Invidio il vento

Cecità e cicogne


Cecità e cicognea Fatima-ZahraIo sono Fatima-Zahra e tu sei il mio profeta:falso e affascinante come tutti i profeti.Nella mia infanzia non ho avuto un’infanzia.A tredici anni tu, habibi, leggevi KafkaIeri Juan Goytisolo guardava le cicogne da una terrazza di Jamaa el Fna.La loro casba è un labirinto di rami costruito per noi,per ostacolarci il cammino verso l’infinito, per ricordarciche la Terra Promessa non è qui, che viviamo nel desertoFra qualche giorno migreranno, dice. Nel frattempo prove di volo. Qualealtro comandamento, mio profeta? Primo: non c’è grazia senza esercizio.Secondo: non c’è salvezza in nessun luogo. Terzo: l’amoreè non sapere nulla di sé. Quarto: mendicare senza orgoglioCome il vecchio Hasan. La cecità gli ha tolto lo spettacolodei mangiafuoco, dei giocolieri, degli incantatori di serpenti.Non la grande estraneità. Hasan, che alla scuola del caloreha imparato la chiaroveggenza dell’insonneCosì le mie gambe sordomute, come le chiamavi,si affrancheranno dalla schiavitù delle tue parole.Ma oggi come cicogne mendicanti, alla quinta chiamata,chiedono tempo, tempo e denaro, denaro e sesso.Io sono Fatima-Zahra e tu sei il mio profeta:falso e affascinante come tutti i profeti.La mia gioventù è stata prostituzione. Come la tua, habibi,solo che tuo padre, a differenza del mio, la chiamava artedi Massimo RizzanteNotaQueste poesie sono del “il ciclo di Marrakech”, e fanno parte di una più ampia sezione della sua prossima raccolta, intitolata Scuola di calore.