SILVA MALA

Poco è cambiato


Dal mattino ,riporto questa intervista-denuncia di don Merola, tornato nella sua ex chiesa due giorni fa;è molto significativo il fatto che ,per ragioni di sicurezza ,sia stato costretto ad entrarvi  passando da un ingresso secondario.«A Forcella sono tornate le sentinelle del clan. Le ho viste, le ho riconosciute, erano lì a pochi passi dalla mia chiesa». Padre Luigi Merola è tornato due giorni fa a Forcella per celebrare il matrimonio di una sua collaboratrice e racconta a malincuore l’ultima esperienza tra i vicoli. Lo fa, commentando con amarezza la notizia di una nuova sparatoria, a poche centinaia di metri dal luogo in cui nel 2004 venne uccisa Annalisa Durante. Padre Merola, ancora sangue e violenza sotto gli occhi di tutti. Tre anni dopo il sacrificio di Annalisa, cos’è cambiato? «È cambiato poco o nulla, nonostante il sacrificio della povera Annalisa. È un’amara considerazione che purtroppo fotografa una realtà in disfacimento». Conosce il ragazzo ferito ieri nei pressi di via Duomo? «Lo conosco e so che è un lavoratore. Se non ricordo male faceva il netturbino, vive in vico Zite, in uno dei tanti palazzi che cadono in rovina e aspettano un recupero da sempre annunciato». Perché Forcella resta una zona difficile? «I progetti annunciati qualche anno fa per la rinascita del quartiere sono rimasti lettera morta». A quali progetti si riferisce? «Penso al cinema in via Vicaria Vecchia, ma anche al degrado dei palazzi, alla spazzatura, alle forze dell’ordine che non sono mai a sufficienza». Non crede che l’intera vicenda giudiziaria sia stata strumentalizzata dopo la morte di Annalisa Durante, l’inizio del processo e la grande attenzione su Forcella? «Io penso solo al cammino fatto in molti anni assieme a una comunità che chiedeva di essere guidata». Cosa ha trovato due giorni fa a Forcella? «Ho rivisto le sentinelle del clan Mazzarella. Sono di nuovo tornate, anche all’esterno della mia chiesa. Tanto che sono entrato da un ingresso secondario». Lei con le vedette del clan ha mai provato a parlare? «Certo. Mi avvicinavo e glielo dicevo in faccia: la camorra è morte e precarietà, seguitemi in chiesa, lasciate il clan».