiata l'auto appena prima dell'ingresso del paese, lo si attraversa e si giunge nei pressi di Veulla dove si imbocca una strada sterrata. Appena dopo aver ignorato un'altra carrabile sulla sinistra, si incontra sulla destra una piccola radura utilizzata come parcheggio (sorgente). Qui si imbocca il sentiero sulla destra (segnavia6) che sale nel bosco. Attraversa un torrente tramite un ponte di legno e supera un rue, poi piega a sinsitra e sale lungamente con andamento più o meno rettilineo. Si ignorano 2 bivi (il secondo, a quota 1720m, è preannunciato da una sorgente) e mantenedosi sempre sulla sinistra orografica della valle, l'ambiente si fa via via più severo. Si attraversa un bosco di mughi e si continua su terreno più aperto fino a giungere ad un pianoro a quota 2450m dove la mulattiera corre rialzata su muretti a secco. Qui si possono notare degli ometti sulla destra che per tracce di sentiero dovrebbero permettere di accorciare un po' il percorso risalendo un canale che però era ingombro di neve. Pertanto abbiamo proseguito lungo la mulattiera che piega a sinistra e sale ripida a tornanti sfiorando un antico sito minerario e giungendo al pianoro che ospita il Lago Gelato (2616m; bivacco chiuso con fontana). Qui si prosegue lungo il sentiero 6a per il passo Chevriere. La traccia nn è più evidente, ma numerosi segnavia gialli permettono di proseguire senza dubbi. Il percorso compie un lungo traverso con alcuni saliscendi. Poco prima di giungere al passo, lo si abbandona per seguire alcuni ometti sulla destra che attraversano dei pascoli umidi con andamento pianeggiante e raggiungono il conoide che scende dalla cresta ovest del Mont Avic. Lo si risale su tracce di sentiero fino a giungere a una bocchetta a quota 2940m dove si attacca la cresta sulla destra. La roccia è in genere buona e nn oppone difficoltà superiori al II. Stando alternativamente sui 2 versanti (ometti utili), si giunge in vetta.
Discesa per la via di salita. 

 
 
 

DRIBBLANDO I TEMPORALI SULLA PUNTA RAVINELLA

Post n°1721 pubblicato il 23 Giugno 2016 da sillylamb
 

Domenica come al solito il tempo era incerto, così sab sera sul tardi, dopo un rapido consulto con SR, decidiamo per andare in valle Strona dove il meteo sembrava migliore. Decidiamo però di andare ognuno per conto proprio: lei era ià in zona e voleva partire molto presto al mattino per sfruttare la finestra di bel tempo che sembrava prevalentemente in mattinata; io di contro nn avevo voglia di alzarmi prima dell'alba. Tra l'altro domenica mattina nn è nemmeno suonata la sveglia, per cui quando ci siamo svegliati alle 8.15, io quasi nn volevo partire. Invece S è riuscito a convincermi e ad un'ora davvero vergognosa abbiamo iniziato a camminare. Ha avuto ragione lui. Il meteo è sato migliore delle più rosee previsioni; all'ora di pranzo avevamo un temporale a destra sulla val Grande e uno a sinistra sulla val Sesia, ma sopra di noi il cielo era azzurro. La gita mi è piaciuta, in completa solitudine e in ambiente selvaggio nonostante la quota modesta, con bei contrasti tra la valle di salita e quella di discesa.

Regione: Piemonte, provincia di Verbania

Località di partenza:  A26 uscita Gravellona Toce; seguire per Omegna, poi prendere a destra per la Valle Strona che si segue fino a Forno. 1,5km dopo il paese, si trova una cappelletta dedicata a Sta Lucia (965m)

Meta: Punta Ravinella (2117m)

Dislivello: 1150m + saliscendi

Punti di appoggio: nessuno

periodo: l'itinerario è percorribile da maggio a novembre; io l'ho fatta domenica 19-6-16

tempo di percorrenza: 5h per l'intero giro

Tipo di percorso: itinerario ad anello su sentieri ben segnati

cartografia: Kompass

difficoltà: E

Presenza di acqua lungo il percorso: sì

Itinerario: parcheggiata l'auto a bordo strada, ci si incammina lungo il sentiero che si stacca a destra della cappella costeggiando un torrentello (segnavia Z12). Si raggiunge il rudere del Colletto (1236m) all'ingresso del bosco di faggi. Si guadano 2 corsi d'acqua e si raggiunge l'alpe Ravinella inferiore (1356m; 1h; fontana). Si passa vicino alle case, si sale nella faggeta e si guada nuovamente il torrente (1530m) per poi risalire un ripido spallone erboso. Qui la traccia è labile, ma i frequenti segnavia permettono di procedere senza dubbi. Oltrepassato un sasso con freccia rossa e lettera U, ci si porta sopra un piccolo salto roccioso dove sorge l'Alpe Ravinella Superiore (1892m; 1h15; sorgente). Si piega ora verso sinistra e, con pendenze minori, si raggiunge la conca che ospita il lago di Ravinella (1974m). Tralasciato il bivio per la Punta dell'Usciolo, si raggiunge l'omonimo passo (2037m). Ora i segnavie spariscono, ma è necessario risalire a sinistra la cresta Nord Ovest fino in vetta (45').
Discesa: tornati al colle dell'Usciolo, ci si abbassa sul versante opposto raggiungendo l'alpe Cunetta di Sopra (1810m). Senza raggiungere le case, piegare a sinistra e arrivare all'Alpe Cunetta di Sotto (1558m). Si passa tra le case e si continua a scendere. Si affrontano 2 guadi e ci si immette sul sentiero che scende da Montagna Ronda che si segue fino a raggiungere campello Monti (1305m; 1h10; fontane). Si passa nei pressi della vecchia scuola elementare e si imbocca la vecchia mulattiera. Si attraversa il torrente su di un ponte e, ignorata la deviazione verso destra che sale al Monte Capio, si continua a scendere a tratti nel bosco e a tratti per prati, passando nei pressi di alcune case isolate. Raggiunta la frazione Valdo (1170m), si passa nuovamente sulla sinistra idrografica del torrente. Si passano le case di Pian Pennino e si raggiunge Pian del Forno dove è necessario portarsi sulla strada asfaltata che noi abbiamo seguito fino a tornare al punto di partenza.

 
 
 

TRAVERSATA BASSA IN SOLITARIA

Post n°1720 pubblicato il 20 Giugno 2016 da sillylamb
 

Mercole mi è saltata una chirurgia all'ultimo e invece di mendicare i turni, ho deciso che avrei sfruttato quel tempo per me. In fondo l'obiettivo di fare la freelance era questo. S nn voleva prendersi un giorno di ferie e così mi sono ritrovata completamente sola. Mi piace stare sola, l'ho già scoperto a dicembre quando avevo fatto la traversata da laveno a caldè passando per i Pizzoni e il Mte Nudo. Però ci vuole qualcosa che so di poter padroneggiare e nn volevo che fosse troppo lontano. E allora la scelta è cadute sulle Grigne. A piedi le ho girate in lungo e in largo, ma la bici per me è ancora una novità. Ho scelto un percorso che conoscevo già (la Traversata Bassa) che è da fare in settimana se nn si vuole correre il rischio di venire investiti o di investire qualcuno. Quando l'avevo fatta a piedi mi era sembrata ciclabile. Quando mi sono trovata lì, molto meno. Cmq nn importa se l'ho fatta quasi tutta a spinta, ero cmq felice e orgogliosa di essere lì. Poi, tornata a casa, ho trovato diverse discussioni su forum di MTB di gente che litigava sulla reale ciclabilità dell'itinerario e mi sono sentita ancora meno schiappa.

Lunghezza: 20km, 700m di dislivello

Tipo di itinerario: itinerario su asfalto e sterrato (50%; carrarecce MC e sentieri S2)

Tempi di percorrenza: 3h per l'intero giro 

Periodo consigliato: l'itinerario è percorribile da marzo a dicembre; sconsigliato nei we per il traffico sia veicolare che di pedoni. Io l'ho fatta mercoledì 15-6-16

Descrizione: parcheggiata l'auto a Ballabio (681m), si imbocca la strada che sale ai Resinelli; questa presenta quasi subito una rampa al 12%, poi si mantiene sul 7-8%. Raggiunto il parcheggio (1278m), si prosegue su asfalto a destra. Si ignora il bivio per il rifugio Porta e si prosegue dritto in ripida salita fino al rifugio Soldanella. Qui la strada si fa sterrata e con alcuni saliscendi si raggiunge l'agriturismo Muscera. Subito dopo, si ignora la strada che scende, ma si imbocca la traversata bassa nei pressi di una vasca in cemento. Il primo tratto è molto sconnesso, si transita nei pressi di una casa che si tiene sulla sinistra, ignorando la traccia che sale nel prato a sinistra. Si prosegue nel bosco, con numerosi saliscendi. Spesso il sentiero è molto stretto e leggermente esposto. Si raggiunge il Sasso dell'Acqua e poco oltre, nei pressi di una cascina, si abbandona la Traversata Bassa che risale al Pialeral, per scendere su sentiero a destra che costeggia la recinzione del prato. Si guada il torrente Pioverna (impegnativo) e altri 2 corsi d'acqua minori, prima di raggiungere una sterrata. Si ignora il sentiero che sale a sinistra ma si scende a destra, dapprima su ripide rampe di cemento, poi su pendenze minori e fondo leggermente ghiaioso. Si raggiunge così in breve la cappella del Sacro Cuore dove si tiene la destra per sbucare infine su asfalto a breve distanza dal Colle di Balisio. A destra, su asfalto, si torna al punto di partenza.

 
 
 

SARDEGNA 2016, II PARTE: SUPRAMONTE

Post n°1719 pubblicato il 16 Giugno 2016 da sillylamb
 

Finito il trekking con un giorno di anticipo, ci siamo ritrovati con le caviglie gonfie e voglia di prenderci una giornata di stop. Così abbiamo passato la mattinata al Lido di Orrì a giocare tra sassi dalle forme fantasiose e il pomeriggio a Orosei a curiosare tra giardini spagnoleggianti e negozietti di artigianato. Il giorno dopo siamo stati raggiunti da rello e il relax è finito.

ARRAMPICANDO SOPRA OLIENA: SBARRE DI NEBBIA
La Sardegna è ricchissima di falesie e mi ha stupito che nn abbiano messo spit su ogni cm di roccia disponibile. C'è qualcosa nelle zone più accessibili vicino al mare (Cala Fuili, Cala Luna, la meraviglioa aguglia di Goloritzè, nn alla nostra portata...), ma per il resto il nulla. Alle spalle di Oliena ci sono delle montagne davvero molto estetiche con vie alpinistiche su calcare facilmente proteggibili, di diversa difficoltà. La via scelta è Sbarre di Nebbia, dall'avvicinamento un po' complesso, ma bella via logica che segue un sistema di fessure e camini che conduce in vetta. Rello è un contemplativo, uno che va a tentativi e ama perdersi; mentre io sono quella della riuscita al primo colpo, preoccupata come sono di nn avere abbastanza tempo in questa vita per fare tutto quello che vorrei. Così l'ho praticamente obbligato a portarla a casa subito, mandando avanti S nel tiro chiave. Noi siamo stati fermi in sosta per un tempo inimmaginabile e siamo arrivati in cima alla luce morbida del tramonto che ricopriva di magia le cime arrotondate circostanti.
RELAZIONE: on line nn si trova nulla per cui volevo provare a scrivere qualcosa io; in realtà Rello è stato più veloce di me e anche molto più preciso di quanto avrei potuto essere io; rimando pertanto alla sua descrizione http://www.gulliver.it/itinerario/65593/

CANYONING NELLA CODULA FUILI
in sardegna è tutto diverso, anche i canyoning che in genere avvengono in gole asciutte senza la necessità della muta. Dopo l'arrampicata del giorno precedente, eravamo tutti stanchini e così abbiamo optato per un canyoning facile e breve che terminava in spiaggia (tra l'altro dove saremmo dovuti arrivare al termine del Selvaggio Blu se nn avessimo preso il traghetto a Cala Luna). Bell'ambiente, anche se secondo me l'assenza d'acqua fa perdere un po' di fascino a questo sport.
RELAZIONE: nn avendo le conoscenze necessarie, per questo sport mi sono sempre affidata a una guida e in questo caso a Rello che ha anche fornito tutta l'attrezzatura. Cmq qui si trova una relazione sommaria http://www.gulliver.it/itinerario/2391/

CANYONING A GORROPU
Originariamente ero stata un'accesa sostenitrice di questa uscita perchè su internet avevo visto delle foto favolose. Il canyon ha 3 accessi: uno molto semplice (che viene usato anche come uscita), uno lungo di difficoltà escursionistica e uno più difficile che secondo Rello aveva difficoltà da canyoning. Come già detto, nn ho le conoscenze per valutare e mi sono fidata. Questa volta ho fatto male, visto che ha preso il sopravvento il suo spirito di avventura e siamo partiti senza le informazioni necessarie. Lui sosteneva che ci fossero 3 laghetti, 2 evitabili, il terzo da attraversare a nuoto. A questo punto mi sono venuti un po' di dubbi: io sono freddolosa e nuotare in un lago senza muta, senza sapere quanto fosse lungo, mi sembrava un ostacolo insormontabile. Poi ho ceduto. L'idea era di tornare dalla stessa parte, al limite mi sarei fermata ad aspettare. Una volta giunti sul luogo abbiamo scoperto che i laghi erano poco più che delle pozze di acqua stagnante e a quel punto anche RV ha iniziato a dire che lei lì dento nn ci si sarebbe mai tuffata. Credo che S e Rello abbiano pensato che viaggiare con 2 donne fosse estremamente faticoso. Cmq Abbiamo poi scoperto che tutti gli ostacoli sono superabili grazie a una ferrata di cui si trovano anche alcune relazioni on-line. Ostacolo superato, dunque. Peccato che a quel punto, mentre cercavamo la via per raggiungere la parte monumentale del canyon, abbia iniziato a piovere. Un temporale violentissimo che ha trasformato il letto del torrente da asciutto a bagnato. Mentre cercavamo riparo, siamo anche stati sfiorati da una scarica di sassi. Gita finita. Aspettiamo che spiova e torniamo mestamente sui nostri passi, silenziosi e concentrati. Peccato perchè l'ambiente era davvero bello con queste rocce bianche. Sembrava quasi di stare in un'altra galassia. Chissà se sarà un motivo sufficiente per farmi tornare...
Regione: Sardegna, OG
Località di partenza: da Dorgali si imbocca la SS125 verso sud; poco oltre il passo Genna Silana, si imbocca una strada a destra che a breve diviene sterrata e scende al Rio Olbisi dove il ponte è stato spazzato via da un'alluvione, ma si passa grazie ad un guado (consigliato un fuoristrada). Si risale sul versante opposto e si prosegue fino al termine della strada in corrispondenza deli ovili Sedda Arbaccas

Periodo:l'itinerario è percorribile tutto l'anno. Io l'ho fatto domenica 05-06-16
tempo di percorrenza: nn valutati
Tipo di percorso: A/R per la stessa via; se si arrivasse fino alla fine del canyon, c'è la possibilità di un servizio navetta a pagamento
Difficoltà: EEA (necessario casco, imbrago e kit da ferrata)
Presenza di acqua lungo il percorso: no
Itinerario: parcheggiata
 l'auto, si prosegue lungo la strada che ora si fa sentiero, dapprima pianeggiante in un bosco di alberi monumentali (c'è un tasso millenario che è davvero impressionante), poi in discesa su terreno aperto. Si ignora un bivio a destra per Piscina e si continua a scendere più o meno lungo il filo di cresta. Raggiunto il fondo valle, si prosegue lungo lo stesso sempre verso valle dapprima su cengie suggestive, poi su terreno sassoso, arrivando al primo ostacolo: una paretina alla cui base si trova il primo laghetto. E' possibile superarlo con una doppia di una decina di metri, parzialmente nel vuoto, con ancoraggio sulla destra idrografica, oppure con una ferrata e un traverso sulla sinistra idrografica. Si scende ancora nel canyon fino ad incontrare una seconda parete: si sale alcuni metri sulla sinistra idrografica, poi si scnede costeggiandola riportandosi sulla destra idrografica dove si compie un piccolo traverso su cengia da cui si scnede grazie all'aiuto di un tronco. A questo punto si è al lago sifone e alla ferrata: si affronta un primo tratto in spaccata fino a un terrazzino, poi un traverso faticoso (3 staffe per i piedi, poi occorre utilizzare dei piccoli appigli sulla rocia levigata) per aggirare lo spigolo. Ora si riesce a camminare su una cengia fino ad un colatoio attrezzato con corda fissa lungo la quale ci si cala fino a raggiungere nuovamente il fondo valle. 
Noi ci siamo femrati più o meno qui. Leggendo alcune relazioni occorre proseguire lungo il fondo del canyon attrezzando un paio di brevi doppie e affrontando qualche facile passaggio di arrampicata.

 
 
 

SARDEGNA 2016, I PARTE: SELVAGGIO BLU

Post n°1718 pubblicato il 14 Giugno 2016 da sillylamb
 

Il Selvaggio Blu è un percorso che è stato aperto nel 1987 e da allora gode della fama di "trekking più difficile del Mediterraneo". C'è stato un periodo in cui ne sentivo parlare spesso, poi mi sembra che questa attenzione si sia un po' spenta. In realtà nn ricordo come sia nata l'idea di fare le vacanze in Sardegna quest'anno. Forse era una di quelle cose rimaste quiescienti nella mia fantasia, poi parlandone con RV abbiamo trovato un altro compagno di viaggio e in poco tempo le cose si sono mosse facendoci ritrovare con un biglietto aereo in mano e un'auto prenotata a Cagliari. La vacanza è stata bellissima e intensissima, anche se davvero faticosa; una di quelle cose che apprezzi di più nel ricordo, ma ne valeva senz'altro la pena, nonostante il carico da portarsi sulle spalle. NN ci siamo fermati un attimo e abbiamo fatto esperienze diversissime, tanto che oserei classificarla nella categoria "viaggioni" nonostante la poca distanza percorsa.

DETTAGLI DI VIAGGIO

Come arrivare:  La Sardegna è collegata al continenete da diverse compagnie di traghetti e di aerei; noi abbiamo scelto questa opzione associata ad un noleggio auto. I costi sono più o meno sovrapponibili, ma il viaggio è più breve.

Quando andare: i mesi migliori sono maggio (giornate più lunghe) e settembre (mare più caldo); noi l'abbiamo fatto da sabato 28 maggio a martedì 31 maggio trovando bel tempo (un solo scroscio di pioggia la prima notte) ancora nn eccessivamente caldo. Consiglio di nn partire la domenica per nn trovarsi intruppati in grossi gruppi (il giorno dopo di noi è partito un gruppo di ben 30 persone!)

Bibliografia e cartografia: on-line nn si trova granchè e credo che questo concorra a creare la fama di cui è circondato il trekking.
Anche in libreria nn si trova molto. Noi ci siamo affidati al libro "Il sentiero Selvaggio Blu" di Corrado Conca ed Segnavia. NN facile da reperire (ho dovuto comprarlo on line), è ormai datato (2009) e pertanto in molti punti nn è più attendibile. Meglio la cartina 1:15.000 con la descrizione (sintetica!) del percorso di M. Verin e G. Castelli che abbiamo acquistato in loco.

tipo di itinerario e difficoltà: scordatevi un trekking nella normale accezione del termine. NN so in che definizione rinchiuderei il Selvaggio Blu ma di sicuro nn è un trekking normale. Innanzi tutto necessita di alcune manovre di corda per cui è necessaria una preparazione alpinistica di base. Inoltre, tranne la prima e l'ultima tappa, nn si svolge su sentieri segnati, ma spesso si tratta di districarsi su terreni difficili in assenza o quasi di segnavia, anche perchè in molti tratti sono stati cancellati, credo volutamente, visto che spesso mancano nei punti nevralgici (o se ne scorgono solo le ombre) mentre risultano ben visibili dove nn servono. Forse oserei definirlo come percorso alpinistico di difficoltà F
Un altro grosso problema sono i tempi che ovunque sono segnati puri da gps, di gente che viaggia scarica e che sa dove passare (e che quindi nn perde tempo a trovare la strada), senza tener conto nemmeno dei tempi tecnici (quelli necessari per le doppie o per l'arrampicata, per es); pertanto ai tempi segnati noi abbiamo sempre dovuto aggiungere almeno il 50% in più. 

Equipaggiamento:
1) scarpe: spesso in internet ho trovato sconsigliate le scarpe da avvicinamento basse, ragion per cui avevamo tutti scarponcini da trekking che per me si sono rivelate comodi ed adeguati
2) acqua: sul libro di Corrado Conca sono segnalati i punti dove rifornirsi e in effetti erano veritieri; tuttavia credo che affidarsi solo a quell'acqua sia un po' un azzardo; di sicuro bisogna munirsi di u disinfettante per l'acqua (tipo micropur) perchè spesso si tratta di acqua stagnante o di stillicidio e cmq io nn l'avrei bevuta volentieri; noi abbiamo preferito appoggiarci alla Cooperativa Goloritzè che ci portava alla sera i rifornimenti di cibo e acqua per la cena e il giorno seguente; il servizio nn è certo economico (ci hanno chiesto 470€ per 3 rifornimenti e 2 servizi taxi) ma consiglio cmq di fare un doppio rifornimento con un secondo contatto alla mattina per riprednersi le cose che nn servono per la giornata (per lo più materiale da campeggio) di modo da alleggerire un po' gli zaini. L'alternativa è organizzarsi con un gommone e lasciare l'acqua e cibo necessarie nei posti tappa.
3) tenda: da molte parti l'ho sentita definire "inutile"; io l'ho voluta strenaumente ed è stata molto utile sia la notte che ha piovuto sia nelle altre come protezione dagli insetti
4) corde: ovunque si parla della necessità di 2 mezze corde da almeno 40m per le calate; tuttavia durante il trekking abbiamo notato la presenza di soste intermedie; nn mi sento di garantirlo, ma consiglio di informarsi in tal senso
5) gps: forse lo renderà meno selvaggio, ma per me è indispensabile, a meno che nn si voglia cambiare sport e passare le giornate a fare orienteering col rischio di nn arrivare a fine tappa alla sera... 

LE TAPPE

NOTA: nn starò a scrivere una descrizione dettagliata di tutte le tappe anche per la difficoltà oggettiva di farlo; rimando pertanto alla bibliografia citata a cui aggiungerò dei commenti dove decisamente errata/fuorviante

I giorno, da Pedra Longa a Cala Pedrosa
Dislivello positivo: 1162m 
Lunghezza: 17km
tempo di percorrenza: 7h in movimento +3h30 in sosta (partenza alle 8.30; arrivo alle 19)
difficoltà: EE: E fino a Cuile des Piggius, poi lungo tratto dove è facile perdersi (lo stesso libro la definiva come "piana labirintica"; conviene tenersi sul bordo della scogliera e nn salire); breve arrampicata data di III (forse più facile; fatta slegata) proteggibile (3 spit) e poi traverso con corda fissa
Impegno fisico: +++
Note: volendo la tappa è divisibile in 2; quella classica termina a Cuile des Piggius, mentre quelli della cooperativa consigliavano di proseguire fino a degli ovili nei pressi del Monte Gennirico; noi abbiamo deciso di unire le 2 tappe sfruttando il fatto di viaggiare leggeri (ci siamo fatti portare tutta l'attrezzatura alla sera insieme ai viveri e all'acqua), ma in questo modo risulta in effetti molto lunga e un po' tirata. 

II giorno, da Cala Pedrosa a Cala Goloritzè
Dislivello positivo: 750m 
Lunghezza: 12km
tempo di percorrenza: 5h30 in movimento +3h in sosta (partenza alle 8.40; arrivo alle 17.10)
difficoltà: 
Impegno fisico: ++

III giorno, da Cala Goloritzè a Olobizzi
Dislivello positivo: 1240m 
Lunghezza: 14km
tempo di percorrenza: 7h in movimento +7h in sosta (partenza alle 7.15; arrivo alle 21.15)
difficoltà: EEA
Descrizione sommaria: risalito brevemente il Bacu Goloritzè, se ne esce a destra per una vallecola che conduce quasi subito alla boladina: un traverso su tronchi, cui segue un tratto di IV con corda fissa, un altro traverso di III e un diedrino sempre di III, quindi un canale con massi instabili e infine una paretina superabile con un tronco a fare da scala. Segue lungo tratto E. Poi 2 doppie, la prima con sosta su albero per superare tratto franoso. Alcuni tratti in grottoni, esposti e talvolta molto bassi (gli zaini possono intralciare). Alle 17.30 eravamo a Bacu Mudaloru, in origine termine della tappa (possibile bivaccare su 2 ampie aie carbonili) ma difficile da raggiungere per gli approvvigionamenti. Pertanto abbiamo proseguito: arrampicatina facile (III-), poi tratto su canale franoso in salita da cui si esce a destra (difficile individuazione del punto esatto) per sentiero spesso confuso dalle tracce di maiali; arrivati al punto 3T della cartina, quelli della cooperativa ci hanno consigliato una via di fuga che passa dal Bruncu de l'Urele. Io intendo "via di fuga" qualcosa di difficoltà inferiore a quello che sto facendo e che permette di raggiungere un posto sicuro in poco tempo; nn è proprio così. Già individuare il punto nn è facile in assenza di gps; posso dire che è in corrispondenza di una specie di piccolo pulpito dove il tracciato originale prosegue a mezza costa raggiungendo in breve delle grotte; se arrivate alle grotte siete andati troppo oltre. Si sale invece a sinistra su terreno estremamente ripido e su quelle che sembrano tracce di animali più che sentieri, praticamente in assenza di segnaletica (rarissimi ometti), fino a raggiungere una parete rocciosa da costeggiare verso destra. Si giunge così nei pressi di una forcella da risalire con ampio giro verso sinistra (alcuni passaggi facilitati da tronchi). Sbucati sull'altro versante, si prosegue in salita (sempre rari ometti) fino ad un altopiano da dove si scorge l'Ovile di Olobizzi e la strada che lo raggiunge. A questo punto noi abbiamo perso gli ometti e siamo scesi a caso nella bassa vegetazione puntando all'ovile fino a incrociare un sentiero che, seguito verso sinistra, conduce in breve alla strada ai cui bordi si trovano numerose piazzole dove bivaccare.
Impegno fisico: ++++ (sicuramente la tappa più impegnativa di tutto il trekking)

IV giorno, da Olobizzi a Cala Sisine
Dislivello positivo
: 500m 
Lunghezza: 10km
tempo di percorrenza: 4h in movimento +6h in sosta (partenza alle 9; arrivo alle 19)
difficoltà: EEA: tappa che prevede diverse calate in doppia e tratti di arrampicata che quindi dilatano enormemente i tempi; il sentiero è per lo più evidente, ma c'è da attraversare una frana su esile traccia esposta 
Impegno fisico: +++
Note: il primo tratto di arrampicata (un diedro di IV e un traverso di III, più facile stando bassi) nn è più protetto da catena; sono però presenti alcuni spit.
Passata Sa Nurca, occorre proseguire lungo la cengia per individuare la sosta per la calata.
Ufficilamente il Selvaggio Blu termina qui.
Cena e pernottamento: a Cala Sisine c'è un ristorante con annesso un piccolo campeggio; possiblità di doccia; necessaria la prenotazione 

V giorno, da Cala Sisine a Cala Luna
Dislivello positivo
: 700m 
Lunghezza: 10km
tempo di percorrenza: 3h30 in movimento +1h in sosta (partenza alle 8.40; arrivo alle 13)
difficoltà: E: tappa su sentieri ben segnati
Impegno fisico: + (possibilità di lasciare tutto il carico a Cala Sisine e recuperarlo successivamente)
Note: volendo è possibile proseguire fino a cala Fuili, ma noi ci siamo fermati qui e siamo rientrati a Sta Maria Navarrese con un servizio di battello.

 
 
 

RODODENDRI IN VALLE MOSSO

Post n°1717 pubblicato il 13 Giugno 2016 da sillylamb
 

Sono tornata ma per il racconto della sardegna dovrete aspettare ancora un po'. E' stato un viaggio intensissimo e sto pensando a come raccontarlo. Nel frattempo sono tornata alla normalità e vi dovrete accontentare del racconto della gita di ieri. In origine volevo chiudere la stagione di scialp al Sustenhorn, ma il meteo era troppo incerto e la caviglia di S ancora sofferente dopo il Selvaggio Blu, così abbiamo optato per un giro in MTB nn troppo lontano da casa che ci ha evitato la levataccia. Il giro è indubbiamente molto bello, si svolge in posti davvero suggestivi con guadi e bei panorami. Peccato che per me si sia rivelato tecnicamente difficile, spt nella prima parte (quella lungo L1, per intenderci), per cui ho spinto parecchio. A complicare le cose poi ci si è messo anche un'acquazzone a metà giornata, fortunamente nn troppo lungo. Insomma, visto come eravamo partiti, nn pensavo che sarei mai arrivata alla fine e invece...

Lunghezza: 35km,1000m di dislivello

Tipo di itinerario: itinerario su asfalto e sterrato (60%; carrarecce MC/BC e sentieri S1/S2)

Tempi di percorrenza: 4h30 per l'intero giro 

Periodo consigliato: itinerario ideale per le mezze stagioni; a maggio si può godere della fioritura dei rododendri. Io l'ho fatto domenica 12-6-16

Descrizione: http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/15355
Noi abbiamo fatto un paio di varianti. Innanzi tutto siamo partiti dalla frazione Picco di modo da iniziare in salita su asfalto e concludere in discesa. Poi una volta giunti a Livera abbiamo evitato il sentiero dei Tessitori ma siamo stati sempre su asfalto. 

 
 
 

PROVE TECNICHE PER IL SELVAGGIO BLU LUNGO L'ANELLO DEI CAMPELLI

Post n°1716 pubblicato il 23 Maggio 2016 da sillylamb
 

Vene partirò per la Sardegna. Ne ho davvero bisogno e in realtà nn ho ancora preparato niente, nonostante i miei compagni di viaggio abbiano già fatto liste e programmi. A me sembra ancora lontanissimo, ho un sacco di cose da fare questa settimana e poca voglia di farle. Però ormai la partenza è imminenete e ieri S voleva provare gli scarponi con cui affronterà il Selvaggio Blu. Escursionismo quindi. Abbiamo scelto una zona vicino a casa su un percorso che nn conoscevo. S poi ha dimenticato gli scarponi a casa per cui alla fine è venuto con le scarpe da ginnastica, ma il giro mi è piaciuto. Mi è sembrato anche più breve di quello che segnava il gps, senza difficoltà alcuna ma in bell'ambiente e con pochissima gente in giro: al ritorno nn abbiamo davvero incontrato nessuno.

Regione: Lombardia, provincia di Bergamo

Località di partenza:  A4 fino a Dalmine; risalire la val Brembana fino a Olmo al Brembo dove si prende a sinistra per Valtortra. Passato l'abitato, si prosegue fino ai Piani di Cerosola dove, di fronte al rifugio Trifoglio, termina la strada (1350m)

Dislivello: itinerario con saliscendi per un totale di 900m circa

Punti di appoggio: rifugio Lecco (1779m): di proprietà del CAI omonimo dispone di 40 posti letto ed è aperto tutto l'anno con servizio di alberghetto
Rifugio Cazzaniga (1900m): di proprieta dell'Associazione Nazionale Alpini di Lecco, dispone di 25 posti letto ed è aperto nei we tutto l'anno e continuativamente da metà giugno a inizio settembre; ieri chiuso per ferie
Rifugio Nicola: di proprietà privata, dispone di 24 camere ed è aperto con servizio di alberghetto sia in inverno (tutti i giorni dal 26 dicembre ad aprile durante il funzionamento della funivia) che in estate (tutti i giorni da giugno a metá settembre) e durante i fine settimana nel resto dell'anno 

periodo: l'itinerario è percorribile da maggio a novembre; io l'ho fatta domenica 22-5-16: ancora alcuni nevai da attraversare ma senza difficoltà lungo il sentiero 101

tempo di percorrenza: 5h10 per l'intero giro

Tipo di percorso: itinerario ad anello su sentieri ben segnati

cartografia: Kompass

difficoltà: EE (il sentiero degli stradini presenta alcuni tratti esposti ed altri attrezzati con corde fisse)

Presenza di acqua lungo il percorso: no

Itinerario: parcheggiata l'auto nell'ampio piazzale, ci si incammina lungo il proseguimento della strada. Fatti alcuni tornanti, ci sono 2 possibilità: o proseguire lungo la stessa o salire lungo le piste da sci tenendo sempre la sinistra fino a giungere ad un colletto (palina segnaletica). Da qui in breve ci si abbassa fino al rifugio Lecco (1h) dove si trovano le prime indicazioni per il sentiero degli Stradini. La traccia si porta alla Bocchetta di Pesciola e, trascurato un sentiero che scende ripido nel vallone, si prosegue a mezzacosta con alcuni saliscendi. Si passa nei pressi dell'attacco della ferrata e si prosegue lambendo le ripide parete rocciose in ambiente quasi dolomitico. Si raggiunge così la parte alta dei Piani di Artavaggio nei pressi della casera Campelli (1783m). Ai vari bivi si prosegue sempre dritto seguendo le indicazioni per il rifugio Nicola (2h30). Dal rifugio si torna brevemente sui propri passi e si imbocca il sentiero 101 che sale ad una bocchetta nei pressi della Baita della Bocca (1923m). Il tracciato, sempre ben evidente, corre a mezzacosta superando diversi valloni e seguendo lungamente le rughe della montagna fino ad una breve impennata che termina alla bocchetta dei Mughi (2020m; 4h). Scesi brevemente sull'altro versante, ci sono nuovamente 2 possibilità: scendere a sinistra oppure a destra. Entrambi i sentieri si ricongiungono alla prima bocchetta incontrata al mattino. Da qui all'auto per il percorso fatto all'andata.

 
 
 

TORTA DI ASPARAGI E EMMENTHAL

Post n°1715 pubblicato il 21 Maggio 2016 da sillylamb
 

La stagione di scialpinismo è finita e bisogna tirare le somme. In realtà ho una mezza idea di tentare il Sustenhorn intorno al 10 giugno, ma ci sono così tante variabili che preferisco nn farmi troppe illusioni, considerato anche per questo inverno avevo 3 desideri e nn ne ho realizzato nemmeno uno. In ogni caso questa stagione, iniziata in ritardissimo, nn è andata poi così male. In fondo ho portato a casa 12 gite e, considerato che (a parte alcune stagioni molto particolari) la media era di 13, direi che posso essere contenta. Mi ha regalato alcune belle sorprese (in particolare la discesa dall'Arpiglia) e, a parte qualche rara eccezione (il Blegier), la neve nn è stata eccezionale ma nemmeno disastrosa. Per me è stato l'anno degli attacchini che mi hanno cambiato in meglio la vita in salita e in peggio in discesa. In altre parole, quest'anno ho imparato a salire, il prossimo vediamo di imparare a scendere, visto che mi sembra che all'entrata in curva ci voglia molta più forza. Bilancio positivo, insomma. E domani si andrà a fare una passeggiata in vista del Selvaggio Blu. E poi arriverà l'estate e nn so bene cosa aspettarmi. Mi piacerebbe il Bianco (nn mi sono ancora rassegnata) e poi chissà... Cmq vada sarà un successo.

Ingredienti (per 2 persone): 40g di orzo, 200g di asparagi, 1 uovo, 70g di emmenthal, sale, pepe, olio, 1 cucchiaio di farina, 50ml di latte, prezzemolo e basilico tritati, 20g di burro
Preparazione: lessare l'orzo. Far stufare gli asparagi a rondelle con l'olio. Montare a neve l'albume. Lavorare il tuorlo con il latte e il burro ammorbidito, unire l'emmenthal grattugiato, il trito di erbe e gli altri ingredienti preparati in precedenza. Regolare di sale e pepe e trasferire il composto in una teglia di 15cm di dimatro rivestita con carta da forno. Infornare a 180° per 40 minuti. 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: sillylamb
Data di creazione: 26/01/2006
 

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Le montagne sono le preghiere di Dio

 

LE MIE MONTAGNE IN LOMBARDIA (2008-2013)

Provincia di Lecco:
- Grignone per la cresta di Piancaformia (alpinismo invernale)
Giro delle Grigne
- Zucco Sileggio

Provincia di Sondrio:
Pizzo Olano (scialp)
Salmurano (scialp)
- lago del Truzzo
- Surettahorn (scialp)
Bernina (alpinismo)
- bivacco Colombo, Palon de la Mare, monte Vioz (alpinismo)
Disgrazia (alpinismo)
- Gran Zebrù (alpinismo)
- Forcellino (scialp)
- Passo Porcile (scialp)
- il bivacco Ca' Bianca (scialp)
- Da Isola a Frondaglio (ciaspole)
- il lago di Colina (MTB)
-  il Cevedale (alpinismo)

Provincia di Bergamo:
- Bronzone
- Sasna (scialp)
- Mte Misma
Traversata delle creste della Presolana (alpinismo)
- Araralta e baciamorti (ciaspole)
- Pizzo Arera

Provincia di Brescia:
- Adamello (scialp)
- Monte Carone
- Guglielmo (ciaspole)

Provincia di Varese:
- Mte Settetermini (MTB)

 

LE MIE MONTAGNE IN LOMBARDIA, 3

Provincia di Sondrio:
- Punta dgli spiriti (scialp)
Gole Cardinello e lago d'Emet
- Tambò (scialp)
- Cima pesciola (scialp)
- Meriggio (scialp)
- Alpe Bondeno (ciaspole)
- Tresero (scialp)
- Cassandra (scialp)
- Ferrè (alpinismo)
- Scalino (scialp)
- Dosdè (scialp) 

Provincia di Como:
- Bregagno (scialp)
- Cima Pianchette (ciaspole)
- Berlinghera 

Provincia di Bergamo:
- Pizzo delle Segade (ciaspole)
- anello dei Campelli
- Vodala by night (scialp)
- Pizzo del Becco 

Provincia di Lecco:
- San Primo (scialp)
- Legnone da Colico
- Resegone (ciaspole)
- Moregallo (per il canalone Belasa)
- Grignone in invernale 

Provincia di Brescia:
- Frerone (scialp)
- Monte Creino 

Provincia di Varese:
-
 Pizzoni Laveno & Mte Nudo
Piambello (MTB) 

 

LE MIE MONTAGNE IN VALLE D'AOSTA(2008-2009-2010)

LE MIE MONTAGNE IN VALLE D'AOSTA (2011 E SEGG)

- Saron (scialp)
- Oilletta (scialp)
- Col Chavacourt (scialp)
Cima di Creya
- Gran Tournalin
- Roccia nera e Gemello del Breithorn (alpinismo)
- Dome de Gouter (alpinismo)
- Mont Avic
- 2 itinerari con le ciaspole in valdigne: alpeggi Tirecorne e lago d'Arpy
- Spalla W Becca Trecare (scialp)
- Tour Ronde (alpinismo)
- Breithorn Centrale (scialp)
Roisetta (scialp)
- Bieteron (scialp)
- Zumstein (scialp)
- Cleve de Moula
- Gran Cima (scialp)
- Tsaplana
(ciaspole)
- Gran Pays (scialp)
- Croce di fana (ciaspole)
- intorno all becca di Viou
-  da Bard a Machaby
- 2 itinerari in MTB: lago Miserin e Pointe de Chaligne
-  colle Champillon (scialp)
- S. Ambrogio 2011: a piedi sulle mulattiere di Quart, scialp al colle della Croce, ciaspolata notturna all'alpe Arp Vieille
- lago di Zuckie
(ante)cima d'Entrelor (scialp)
- lago Cignana (MTB)
- Bivacco Gervasutti
- Nei valloni di Leviona e Pesson 

 

LE MIE MONTAGNE ALTROVE (2006-07)

PIEMONTE:
Verbano-Cusio-Ossola:
- il rifugio Maria Luisa e il Grieshorn (ciaspole)
- Massa del Turlo
- l'anello di Pogallo
- Pizzo Diei e Monte Cistella
- Corona dei Troggi (ciaspole)
- Monte Massone
- Monte Cazzola (ciaspole)
Provincia di Biella:
- Monte Bo
Provincia di Torino:
-
Colma di Mombarone
Provincia di Alessandria:
- Monti Ebro e Chiappo (ciaspole)
- Monte Tobbio

LIGURIA:
Provincia di Savona:
- L'anello del Beigua
- L'anello del Monte Sordo
- L'anello di Finale
- Da Varigotti a Noli
Provincia di Genova:
punta Martin
il sentiero del Brugneto
- sui sentieri dell'ardesia: Monte Zatta e il Monte S. Giacomo
- Monti Reixa e Argentea

TOSCANA
- nelle foreste casentinesi: le cascate dell'acqua Cheta e il Monte Falterona

ESTERO
Francia:
- il mio Verdon: l'Imbut, il Breis e il Martel
- Cret de la Neige
- Le lac Blanc
Svizzera:
- Val di Campo: il rifugio Val Viola e la forcola di Cardan (ciaspole)
- Poncione d'Alnasca
- Traversata S. Carlo - Foroglio per la bocchetta della Crosa
- Il lago di Cama
- Monte Bar (ciaspole)
- La capanna Cremorasco e il Pizzo Corgella

 

LE MIE MONTAGNE ALTROVE (2008-09)

Piemonte
Provincia di Torino:
-
3 itinerari con le ciaspole dal rifugio Selleries: il lago Laus, il colle del Sabbione, il monte Orsiera
- il Rocciamelone
- il sentiero delle anime
- Punta Mariasco
Verbano-Cusio-Ossola:
- Alpe Veglia e dintorni
- Monte Togano

Emilia Romagna
Provincia di Piacenza:
- Monti Bue, Maggiorasca e Nero (ciaspole)
- Monte Alfeo
Provincia di Parma:
- traversata del parco dei 100 laghi
- Monte Orsaro

Liguria:
-
Manico del Lume (GE) e giro della Palmaria (SP)

Trentino Alto Adige:
Provincia di Bolzano:
- l'Ortles (alpinismo)

Toscana:
Provincia di Massa-Carrara:
- 2 ferrate nelle Apuane: il Monte Forato e il Pizzo Uccello

Estero:
Svizzera:
- capanna Gesero e Monte Marmontana
- Chuebodenhorn
- val Vergeletto, quota 2108
- Magehorn (scialpinismo)
- Piz Grevasalvas (scialpinismo)
- Capanna Poncione di Braga (ciaspole)
- Piz cadreigh (scialpinismo)
- Monte Fumadiga
- Pizzo Claro
- l'Adula (alpinismo)
Francia:
-
Fort de la Croix de Bretagne
- Mont Buet

 

LE MIE MONTAGNE ALTROVE, 3 (2009-2010-2011)

Estero:
Svizzera:
- Poncione di Valpiana (scialp)
- Cima dell'Uomo
- Nella valle dei Cani
Piz lagrev (scialp)
- Breithorn (scialp)
Piz Scalotta (scialp)
- Piz Uccello (scialp)
- Foisc (scialp)
- Piz Rondadura (scialp)
Marocco:
-
scialp sull'Atlante: Toubkal, Ras, Timesguida, colle quota 3850m nei pressi dell'Akioud
USA (California):
- Alta Peak
- Sierra Nevada Summit Lake
- Yosemite North Rim
- Sta Cruz Island

Trentino Alto Adige:
- Rifugio Trivena e Passo delle marmotte (ciaspole)
- Alpe di Villandro (ciaspole)
- valle del Ciamin
(ciaspole)
- ciaspole e torggelen: Cornetto e da Soprabolzano a Collalbo

Piemonte:
Provincia di Torino:
- Dormillouse (scialp)
- Testa di Money (alpinismo)
- Rifugio Mautino e Monte Corbiun (ciaspole)
- scialp e ciaspole in Valle Stretta: Colle di valle Stretta, col des Muandes, lago Verde, vallone di Rochemolles
Verbano-Cusio-Ossola
- Arbola
(scialp)
- Cima Valrossa (scialp)
- Mte Capio
Provincia di Vercelli:
- Monte Bo valsesiano (scialp)

 

LE MIE MONTAGNE ALTROVE, 4

Piemonte:
Provincia di Cuneo:
- Monviso (alpinismo)
- sentiero Frassati in Val Maira
- cima delle Rossette (scialp)
- Cima genova per la cresta Sigismondi (alpinismo)
Provincia di Torino:
- rifugio Jervis e Punta barant (ciaspole)
- Cima del bosco (scialp)
- Cima delle Liste (scialp)
Punta delle vallette (scialp)
Provincia di Novara:
- Mte Fenera (MTB)
VCO:
-
Corno orientale nefelgiù (scialp)
- Monte Faiè
- cima Jazzi (alpinismo)
Provincia di Biella:
- cresta dei carisey (alpinismo)

Emilia Romagna:
Provincia di Reggio Emilia:
- Monte Cusna

Trentino Alto Adige:
- rifugio Lancia e Col santo (ciaspole)
- Tra i masi della val Sarentino

Estero:
Svizzera:
-
Mte Gambarogno
- lago di Canee
- Palù (scialp)
- Bishorn (scialp)
- Punta di Stou (scialp)
- Piz Surgonda (scialp)
- Capanna campo tencia e lago Morghirolo (ciaspole)
Austria:
- Feldalphorn (ciaspole)
Francia:
- Dom de la Neige des Ecrins (alpinismmo)

 

LE MIE MONTAGNE ALTROVE, 5

Piemonte:
Provincia di Torino:
- Punta d'Almiane (scialp)
- Cavalcurt
- Forte di Foens (MTB)
- Roc Peirous (scialp)
- colle della battaglia (scialp)
- prato in fiera (scialp)
- Monte Lion (scialp)
Provincia di Cuneo:
-
Colle Ciaslaràs (scialp)
- Piovosa (scialp)
Provincia di Vercelli:
-
colle della piana (scialp)
- colle Piccolo Altare (scialp)
VCO:
- Corbernas (scialp)
giro dei 5 passi

Trentino Alto Adige:
Provincia di Bolzano:
- anello Brugger Schupfer (ciaspole)
- Laite Va Spiz (scialp)

Estero:
Norvegia:
- scialp alle Lofoten: Fagerfjellet e Stormheimfjellet
Svizzera:
- Septimerpass (MTB)
- Nadelhorn (alpinismo)
- Stotzigen fisten (scialp)
- Tallihorn (scialp)
- Chilchalphorn (scialp)
- Pigna d'Arolla (scialp)
- Strahlorn e Allainhorn (scialp)
- Generoso
Francia:
-
refuge de Gouter
Argentina:
- Cerro des los Cristales

 

LE MIE MONTAGNE ALTROVE, 6

Estero:
Svizzera:
- Chili Bielenhorn (scialp)
- Lucendro (scialp)
- Alphubel (scialp)
Piz d'Emmat Dadaint (scialp)
- Straffelgrat (scialp)
- Einshorn (scialp)
- Weissmies (alpinismo)
- Allainhorn, cresta Est (alpinismo)
- Piz Arpiglia (scialp)
- Piz Mezdì (scialp)
- Boshorn (scialp) 

Piemonte:
Provincia di Torino:
- colle delle Lance (scialp)
- Blegier (scialp)
- Giornalet (scialp)
VCO:
- Basodino (scialp) 
- traversata Veglia-Devero
- Mater & Margineta
alpeggi sopra Cannobio
Provincia di Cuneo:
- Chersogno (scialp)
- Oronaye (alpinismo)
- Colle della Lausa & anello Collalunga (scialp)
Colle Sagneres (scialp) 

Trentino Alto Adige:
- Presanella (alpinismo)
 

Veneto:
Provincia di Belluno:
- Pavione
Mont'Alt de Framont
Provincia di Verona:
- giro delle 5 cime
Monte Sparavero

 

PICCOLE SODDISFAZIONI

Anche se quello a cui tengo di più è la parte "alpinistica", qualcuno ha notato e apprezzato le mie ricette. Questo blog pertanto è segnalato su Petitchef.com

Ricette di cucina

 
 

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