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Ci incontrammo nel querceto
Salimmo su da un mare
su impervie scalinate
e irrompeva su dall’Io
uno sfiduciato grido amaro:
salmastra era l’aria,
ci incontrammo nel querceto
sotto raggi ammaliatori
ti stringevo forte al cuore.
Occhi azzurri eri bionda,
nei riverberi agostani
il tuo corpo seducente
mi offristi con passione
e nell’incanto delle selve
ci amammo nei tramonti
sotto accesi caldi soli.
Con l’azzurro del creato
affascinante il tuo sorriso
abitava le mie ore,
scendevamo dalla ripa
con la gioia negli sguardi,
porgendo la tua mano
ti stringevo nel querceto
con le brezze sulle fronde.
Silvano Astraldi
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UNA CRITICA
Questo autore conserva nel suo cantare temi mistico-esoterici e psicologici che ricordano fortemente la poetica montaliana; la Liguria fa da sfondo ideale per parlare di emozioni profonde attraverso simboli (ad esempio le immagini espressionistiche di Nuovi mondi: falci illuminate, fiorivan steli gialli, azzurri cieli alti e l’evocazione del passato correvamo in vie serene e del futuro incombenti e inesplorati / attendevan nuovi mondi / e su future rive umane). Anche le immagini angeliche e la descrizione di esperienze estatiche s’avvicinano molto a Montale (vedi in Angeliche premure i passi: dalle angeliche premure estasiati eravamo e felici volavamo su abissi celestiali, o sostavamo in mondi chiari. La Liguria, e in particolare il mare, rappresentano simbolicamente per il mistico Silvano la legge del Padre, legge che compare poi esplicitamente nel tema celestiale esoterico cristiano di Entro l’animo serbava.
(Laura Caviola)