Invidio il vento

L'incipit - L'incontro - Michele Murgia


L'incipit"Abbiamo giocato nella stessa strada. E' cosi che si diventa davvero fratelli, che a venire dalla stessa madre non ha reso parenti nemmeno i gatti. Benedetto sempre sia il rispetto per il sangue, ma la strada e l'averci giocato insieme regala ben altra dimensione di parentela. Nessuno crede davvero che basti condividere il cognome di un padre per rivendicarsi seme comune: dietro all'atto che porta al cognome c'è un percorso cosmico irrintracciabile che si fa beffe della volontà umana e delle sue povere scelte, come le condanne degli innocenti. Dev'essere per questo che per tutta la vita molti adulti cercano di liberarsi della parentela casuale del proprio sangue, affermandone altre decise da sè" "Nessun Natale trascorso in famiglia compete nell'anima con il rilievo delle pietre sotto al  sellino della primadiscesa in bicicletta senza mani, con il riflesso di una treccia scura che balla sulla schiena lanciata nella corsa o con la rovente vergogna di un giornale per grandi trovato tra gli sterpi di un cespuglio e sfogliato insieme, muti e attoniti. In quelle infantili verginità perdute c'è il segreto patto dei veri complici, il potere normativo della prima esistenza condivisa, contro la quale non esiste sangue che possa pretendere maggiori diritti. Cosi li senti davvero certi adulti nei bar, uomini fatti e disfatti mille volte dalla vita, vantarsi ancora tra loro dei legami nella strada dell'infanzia - abbiamo fatto il gioco insieme - come di un parto consapevolmente condiviso."Una citazione in apertura del racconto dice:"Con le tre dita la via vuole indicarenemmeno luinemmeno luisà dove andare"(Vinicio Capossela)da cui il video L'uomo vivo (Pazzo di gioia) C'è un punto dell'estateC'è un punto dell'estate che iniziache le more nei rovi dei fossidiventano nere e son prontecalde dal sole e di polvereti riempi la boccaA quel punto ricordola scuola era quasi finitae si andava a nuotare nel fiumefino a che l'estate sarebbe infreddita.Vorrei essermi innamorato di te allorache si giocava fino a che era scuroe mia madre mi chiamava dal balcone per cenae poi io dicevo a mia nonnache mi ero innamorato di una bambinache avevo visto sulla giostra nella piazzadurante la sagra e non era da quala mandavano i genitori in vacanza(simurgh) Sò di quel senso di polvere e moreSò di quel senso di polvere e moreche le piu facili erano sempre finitee allora si osava piu in la dove pungefino alle nere piu grosseEra il tempo del tuo amore giocato alle giostrequello in cui pregavo mia madredi lasciarmi partire col circocon Aleandro Rodriguezil bambino saltatore di fossifiglio del circo e di tutti i suoi animaliAncora oggi mi ricorda mia madre inquietava questo mio desiderio amoroso Si aveva appena otto anni e mi parevala fatica di quel bimbo una roba importantePoi quel bimbo Aleandro indossava un giletcome da grandeminuscolo pur cosi maestosoDa me imparò a scalare le pile dei pioppitagliati sdraiati in piramidida lui seppi come strisciar sotto i camione li trovare rifugioOggi sorridoIo lo portavo in alto verso il solelui la sotto dove era sempre quasi notteSi accamparono un meseEra caldo forse di LuglioPoi un mattino un grande trambustoe le plastiche sgonfie per terrai panni raccolti dai palile roulottes agganciate ai gigantiInvocai un permesso specialealmeno di poterli aiutare. Mio padre negòLui che un giorno quando aveva otto annifu lasciato dentro il recinto di un collegiomi negò quel saluto ai RodriguezCredeva davvero li volessi lasciare?o forse proteggeva un dolore.Comunque quel giorno s'inventarono di andare in città