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i fontanili della bassa bresciana (manuel zanola)

Post n°5 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da silsis8
 

 



 



Manuel Zanola matr.Y04647 classe 059A VIII ciclo SILSIS 



 



 



 



 



Svolgimento di una
possibile unità didattica: le risorgive della Bassa Bresciana



 



 



 



 



La Bassa Bresciana è una delle zone più fertili della Lombardia
e forse dell’intera Italia. Essa deve la sua fortuna alla presenza abbondante
di acqua, sia in superficie che nel sottosuolo: storicamente qui vi sono stati
e vi sono tuttora numerosi insediamenti agricoli che hanno tratto innumerevoli
benefici dalla presenza di questo elemento. Barbariga, il paese in cui vivo (20
km a sud di Brescia, 81 m s.l.m.), si trova in quella parte della Bassa
Bresciana che fa parte della cosiddetta “fascia delle risorgive”. L’unità
didattica che voglio sviluppare si basa proprio sul tema delle risorgive e dei
fontanili ed è rivolta specificamente a dei ragazzi che vivono nella Bassa
Bresciana anche (e soprattutto) per coinvolgerli in una conoscenza del nostro
bellissimo territorio rurale che ormai si va sempre più perdendo.



 Una risorgiva, o fontanile, è una sorgente di acqua dolce (a volte di
origine naturale, ma più spesso scavata dall'uomo) tipica della Pianura Padana.
Tipicamente il nome risorgiva è
preferibile quando l'affioramento è naturale, mentre si parla di fontanile quando la sorgente è di
origine antropica. La sovrapposizione dei due termini deriva dal fatto che
spesso i fontanili venivano scavati in aree già interessate da risorgive. La
storiografia romana non cita mai l'utilizzo di fontanili e risorgive a scopi
agricoli; il primo documento disponibile che riporta con certezza il termine fontanile risale al 1386, ed è costituito da
un atto notarile proveniente dalla zona di Segrate.
Si presume dunque generalmente che i fontanili abbiano avuto origine solo nei
primi secoli del II millennio, nell'ambito dei più ampi lavori
di bonifica idraulica della pianura padana, spesso ad opera dei monaci, come
per i numerosi fontanili di Barbariga, di cui si hanno testimonianze che
attestano la loro posa soprattutto ad opera dei Cistercensi. In questi secoli
furono effettuati i primi scavi per incanalare ed irregimentare le acque di
profondità. Intorno ai fontanili si sviluppavano spesso filari di alberi e
talvolta piccoli boschi dotati di una flora e di una fauna caratteristiche.



 Le acque che fuoriescono in
superficie presso le risorgive del nord Italia provengono da falde sotterranee
che traggono origine dalle aree settentrionali della Pianura Padana; queste
acque riaffiorano nelle zone sottostanti, più umide e pianeggianti: le acque
piovane e fluviali trovando un suolo molto permeabile formato da materiali
grossolani, vengono assorbite per poi tornare in superfice una volta incontrati
gli strati impermeabili della bassa pianura formati da limo ed argilla. L'acqua
riemerge in quella che viene definita testa
del fontanile e poi si distribuisce nella cosiddetta asta, per essere utilizzata per l'irrigazione
dei campi e in particolare per irrigare le marcite.
La marcita è una pratica agricola sviluppata dai monaci benedettini con lo
scopo di ottenere zone coltivate e foraggio delle plaudi. Attraverso questo
metodo si potevano ricavare fino a dodici raccolti di foraggio l'anno (contro i
tre normali) con evidenti vantaggi economici. Il sistema è basato sulla pratica
di tenere allagati i campi con acqua in movimento, anche nella stagione
invernale. Infatti grazie alla temperatura dell'acqua costantemente intorno ai
10~13°C, il terreno non gela e viene così stimolata la continua ricrescita
dell'erba facilitata anche dall'effetto di "inerzia termica" che,
mantiene calda l'aria sovrastante per lo spessore di circa 20 cm.

 









Fig. 1: Facili schemi che possono aiutare i
ragazzi a capire che cosa succede nel sottosuolo e a monte delle risorgive



La trattazione del tema dei fontanili si dovrebbe innestare all’interno del
più ampio discorso dell’acqua che normalmente viene trattato nella scuola media.
Numerosi sono gli spunti di riflessione
e le possibilità di sviluppo di questo argomento. Innanzi tutto è importante
che i ragazzi abbiano chiaro il ciclo dell’acqua e l’importanza di questo
elemento per la vita e gli ecosostemi. Solo così si può arrivare a parlare in
maniera efficace e completa dei fontanili. L’argomento dovrebbe essere
introdotto per prima cosa in via teorica, attraverso lo studio della storia dei fontanili nella
pianura padana e anche con cenni sull’idrogeologia del sottosuolo (in pratica
fare capire ai ragazzi che cos’è una falda freatica e come “funziona” una
risorgiva, parlare di strati permeabili e strati impermeabili argillosi ecc…).
Nel caso siamo molto fortunati il museo di storia naturale potrebbe anche
prestarci modellini che rappresentano il sottosuolo in sezione.



La trattazione di questo argomento a mio avviso è molto interessante per i
ragazzi perché può dare vita a molti approfondimenti: si può decidere di
dedicarsi alla flora legata alle rogge della campagna e ai fontanili, si può
approfondire il tema della fauna, si può trattare la storia stessa dei
fontanili e la loro importanza in un determinato territorio, si può trattare
l’argomento dell’inquinamento delle acque di superficie e si può anche parlare
delle tecniche agricole che rispettano le risorse idriche (cioè che non
sprecano l’acqua e che non la inquinano).



Essendo stato molto soddisfatto della visita all’acquario di Milano
sicuramente riproporrei la stessa cosa sotto forma di visita guidata ai
ragazzi: ritengo che la possibilità di vedere gli ecosistemi acquatici della
Pianura Padana ricreati in maniera così realistica e di poter osservare gli
ambienti che normalmente si trovano sott’acqua così da vicino possa essere per
i ragazzi un’esperienza entusiasmante, che unisce allo studio la possibilità di
“toccare con mano” quanto appreso .



Sempre sulla base di questo ragionamento, e avendo la fortuna di abitare in
una zona dove i fontanili abbondano, predisporrei con i ragazzi un’uscita sul
campo, in visita ad un fontanile. A questo proposito la roggia  Baiona, in località Barbariga (BS), è uno dei
luoghi della Bassa Bresciana che meglio si presta a questo scopo. Essa è stata
scavata nel periodo delle bonifiche ad opera dei monaci cistercensi e conta
poco meno di 200 fontanili nello spazio di 800 m. La roggia Baiona è facilmente
raggiungibile, poiché non si trova distante dall’abitato di Barbariga, e
inoltre il suo percorso è facilmente seguibile poiché per un buon tratto è costeggiato
da un comodo sentiero (sistemato di recente con il lavoro di volontari locali).
Oltretutto il suo letto (che è piuttosto ampio: 4/5 metri), presenta un fondo
ghiaioso e poco profondo (20/30 cm di media), dimodochè è possibile per i
ragazzi avventurarvisi muniti di stivaletti.



 





 





Fig. 2: Tipico esempio di paesaggio legato
alle risorgive e particolare di un fontanile



In questo modo, attraverso il contatto diretto, i ragazzi possono vedere con
i propri occhi (troppo spesso poco avvezzi a queste cose) ciò che hanno appreso
in classe ed al museo e fare prelievi e campionamenti. Ad esempio sarebbe molto
interessante far loro misurare la temperatura dell’acqua che sgorga dai
fontanili con un termometro, per vedere se corrisponde alle temperature che
hanno studiato a scuola. Sarebbe altresì molto bello poter far loro fare una
raccolta di foglie e fiori che crescono spontaneamente lungo il corso del
fontanile al fine di realizzare piccoli erbari (magari con l’aiuto
dell’insegnante di arte e disegno). Queste attività all’aperto potrebbero
essere coadiuvate dalle GEV (guardie ecologiche volontarie) della provincia di
Brescia, sempre disponibili per la didattica ambientale per le scuole. Le GEV,
oltretutto, dispongono di un discreto campionario di fauna locale tassidermizzata
o conservata in alcool (uccelli, rettili, piccoli mammiferi, tutti
rigorosamente frutto di ritrovamenti e mai uccisi per tale scopo), e quindi
potrebbero allestire in classe una piccola esposizione per permettere ai
ragazzi di vedere da vicino biacchi, ramarri, martin pescatori, civette e tutti
quegli animali che popolano rogge e fontanili e che, per loro stessa natura, è
quasi impossibile avvistare ed incontrare se si va in visita all’aperto con
un’intera rumorosissima classe.



 Un’alta importantissima esperienza
che i ragazzi possono fare potrebbe essere l’incontro con personaggi “storici”
che conoscono la storia del tessuto idrico locale, come il signor Andrea,
classe 1937, “dacquaröl” di professione, ovvero colui che e stato addetto per
quasi 50 anni alla manutenzione delle rogge e dei fontanili della zona di
Barbariga e dintorni. Questo signore molto simpatico e disponibile ricorda a
menadito la storia di ogni singolo albero che costeggia le rogge di cui era
custode, e i suoi racconti sono sempre molto piacevoli oltre che interessanti,
poiché all’ottima conoscenza dell’ecosistema fontanile egli affianca una serie
di aneddoti e racconti che parlano un po’ di com’era la bassa e di cosa l’ha
portata ad essere come la vediamo adesso.



 Mostrando e mettendo a nudo la
bellezza e la complessità che c’è dietro ad un ecosistema all’apparenza tanto
banale e quotidiano (per chi vive in campagna) come quello delle rogge, la
trattazione dell’argomento delle risorgive e dei fontanili a mio vedere non può
prescindere da un discorso ecologico, che miri a far rendere consapevoli i
ragazzi dei rischi che corre un patrimonio storico e naturalistico tanto bello
quanto fragile come quello appena descritto. Trovo che sia molto importante il
tentativo di creare una coscienza ecologica nei ragazzi, il che è possibile
solo attraverso una profonda conoscenza della natura e dell’ambiente che li
circonda (soprattutto di quello locale e a portata di mano). Io concluderei quindi
l’unità didattica in questione parlando ai ragazzi dei problemi ambientali che
affliggono il nostro territorio e la nostra salute, spiegando loro che l’agricoltura
intensiva, allevamenti zootecnici e le industrie, pur creando benessere,
contribuiscono in maniera costante e continua alla perdita di un patrimonio,
come l’acqua, che è di tutti e che a
causa di sprechi e inefficienze è sempre più a rischio . La conclusione ovvia
di un percorso del genere , perciò, potrebbe essere affidata ad una lezione,
tenuta dall’insegnante o da un educatore ambientale, sui modi che i nostri
ragazzi hanno per risparmiare acqua e per inquinarla il meno possibile.



 



 



 



 

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