LA CANZONE DEL SOLE per voi amici miei!!vvtb.. Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi Cerca in questo BlogUltimi commentiChi può scrivere sul blog
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Io sono la piaga e il coltello! Sono lo schiaffo e la gota! Sono le membra e la ruota e la vittima e il carnefice! Sono il vampiro del mio cuore, uno di quei grandi derelitti condannati al riso eterno ed incapaci di sorridere! (C. Baudelaire)
Post n°59 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da simo1993.2008
Post n°58 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da simo1993.2008
finalmente riesco di nuovo ad aggiornare..:).. dunque..che dire, ormai è parecchio tempo che non pubblico nuovi post..nn è perchè non avevo voglia ma xk ho avuto problemi prima di connessione poi con il pc... la vita..procede..sempre uguale..a parte la scuola..che va sempre peggio :(:(.. .---., per fortuna febbraio è quasi finito e mancano 3 e poco piu all'estate :-D..meno male..nn vedo l'ora.. Oggi stavo tornando a casa da asti ed ero sul pulman, e invonlontariamente ascoltavo il discorso che facevano le due ragazze dietro di me.. Dicevano che ormai bisogna aver paura di uscire di casa, perchè a qualsiasi ora del gg si può sempre essere aggrediti..!! E allora io mi chiedo..se è possibile che una persona deve aver paura ad uscire di casa -.^..ma cavolo!!! Ogni sera sento che qlk extracomunitario( mi dispiace dirlo xò ultimamente sentiamo solo i loro nomi, se poi si tralasciano gli strupri che compiono gli Italiani qst nn lo so) violenta qlk ragazza, perchè ubriaco, drogato o peggio ancora per "divertimento". sentendo qst cose inizia ad accaponarmi la pelle..e penso:"ma non è quasi ora che iniziamo a dare dei taglia all'immigrazione??" perchè alla fine loro sono ospiti nel nostro paese, ma la cosa che rattrista di più sono le opinioni di alcune persone! Una mia amica ad esempio sostiene che è colpa nostra se sta succedendo tutto questo, perchè loro non hnn lavoro (poverini -.-)e quindi prendono brutti giri,perchè abbiamo pregiudizi e siamo razzisti! Dunque partiamo dal presupposto che il lavoro manca anche agli Italiani, quindi non è una giustificazione, poi rimango anche allibito qnd sento dire che abbiamo pregiudizi nei loro confronti, sarà anche vero, ma voglio ben vedere con le azioni che compiono, qualunque persone avrebbe dei pregiuzi nei loro confronti. Con questo concludo perchè potrei passare ancora delle ore a parlare di queste che però potrebbero essere confuse con del razzismo. Tato
Post n°57 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da simo1993.2008
Buona sera! Ho passato un weekend davvero stupendo.. Anche se non ci sono grandi novità domani iniziano i corsi :-S...ma vabbè..
Post n°56 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da simo1993.2008
Nel 1991, finito il conflitto del Golfo, si è consumata la tragedia del popolo curdo. Due milioni di curdi incalzati dalI'esercito, dagli aerei e dagli elicotteri di Saddam Hussein fuggivano dall'Iraq con auto, camion, carri trascinati da buoi o asini e soprattutto a piedi. È stata una ecatombe, morivano almeno mille persone al giorno, in maggioranza vecchi e bambini. Ma non era la prima volta. Fino a quel momento pochi conoscevano le sofferenze e la tragedia di questo popolo che da secoli non ha pace. Pochi sanno però che se oggi i curdi vengono perseguitati e sterminati, gran parte delle responsabilità ricadono sulle potenze vincitrici della prima guerra mondiale che hanno badato ai loro interessi a spese del popolo curdo. Nel 1920 il Trattato di Sèvres aveva concesso ai curdi l'autonomia e una patria. Tre anni dopo, a Losanna, gli alleati rinnegano il precedente impegno di Sèvres e lasciano i curdi sotto la giurisdizione di quattro paesi: Turchia, Iran, Iraq e Siria. Da allora la storia dei curdi è un susseguirsi di genocidi e deportazioni. In questo secolo il dramma si è ripetuto almeno una decina di volte. Ma c'è un altro dramma non meno crudele: i curdi non hanno diritto di dare un nome ai loro figli, di parlare nella loro lingua, di scrivere in curdo, di avere un giornale. Molti sono stati arrestati perché trovati in possesso di libri in curdo o di dischi di musica curda. Quella dei curdi è una storia che ha dell'incredibile per il comportamento delle nazioni e degli organismi internazionali ed ancor piú per la politica crudele che hanno svolto e svolgono Turchia, Iraq, Iran e Siria. Tibet
Il dominio di Pechino è iniziato nel 1950 quando le truppe rivoluzionarie di Mao Tse-Tung, vinta l’anno prima la guerra civile ad est contro i nazionalisti di Chiang Kai-Shek, hanno invaso e conquistato facilmente il c.d. Tetto del Mondo, fino a quel momento un’isolata teocrazia da sempre autonoma tranne qualche breve periodo di vassallaggio verso il celeste Impero ed un’incursione inglese dal’India nel 1904 che aprì Lhasa agli Occidentali. L’occupazione cinese, nonostante il desiderio di Mao di portare l’arretrato Tibet nel mondo moderno, è stata da subito molto dura e gli si è opposto per un decennio un movimento di resistenza armata condotto dai valorosi Khampa. Nel 1959, però, un’insurrezione popolare venne repressa ed il giovane Dalai Lama, capo politico e spirituale dei Tibetani, fu costretto a rifugiarsi in India, assieme a migliaia di connazionali, dove ha sede nella città himalayana di Darjeeling il suo governo in esilio. Dopo quell’anno il dominio cinese è divenuto più opprimente e si è esteso a tutto lo smisurato ed impervio territorio del Tibet; milioni di cinesi Han sono giunti per sinizzare il paese ed oggigiorno i tibetani sono a malapena la metà degli abitanti del Tetto del Mondo. Tutte le proteste e forme di dissenso sono state represse, monasteri e templi sono stati distrutti e la lingua e la cultura tibetana ostacolate in tutti i modi. Altre due province del Tibet storico, tra cui Amdo patria del Dalai Lama, sono state staccate amministrativamente dal Tibet c.d. autonomo e quasi completamente cinesizzate. Il prestigio di cui gode in Occidente il Dalai Lama, tra l’altro Premio Nobel per la Pace, ha reso la causa tibetana popolare e non dimenticata, come quelle di altri popoli oppressi, ma non ha influenzato i rigidi dirigenti di Pechino chiusi ad ogni forma di dialogo e discussione sull’autonomia della regione. Il futuro si preannuncia cupo per il Tetto del Mondo e le sole vere speranze sono legate ad una democratizzazione del padrone cinese.
Post n°55 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da simo1993.2008
Dopo la presa del potere con la rivoluzione d'ottobre del 1917, Lenin - mentre procedeva a tappe forzate all'industrializzazione del paese e al miglioramento del livello dell'istruzione - mise in piedi in Russia un apparato di repressione delle classi non proletarie: la nobiltà, la borghesia e il clero. Il sistema concentrazionario, indicato dall’acronimo Gulag (Direzione generale lager: presiedeva alla reclusione e al lavoro schiavistico dei prigionieri o zek nella costruzione delle infrastrutture, delle mostruose companv-town subpolari, nelle miniere), ne era la sintesi.
Il sistema dei campi di concentramento puntitivi appartiene infatti alla storia sovietica sin dagli esordi, dai tempi di Lenin (già nel '20, presso le isole Solovki, situate nel Mar Bianco, a circa duecento chilometri dal circolo polare artico, era stato creato un "lager di lavori forzati per i prigionieri della guerra civile", dove vennero imprigionati tutti coloro che si opponevano al nuovo regime, non solo Non furono anni di consenso assoluto da parte del popolo: particolarmente significativa fu la ribellione dei marinai di Kronstadt del marzo 1921, con la quale gli stessi uomini che, sollevandosi, avevano dato inizio alla rivoluzione dell'ottobre '17, tentarono di rovesciare il potere comunista. Stavolta vennero "massacrati come anatre nello stagno" dall'armata rossa di Trotsky. Il maggior sviluppo dei gulag avvenne però negli anni del consolidamento del potere di Stalin, e durante il suo lungo "regno", che va dagli anni trenta fino alla metà degli anni cinquanta. Morto Lenin nel '24, Stalin e gli altri proseguirono sulla strada da lui indicata: mandarono a scuola tutti i contadini, e immisero nelle campagne migliaia di trattori. Ma non per questo i contadini mostravano l'intenzione di trasferire la loro terra ai colcozi. Allora, dal 1929 al '32, Stalin e i comunisti 'repressero' con fredda determinazione i kulaki e i subkulaki, deportandoli a morire con le mogli e i figli - quindici milioni di esseri umani - nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone disabitate della Siberia. A questa deportazione, e alla mancata messa a coltura di molti campi, fece seguito una terribile carestia (1932-33) che comportò altri sei milioni di morti.
Nel '36 Stalin dichiarò ufficialmente costruito il socialismo (con la nuova Costituzione) e iniziata la costruzione del comunismo. Stalin sapeva però bene che il socialismo non era stato costruito affatto: reintrodusse quindi contemporaneamente - e sviluppò al massimo - alcune forme di repressione già attuate da Lenin su frange proletarie corrotte, e cioè l'epurazione (che divenne una sorta di setacciatura periodica, a turno, di tutti senza eccezione gli strati proletari). Introdusse inoltre la 'rieducazione mediante il lavoro' (forzato), allargando a dismisura la rete dei lager creata da Lenin per la rieducazione dei nemici di classe (si andò così formando lo sterminato 'arcipelago Gulag' descritto poi con tanta efficacia da Solgenìtsin: alla morte di Stalin, nel '53' vi erano rinchiusi 15 milioni di proletari: la mortalità vi era elevatissima, ben pochi ne uscivano vivi). Introdusse infine, un indottrinamento quotidiano obbligatorio (almeno un'ora al giorno per ogni cittadino lavoratore). Di queste tre forme di repressione quella che toccava più direttamente i membri del partito e in genere i detentori del potere era senza dubbio l'epurazione, la quale giorno dopo giorno, con le sue metodiche fucilazionì, così come setacciava gli altri strati, 'purificava' imparzialmente a turno (con o senza processi) anche gli strati dell'apparato comunista. Si pensi per esempio che nell'anno 1937 furono fucilati ben 400.000 'comunisti fedeli'. E non soltanto dei livelli inferiori: infatti delle 31 persone che fecero parte dal 1919 al 1938 dei politburo di Lenin e di Stalin, 19 complessivamente vennero fucilate, 2 si suicidarono, 4 morirono di morte naturale, solo 6 (Crusciov, Mikojan, Molotov, Kaganovic, Voroscilov e Andreev) sopravvissero a Stalin. Non esiste un computo esatto delle perdite umane: Solgenitsin e gli altri dissidenti sovietici parlano in genere di 60 milioni.
Gli italiani nei Gulag Durante gli anni Trenta, il terrore staliniano colpì duramente le comunità straniere che vivevano in Unione Sovietica e, fra queste, anche quella italiana conobbe l'esperienza della persecuzione e della deportazione nei Gulag. Sospettati, nella maggior parte dei casi, di attività antisovietica e di spionaggio, alcune centinaia di italiani, per lo più emigrati politici e giunti in URSS negli anni Venti, morirono fucilati dopo processi sommari o subirono lunghe sofferenze nei campi di lavoro forzato. A questa vicenda di dolore e di morte si aggiunse, negli anni della seconda guerra mondiale, la dura esperienza della deportazione e del lavoro coatto nelle colonie per gli italiani che vivevano a Kerc', in Crimea, questi ultimi discendenti di famiglie pugliesi trasferitesi in Russia sin dal XIX secolo.
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