Invidio il vento

Elena Chiesa- Per un bacin d'amor


Per un bacin d'amor, cosa non dareiil bacino d'osso del parto cesareoo l'intero bacino del Pò con il suo estuario(simurgh)“..un flusso continuo di trasformazioni. Forse così ricreo ciò che avviene nella nostra mente quando si segue il fluire delle immagini che essa produce, più o meno inconsciamente, all'ascolto di un brano musicale, di un mantra o di una poesia. Non saprei dire se il risultato è semplicemente un supporto all'ascolto o un viaggio immaginifico lungo le parole oppure un altro tentativo di fermare visivamente il senso della poesia”Elena Chiesa. Le video poesiehttp://www.elenachiesa.it/index.php?page=poetry..ma alora gh'avevi vint'annPer on basin mi soo no ma quella seraavria daa la vita intera proprio inscìper un basin frin frin,per un basin mi saria partì soldatosarei andato a Como in motopoeu saria tornaa a peeTacca l'orchestra a sonà on polverontutti i momenti le me guarda i scarponon bel moment me son faa visin,lei, signorina, la me dà on basin?(Jannacci) Ha scritto un liro di poesie "Io non scrivo poesie, le immagino soltanto."  «Io non scrivo poesie, le immagino soltanto perché mi piace pensarle innanzitutto come quadri che si muovono. Immagini virtuali in animazione».«Mi piace» – continua a scrivere la poetessa – «coniugare parole e immagini in un flusso visivo continuo, come a riprodurre quello stato di rapimento che si prova se chiudiamo gli occhi ascoltando un brano musicale, un mantra o una poesia». Questo “scioglimento pittorico in pixel” (MeltingPixels), tecnica basata sulla modifica progressiva dei singoli pixel che compongono ogni fotogramma-quadro, consente che dalla tecnica pura, dalla materialità visiva, si possa passare ad una lirica pura, ad un sentimento sensoriale, (del cuore, della vita), senza particolari strappi. Un tema che non è banalmente fatto di amori, bensì intessuto di una trama che potremmo definire “corporea”, un appello esplicito alla «fica» (La ferita, così la chiama la poetessa), che non è la chiave di lettura del mondo secondo l’ottica maschile o courbettiana, ma l’elemento di un corpo ragionante in cui passano emozione e ragione, libertà e schiavitù, ma soprattutto dolori, immensi dolori, molto profondi, lancinanti, che scuciono la femminilità della donna e stabiliscono il segnale di un fronte interno che la abita. La vagina è intesa non come elemento attrattivo ma pensante, luogo fisico di un’identità specifica da cui la donna-poetessa non esprime la sua forza ma la sua fragilità: BELLISSIMA!La ferita«Non è mai uscito pus da quella fessura è rimasta vuota una gola e fa paura |Da quel buio profondo come il male che ho dentro non è mai uscita vita ma sangue rosso ora spento Più nulla avrà luogo in quei meandri di me ora che potrei fare a meno di te!è la moltitudine che si fa Io, che si fa pellicola collettiva su cui riflettere la nostra identità, la nostra natura:«E sciogliendo sagome di vapore acqueo cerchiamo nei riflessi quanto affiora Desiderio di apnea che emerge ad ogni battito di ciglia Pellicola sottile le nostre proiezioni Alternanza d’io, te noi, film muto sequenze d’ombra e luce attrazione e rifiuto. »L’essenza dell’opera sta in questa figurazione liquida, che sfugge alla roccia della materia delle congetture e s’incunea con metodo dentro fessure, spazi, crepe, incrinature di una collettività che vive in frantumi, spezzata e lacerata.Sulla punta della sediaSulla punta della sediadondolo pianoin una vertigine che sfiorala fine di tuttoUna sfida sottilecon la gravità del fatoun gioco raffinatoda equilibristaPresente alla catastrofema completamente assenteaspetto pazientedi vedere dove cadequesto niente.Per un basin d'amore.Quel bisogno del cuore che vinca il buio. Un'aura fresca che muove. In un abito che aderisce quel lungo respiroe scuote.(Nues)