Invidio il vento

La foto della settimana


Brandelli di tovagliolo di carta forgiati da mani distratte, come d'inconscio si esprime un vago tormento, e chissà a quali parole e discorsi e ragionamenti andavano a torcersi contro. Secondo la mia concezione questo rappresenta un manufatto inconsapevole dell'espressione artistica umana, la sua manifestazione inconscia e spontanea, con un materiale deperibile ed effimero per la sua momentaneità. Rappresentazione simbolica di fantasmi e figure, lasciati su un tavolo, abbandonati allo sguardo disattento e al passaggio di un colpo di spugna della cameriera, gettati per terra o portati via in un piatto, un vassoio, mai tenuti in mano.
(Questo video l'ho  sentito ad alto volume assieme sentivo l'altro, tipo ad un quarto un quinto del volume. E allora?)Le "foto" che scatto non hanno nessuna velleità artistica, ne ricerca di un qualche perfezionamento tecnico. Le scatto perchè qualcosa mi colpisce, qualcosa che innesca un pensiero, una sensazione, una suggestione. Hanno, in genere un valore documentale, che mi ricorda di tornarci su, a prestare a loro del tempo, dell'attenzione. I simboli sono rappresentazioni arcaiche e profonde che agiscono nel nostro inconscio. Ne abbiamo corredo incistato nel patrimonio genetico e, quindi trasmesse, riemergono. Questa è l'originale, del com'erano quando le ho viste. Poi ho spostato un po i pezzetti di carta evocando nuove figure, fantasmi, angosce, paure.
 
parevano poi figure teutoniche, mostri arcaici e funesti, dei giganti guerreschi dalla testa d'uccello. Agivano su di me come in un teatrino oscuro e quelle figure le avvertivo possenti, minacciose, inquietanti. La mente tornava ai giochi da bamino, fantasie con cui trascorrevo molto tempo dei miei pomeriggi, ad inventarmi scenografie, luoghi minacciosi, storie in cui terrorizzato scappavo oppure diventavo impavido cacciatore di mostri, un eroe ammirato, integerrimo e puro. Ma guarda te!
 
Ero con altri poi a quel tavolo. Ci si faceva una birra. Eravamo da Cucchi, un posto dove hanno la Tennent's doppio malto. Mi richiamavano perchè mi vedevano distaccato, distratto. Poi gli ho detto che mi piacevano quei pezzetti di carta. Mi hanno riso dietro. Che amici gnoranti che ho!Ciò che ci abita, che digrigna d'oscuroche dispiega gli enemoni e le acque frusciantila sciagura che temi in figure, le ombre sul muro.L'odore del buio che riempie gli occhie dietro le palpebre si aggirano inquietanti figureche ti tengono compagnia negli inverni dell'animaInvisibili come orti nascosti tra i capannoni abbandonati delle periferie rifugio di clandestinie a quelle figure non è chiesto permesso di soggiornoQuando accadono questi fatti dovrebbearrivare la tv, riprendere i mostri sul tavolo,intervistare chi ha visto, parlare sottovocenon farsi sentire, recitare preghiere, sentire gli altri cosa ne pensano, la ridda di voci, i commenti, fermare la gente, spiegare, sentire che dicono. Io non dico niente