Silvio Perroni

GIORNATA MONDIALE DELL'INGANNO SULLA DONNA


Oggi avrei dovuto partecipare ad un evento sulla violenza sulle donne, invitato dalla mia padrona di casa, nonchè assessore alle pari opportunità. L'ho avvisata che ero fortemente contrario a questa che reputo una pericolosa campagna ideologica, ma avendomi chiesto perchè, avendo io spiegato le mie motivazioni, con mio sommo stupore mi ha condiviso tutte le mie ragioni. Mi sono deciso così ad accettare quell'invito. Avevo anche preparato un piccolo intervento, visto che me l'aveva chiesto. Purtroppo lei si è ammalata e non era presente, ma ho deciso di restare lo stesso, almeno fino a che fossi riuscito a resistere. Vada per il sindaco, che ha esordito con un condivisibilissimo "rispetto per i diritti dell'essere umano", ma che ha sollecitato la mia pazienza aggiungendo subito dopo "in particolare quelli della donna". Ma chi mi ha fatto perdere le staffe è stato il sociologo. Ha cominciato facendo riferimento a dati non certi, pieni di "forse", "più o meno", ecc... usati però come base per la giustificazione della violenza sulla donna come fenomeno sul quale discutere a prescindere dagli altri tipi di violenza. E già questo dovrebbe essere uno scandalo per un sociologo, visto che già al corso di sociologia la prima cosa che insegnano al futuro sociologo è che i suoi studi si basano fondamentalmente su statistiche, su come farle in modo obiettivo, e su come riflettere obiettivamente sui dati ricavati. Poi si è messo ad evidenziare anacronisticamente i nostri immaginari collettivi di decenni fa, maschio come padrone, femmina come succube, come se fossero ancora oggi condivisi dalla maggior parte dei maschi, quando già invece ci si pone il problema del maschio spaesato, che abbandonato ormai il precedente riferimento, non trova più un suo ruolo. Comunque, sembrava mettersi bene quando ha evidenziato come la violenza di genere avvenga prevalentemente fra persone che si conoscono, tra le quali c'è una più o meno intensa intimità. E questa è già una seria indicazione sulla giusta via da seguire. Mi è piaciuto quando ha rilevato lui stesso che nenache nei più importanti manuali di sociologia si analizza a fondo la violenza di genere, tantomeno rapportata alla intimità, quando invece sembra essere uno dei problemi più profondi dell'essere umano. E mi è piaciuto ancora di più quando si è chiesto perchè mai questa assenza, e si è risposto che discutere sul legame tra violenza ed intimità mette in discussione le più profonde basi del proprio essere. Sembrava quindi andare nella giusta direzione, ma lo aspettavo al varco. Infatti subito dopo ha aggiunto che questa connessione tra violenza ed intimità dovrebbe far riflettere noi maschi, senza accennare alle femmine, e lì la mia sopportazione ha raggiunto il limite, e con mia moglie ce ne siamo andati.Visto comunque che la mia riflessione sul tema l'avevo preparata, la butto quà, sperando che sia utile spunto per qualcuno."Da poco tempo è stato portato dai principali media alla coscienza collettiva questo nuovo termine, "femminicidio".Per quanto ho capito io seguendo i media come tanti, ovvero leggendo prevalentemente i titoli dei quotidiani e seguendo i tg durante i pasti, il significato letterale di questo termine, "femminicidio", sarebbe "omicidio delle femmine".In particolare, nel suo uso corrente, sembrerebbe voler indicare l'omicidio delle femmine da parte dei maschi.Ancora più in particolare sembrerebbe si tratti di omicidio delle femmine da parte di maschi che hanno un particolare e profondo odio verso le femmine.Un odio a prescindere, solo per il fatto che sono "femmine".Un odio che sembrerebbe nasca da una qualche sorta di differenza tra il DNA maschile e quello femminile, qualcosa come la presenza di geni nel DNA maschile che impongono la violenza sul genere femminile, mentre non ci sarebbero geni simili nel DNA femminile.La soluzione di questo problema sembrerebbe essere sostanzialmente una legge ad hoc che difenda e tuteli le femmine da questo odio genetico maschile.Spero bene che la maggior parte dei presenti sorrida nell'ascoltare questa interpretazione. Ma se mi confronto con qualche donna che sente in modo particolare il problema, spesso questa è l'interpretazione che ricevo, e spesso solo perchè costretta dal mio incalzare, come se lei stessa sapesse, in fondo alla sua anima, la gravità, oltre che l'assurdità, di queste affermazioni, e tuttavia ancor più convinta quanto più la incalzo, fino ad ammettere di ritenere che la femmina è un essere superiore, se pur sottomessa al maschio, e che l'eventuale aggressività femminile è l'eccezione, mentre quella maschile è congenita.Questo è un sentire diffuso, se pur non apertamente dichiarato, sia con le persone con le quali relaziono nella vita reale, sia con quelle che incontro nei social network.E questo è il messaggio, sostanzialmente, diffuso dai media, in modalità tali che così sia interpretato da molti.Ripeto, non ho dati certi su questo fenomeno, grazie anche ai media sempre solerti nel sensazionalismo, ma poco rispettosi della capacità del cittadino di trarre autonomamente conclusioni sulla base di dati che spesso vengono forniti parzialmente, così da falsarne la percezione, e raramente in modo puntuale e completo.E se pur li avessi, la pur poca esperienza che ho avuto nel campo di ricerche statistiche mi indurrebbe a prenderli con le molle, che se una cosa ho imparato, è che qualsiasi dato statistico può essere interpretato in mille modi diversi, se non ottenuto seguendo rigide regole.Il fatto è che questo fenomeno, il "femminicidio", così come a me sembra sia presentato dai media, stride fortemente con la mia esperienza di vita, sia quella vissuta in prima persona che quella osservata, ed ancor più studiata.Sin da piccolo ho potuto osservare come l'aggressività, e la violenza alberghino sia nelle femmine che nei maschi. Nelle madri come nei padri, nei mariti come nelle mogli. Negli amici come nelle amiche. Nei colleghi come nelle colleghe. Negli adulti come nei bambini.Certo, aggressività e violenza esternate con modalità generalmente diverse a seconda del genere o dell'età o del livello culturale, ma sostanzialmente sempre presenti.Solo pochi mesi fa osservavo una madre che dopo un sonoro ceffone trascinava per strada, letteralmente, il figlio piangente che voleva fermarsi ad una vetrina.Chi non si è sorpreso a provare almeno una volta aggressività verso la persona che tuttavia ama?Non si diceva forse "l'amore non è bello se non è litigarello"?Così come "tra moglie e marito non mettere il dito"?Conosciamo bene tutti, almeno lo spero, le obiettive difficoltà di relazione tra due persone che si amano, vinte da entrambi nel percorso comune verso l'unione.Conosciamo bene l'aggressività e la violenza che suscita il tradimento, vuoi nel senso classico ma soprattutto in generale, quando sia un tradimento di un patto d'amore, o d'affetto in generale, anche solo d'amicizia.Che esistano a volte, o spesso, o sempre, ma in misure diverse da caso a caso, aggressività e violenza nei rapporti tra maschio e femmina è evidente, così come però esistono aggressività e violenza in qualsiasi tipo di rapporto affettivo, tra genitori e figli, madri o padri che siano, e figli o figlie che siano, d'amicizia, tra maschi o tra femmine, fino ai rapporti economici, dove il genere sessuale è l'ultima cosa che conta.Che le cose accadono anche se i quotidiani non le pubblicano, è una cosa che ho imparato da molto tempo.Sembra ovvio, ma non lo è poi tanto quando noto i giornali che per un mesetto elencano tutti gli incidenti mortali automobilistici del sabato sera, come se fossero la causa principale degli incidenti stradali, e come se fossero particolarmente intensi in quel periodo, per poi tacere magari per qualche mesetto o per anni, come se nessuno andasse più in discoteca.Ma se vedo le statistiche, cosa che ho fatto in questo caso per esempio, gli incidenti mortali ci sono sempre, dal lunedì alla domenica, mattina e sera, coinvolgenti giovani ed anziani, ballerini o scaricatori di porto o casalinghe, che vadano in discoteca o al lavoro.Ogni tanto, oltre agli innumerevoli omicidi di femmine perpetrati da maschi, leggo anche di omicidi di maschi perpetrati da femmine, di figli uccisi da padri e da madri, di madri o padri uccisi dai figli, di amici uccisi in stupide liti, e di omicidi di sconosciuti scaturiti da semplici incidenti stradali.Ricordo una sera, davanti ad un locale ci fu un sinistro tra due ragazze. Una urlò all'altra che se avesse avuto una pistola le avrebbe sparato.Mi chiedo allora: è propro vero che esiste una aggressività e violenza che sono peculiari del genere maschile, quando ho quotidianamente esempi di violenza femminile, fosse anche solo quella di una madre che impone al figlio maschio o femmina che sia di non guardare la tv, senza tante spiegazioni?Ed è proprio vero che questa violenza nasca da un odio genetico verso le femmine, quando natura stessa ci crea e ci spinge l'uno verso l'altro, per i suoi fini riproduttivi e di salvaguardia della specie?E se pur non si vuole parlare di violenza maschile nei confronti delle femmine, ma di violenza di genere, accettando quindi che esista anche una violenza femminile nei confronti dei maschi, è giusto parlare di violenza di genere, se poi osservo violenza in tutti gli altri casi di relazione tra esseri umani?E' indubbio che esiste anche la violenza dei genitori verso i figli.Ultimamente pare anch'esso un fenomeno emergente la violenza dei figli verso i genitori.E' corretto diversificare la violenza in tipologie, come quella di maschi verso femmine, o femmine verso maschi, di genitori verso figli, o più in generale di adulti verso bambini, e al contrario, di figli verso genitori?E la violenza di chi uccide per rubare, o per ottenere un potere?La violenza della malavita organizzata, è una violenza da trattare in modo diverso, semplicemente perchè sembra una violenza ragionata, organizzata, invece che innata?Non si tratta forse invece in tutti questi casi, tutti, semplicemente di violenza sull'altro, vuoi per fini personali, vuoi per reazioni esagerate a violenze subite, intense e repentine, o lentamente somministrate nel tempo?Non si tratta forse, in ultima analisi, semplicemente del problema che abbiamo tutti, sin da piccoli, di saper controllare i nostri impulsi, istintivi o condizionati che siano, convogliandoli nei sistemi di valori di buon senso che permettono il pacifico e proficuo vivere di una comunità?Non è forse questo il principale insegnamento che noi genitori cerchiamo di dare o che dovremmo dare ai nostri figli?Non si tratta quindi forse più che altro di un problema di educazione, quando si è piccoli, e di maturità da grandi, quando si decide o meno di riconoscere e autocorreggere gli errori educativi subiti?Se è così, come io ritengo che sia, allora le cause sono da ricercarsi nei modelli educativi che le nostre società ci propongono, e che noi genitori seguiamo, consapevoli o meno che siamo.C'è chi fa notare, volendo scaricare il grosso della colpa proprio sulle femmine, che la prima educazione, quella dei primi anni, quella che forma le basi della personalità dell'individuo adulto, volente o nolente, è data proprio dalle femmine: la madre, praticamente quasi unico riferimento nel primo anno di vita, e sempre presente nel quotidiano fino alla maturità, spesso anche dopo, con sommo dolore di generi e nuore.Nonne, zie, cugine ed altre figure femminili aiutano spesso le madri nei primi anni di vita, ed anche dopo.Negli asili e nelle scuole elementari, fino alle medie, il genere femminile ancora oggi regna sovrano.Solo nelle superiori si comincia ad intravedere qualche professore.Non sarebbe difficile scaricare tutto sulla femmina stessa.Ma non è giusto. I genitori sono due, almeno nella famiglia naturale, maschio e femmina, e ad entrambi è richiesto di educare i figli.Il padre ha il dovere, oltre che il diritto, di fare la propria parte, sin dai primi mesi di vita.Ma non rientra negli stereotipi ancora ad oggi condivisi, sia dai maschi che dalle femmine.Che ci provi un padre ad intromettersi quando la madre, insieme alle nonne, le zie, e quant'altro, cambiano i primi pannolini al piccolo, o gli somministrano le prime pappe. Rischia il linciaggio. E così in tutti gli altri campi educativi, e per molti dei primi anni di vita.Al padre non resta altro che accettare lo stereotipo pronto per lui, al quale è stato oltretutto educato, dai genitori e dai media, e che tutto sommato contribuisce a mantenere l'equilibrio familiare.L'alternativa è una guerra senza tregua, col rischio di mettere in crisi la famiglia stessa. Può sembrare esagerato quanto dico, ma è quanto accade puntualmente quando si provi realmente a mettere in discussione gli stereotipi ai quali siamo stati tutti educati, e che continuiamo a tramandare ai nostri figli, ancora oggi.Perchè un conto è contribuire attivamente a modalità e ritmi decisi dalle madri, erroneamente scambiato come parità, un altro è invece intervenire su quei modi e ritmi, mettendoli in discussione.Il maschio in questi casi quasi sempre si ritira in buon ordine, ed accetta la violenza femminile dettata dai rispettivi stereotipi.Questo è il suo errore. In questo contesto ed in molti altri, come quello del rapporto amoroso, il maschio è abituato ad accettare gli stereotipi proposti, così come la femmina, lasciando che siano questi stereotipi a decidere come vivere il rapporto, che però, proprio a causa di questa accettazione, si risolve sostanzialmente in uno scambio opportunistico, di comodo, piuttosto che in una condivisione da pari a pari di valori fondanti comunemente scoperti e decisi.E forse è proprio l'accettazione di questi stereotipi a creare i presupposti per quei malintesi, quelle aspettative, che spesso vengono puntualmente tradite, in quanto non naturali, e lì dove si ritiene ci sia stato tradimento spesso nasce l'aggressività, che a volte sfocia in violenza.Il compito del maschio, così come quello della femmina, io ritengo sia quello di mettere in discussione quegli stereotipi, insieme, fino in fondo, in nome dell'amore che li lega,che deve prevalere su questi stereotipi quando da questi viene attaccato.La verità è che un simile confronto non è quasi mai fatto, per paura di mettere in crisi il rapporto, e non solo, per paura anche di mettere in crisi se stessi, e l'altro, ed essere costretti a rivedere tutto il proprio punto di vista sulla società, sui valori, sulla propria etica di vita.Eppure, io mi chiedo cosa c'è di più bello e profondo del cambiare insieme, scoprendo sè stessi e l'altro, e la società nella quale si vive, e diventando un'unica entità, con la persona che si ama?Ora però devo soffermarmi sul reale e più importante pericolo che questo fenomeno sta secondo me producendo.Sapere che c'è chi pensa che il problema dipenda da presunti geni della violenza maschile verso il genere femminile, come se madre natura volesse cinicamente fare impazzire il maschio, da una parte creando in lui l'innegabile attrazione verso il genere femminile, come gran parte delle donne riconoscono, quando accusano l'uomo di ragionare con i suoi genitali, e dall'altra facendole odiare semplicemente in quanto femmine, sarebbe semplicemente ridicolo, qualcosa come i famosi geni della eterna giovinezza, dell'amore, dell'intelligenza, e quant'altro, che periodicamente i solleciti media ci informano che vengono scoperti da laboriosi scienziati, salvo poi non saperne più nulla.Già mi vedo i futuri maschi appena nati prendere il vaccino contro la violenza verso le femmine, che sicuramente in futuro sarà scoperto, insieme agli altri vaccini.Purtroppo non è così ridicolo. Questa direzione porta unicamente al razzismo, esattamente come quello verso i neri, o gli ebrei. L'ideologia razzista parte da differenze genetiche per giustificare presunti diritti di una razza rispetto ad un'altra. Ma sappiamo bene a cosa porta questa direzione. Lo sanno bene i nostri legislatori, quelli di una volta, che si sono dannati per fare in modo che ogni legge non faccia mai riferimento a differenze di alcun tipo, ma tratti ogni essere umano egualmente.Ed ora, invece, si vogliono fare leggi apposta per difendere in particolare le femmine dai maschi, o per regolare in modo differente la violenza di genere piuttosto che quella di altro tipo.Così come si vuole ad esempio regolare la violenza omofoba in modo differente rispetto ad altri tipi di violenza.Nessuna legge con tali presupposti potrà mai essere una legge giusta, nè quindi potrà mai risolvere alcun problema.Leggi simili potranno solo portare ulteriori colpi alle basi del diritto, ai fondamenti del diritto degli esseri umani, alla nostra stessa umanità.La violenza è tale in quanto viola i diritti di qualsiasi essere umano. Differenziare il trattamento vuol dire inserire il razzismo nel diritto.Problemi come quello di cui si tratta oggi non si risolvono con leggi restrittive, perchè mai la legge ha risolto problemi che scaturiscono da impulsi irrefrenabili causati da disequilibri prevalentemente psicologici.Può contenerli, ma a patto di limitare le libertà di tutti gli altri individui che di quelle leggi non hanno bisogno.E a volte, a patto di andare verso regimi dittatoriali che sempre portano a conflitti sanguinosi, prima o poi.Non è così forse, legge dopo legge, sotto una forte pressione mediatica, che è stato portato il popolo tedesco ad accettare e condividere l'obbrobrio nazista?Non è così forse che anche il popolo italiano è stato portato ad accettare e condividere una ideologia che ci ha portati tutti alla seconda guerra mondiale?Non è forse un altro l'obiettivo dell'essere umano, e cioè quello di liberarsi dal dominio degli istinti, e superare se stesso senza l'obbligo di regole imposte da esterni, ma ferme nel suo cuore, in funzione del bene comune?L'unico risultato di leggi come quella sul femminicidio o sull'omofobia, così come quella sul negazionismo, è quello di portarci verso un futuro regime dittatoriale.I tempi sono maturi. Gli ultimi anziani che si ricordano dell'ultima guerra stanno scomparendo.La crisi attuale è, a detta di molti esperti, ancora più grave di quelle che precedettero la prima e la seconda guerra mondiale.Il degrado attuale dei valori fondanti delle società è diffuso ed evidente, in ogni settore.Il ricco diventa sempre più ricco e potente, senza più limiti, noncurante della sempre maggiore povertà accanto a lui, nella stessa nazione, nella stessa città.I giovani non hanno più riferimenti nei quali credere e sperare.L'aggressività generale, non quella femminicida, è in aumento.In questo contesto il ripetersi del processo che ha portato al nazismo e al fascismo è facilmente innescabile.E questa nostra generazione non ha nulla di meglio rispetto a quelle dell'epoca.E non si vede il motivo per cui questa debba essere l'unica generazione, dall'inizio della storia conosciuta dell'uomo, che non viva almeno una guerra.Attenzione quindi ad intraprendere strade pericolose, che nascondono i nostri reali problemi inducendoci al razzismo, alla divisione, alla violenza legiferata.Il femminicido, alla luce di quanto detto, così come l'omofobia, secondo me sono operazioni di una propaganda ideologica che tende alla preparazione di un futuro, e neanche tanto, regime dittatoriale.Di questi tempi si dovrebbe pensare a leggi che riportino l'economia nelle regioni, nei comuni, localmente, così che si possa vivere in pace, quando i poveri che soffrono, gli imprenditori e pensionati che si uccidono, sono importanti quanto gli omicidi cosiddetti di genere, quando le vere cause delle violenze familiari, dalle separazioni agli omicidi, ed anzi, la violenza familiare dipende ormai soprattutto dai problemi economici che sempre più distruggono le famiglie, piuttosto che da presunti geni nel dna.Il mio dubbio, per non dire certezza, è che tutte queste distorsioni e questa enfatizzazione su questo fenomeno vogliano coprire le cause reali di quanto sta accadendo nel profondo tessuto sociale degli italiani, e dei popoli occidentali in generale.Ed anche questo è quindi un segno del degrado diffuso e grave che stiamo vivendo.Non lasciamo che questo degrado ci vinca.Si ridia alle famiglie una speranza di futuro, per loro e per i loro figli.Si ridia al maschio, ed alla femmina, la dignità di un lavoro.Si interrompa il progetto globale di poche multinazionali che possiedono tutto, si interrompa la distruzione delle economie locali, delle produzioni locali, dei mercati locali, si interrompa l’accumulo senza freni delle ricchezze da parte di pochi, e la sottrazione delle ricchezze alla maggior parte dei cittadini.Che i più ricchi prendano coscienza della direzione in cui stiamo andando tutti, che solo una grande catastrofe potrà riazzerare il degrado generale di tutti i ceti sociali e di tutte le categorie che stiamo vivendo. Se la si vuole evitare, siano loro per primi a tornare ai valori fondanti della società, siano loro a fare il primo passo, a sacrificare parte delle proprie ricchezze per una corretta amministrazione dello Stato, del territorio, dello stato sociale, per riavviare le economie locali, le produzioni, i commerci, la vita delle piccole realtà locali, per ridare dignità agli uomini, alle donne, alle famiglie, futuro ai loro figli, e serenità alla comunità nazionale nella quale quei ricchi sono nati, cresciuti, e insieme alla quale sono riusciti ad accumulare le loro ricchezze. Perchè così come da loro sono partiti, per poi diffondersi nelle gerarchie sociali, i fondamenti della ideologia liberista che ci ha portato a questo stato di cose, allo stesso modo possono ripartire e rigenerarsi quei valori positivi che fondano e mantengono il benessere sociale, perchè sono loro ora, di fatto, che hanno il potere di proporre modelli comportamentali che il resto del popolo tende a seguire.Che l’essere umano torni ad essere il centro del suo interesse, piuttosto che il denaro. Questa è la reale soluzione al femminicidio, che è semplicemente un aspetto della violenza dilagante causata dal degrado generale dei valori e quindi dalla conseguente crisi."