°PeNsIeRi E pArOlE°

...I Curdi un popolo dimenticato..


Nel 1991, finito il conflitto del Golfo, si è consumata la tragedia del popolo curdo.  Due milioni di curdi incalzati dalI'esercito, dagli aerei e dagli elicotteri di Saddam Hussein fuggivano dall'Iraq con auto, camion, carri trascinati da buoi o asini e soprattutto a piedi. È stata una ecatombe, morivano almeno mille persone al giorno, in maggioranza vecchi e bambini.  Ma non era la prima volta. Fino a quel momento pochi conoscevano le sofferenze e la tragedia di questo popolo che da secoli non ha pace. Pochi sanno però che se oggi i curdi vengono perseguitati e sterminati, gran parte delle responsabilità ricadono sulle potenze vincitrici della prima guerra mondiale che hanno badato ai loro interessi a spese del popolo curdo. Nel 1920 il Trattato di Sèvres aveva concesso ai curdi l'autonomia e una patria. Tre anni dopo, a Losanna, gli alleati rinnegano il precedente impegno di Sèvres e lasciano i curdi sotto la giurisdizione di quattro paesi: Turchia, Iran, Iraq e Siria. Da allora la storia dei curdi è un susseguirsi di genocidi e deportazioni. In questo secolo il dramma si è ripetuto almeno una decina di volte. Ma c'è un altro dramma non meno crudele: i curdi non hanno diritto di dare un nome ai loro figli, di parlare nella loro lingua, di scrivere in curdo, di avere un giornale. Molti sono stati arrestati perché trovati in possesso di libri in curdo o di dischi di musica curda. Quella dei curdi è una storia che ha dell'incredibile per il comportamento delle nazioni e degli organismi internazionali ed ancor piú per la politica crudele che hanno svolto e svolgono Turchia, Iraq, Iran e Siria. Tibet Il dominio di Pechino è iniziato nel 1950 quando le truppe rivoluzionarie di Mao Tse-Tung, vinta l’anno prima la guerra civile ad est contro i nazionalisti di Chiang Kai-Shek, hanno invaso e conquistato facilmente il c.d. Tetto del Mondo, fino a quel momento un’isolata teocrazia da sempre autonoma tranne qualche breve periodo di vassallaggio verso il celeste Impero ed un’incursione inglese dal’India nel 1904 che aprì Lhasa agli Occidentali. L’occupazione cinese, nonostante il desiderio di Mao di portare l’arretrato Tibet nel mondo moderno, è stata da subito molto dura e gli si è opposto per un decennio un movimento di resistenza armata condotto dai valorosi Khampa. Nel 1959, però, un’insurrezione popolare venne repressa ed il giovane Dalai Lama, capo politico e spirituale dei Tibetani, fu costretto a rifugiarsi in India, assieme a migliaia di connazionali, dove ha sede nella città himalayana di Darjeeling il suo governo in esilio. Dopo quell’anno il dominio cinese è divenuto più opprimente e si è esteso a tutto lo smisurato ed impervio territorio del Tibet; milioni di cinesi Han sono giunti per sinizzare il paese ed oggigiorno i tibetani sono a malapena la metà degli abitanti del Tetto del Mondo. Tutte le proteste e forme di dissenso sono state represse, monasteri e templi sono stati distrutti e la lingua e la cultura tibetana ostacolate in tutti i modi. Altre due province del Tibet storico, tra cui Amdo patria del Dalai Lama, sono state staccate amministrativamente dal Tibet c.d. autonomo e quasi completamente cinesizzate. Il prestigio di cui gode in Occidente il Dalai Lama, tra l’altro Premio Nobel per la Pace, ha reso la causa tibetana popolare e non dimenticata, come quelle di altri popoli oppressi, ma non ha influenzato i rigidi dirigenti di Pechino chiusi ad ogni forma di dialogo e discussione sull’autonomia della regione. Il futuro si preannuncia cupo per il Tetto del Mondo e le sole vere speranze sono legate ad una democratizzazione del padrone cinese.