Invidio il vento

Il passo largo


 8 Maggio. Tornando da Reggio, quel che ho vistoMusic: Detektivbyrån - Rymden I En Låda Si avvicinò con quel suo passo largosvagatamente indecisoche pareva venirgli da un'interna iconografiaUna simbologia romantica, remotadel gesto, della posturaUn che di arcaico, da campagnolo metropolitanoQualcosa del malandrino malinconicoNon so come dire, quasi fosse allampanatoLe cinse un fianco e l'attirò a sèma non è che volesse baciarlanon li, sul marciapiede lungo i binarianche se lei, stretta con il suo petto, premevaLa testa piegata all'indietropareva attendesse, fremendoCingendola cosi, lui le parlòDovettero essere parolecome del vento la polvere che portava con sèCome se tra i rovi crescessero rose, non sòIo li guardavo dal treno. Era sceso da lìChe gli ha detto son tornato son sicuroNon so dov'era stato o cosa avesse mai fatto.Forse gli ha detto non me ne andrò mai piu.A questo punto pareva non fossero neanche sul marciapiedeIn un'attimo parvero stremati, in un vuoto perdutoIn un silenzio che avevano dentrromentre l'autoparlante annunciava la parternza del trenoe l'arrivo di un'altro e di non oltrepassare la linea giallaLoro pareva fossero tra la tavola e il divanoPareva accennassero ad un passo di danzamentre lui le parlava guardando da un'altra parte peròPoi lei pareva volesse tirarlo giu sul divanodicendogli, vien qua. Taci, aspettaMa lui non volle sapere. Doveva parlare, questo parevaEra un uomo che aveva ancora qualcosa da direLei voleva che abbassasse le tapparelleche si stendesse sopra di lei, su quel sofàPoi era suonato il telefono in entrata. Lei gli ha detto lascia stare. Lascia che suoniLui le ha chiesto se c'era qualcosa in frigoPoi il treno è partito e lui gli stava dicendo:Non ci crederai mai, mentre apriva la portaPoi lui le ha detto andiamo di làLei si alzò dal divano e sono andati di là davvero