Invidio il vento

Sorella, amante


Sorella, amantea OrnelaSono stata sorella e amante, prostituta in erba, per anni,in uno dei tanti giardini del ventesimo secolodove aquile ammaestrate spiccavano il voloquando con i tacchi evitavo le pozze di sangue.All’ombra di un dio materno ho scoperto la bellezza.Perciò la mia carne esposta al mercato del popoloera per il partito più che un delitto una tara:ah gocce di sperma lucenti come canini!Poi, elevata al cubo – ma con un Braque al mio fianco –ho disceso il piccolo inferno dei baby-doll, giù finoal girone dei traditori della patria, da dove non sonopiù tornata, se non con un’altra lingua per mordermi le labbra.Per la lumaca calpestata, non è così facile morire: la sua bavalascia una lunga traccia che tarda a decomporsi, e, in ogni caso,il giardino della letteratura non è così diverso dal reame di Albania:corazze immaginarie gettate in uno stagno di rospi veri.Meglio la palude, il Marais, i macellai kosher, gli archivie i loro ratti, le checche sulle terrazze che sfogliano Vanity fair,i ricchi parigini seduti sulle panchine di Place des Vosges,il veleno cartesiano che a piccole dosi appaga i sentimentiMa non tutto è perduto. Ieri, ad esempio, mi sono innamoratadel mio dentista mentre mi devitalizzava l’ultimo molare.C’era silenzio, non faceva male, eppure mi sentivo penetrare:ah corpi non più vergini, sale d’attesa!Massimo Rizzante mi piace. Comprerò il libro di poesie che stà ancora scrivendo: "Scuola di calore".