Invidio il vento

SANMAURIZIO


L'aria da martire c'è l'ho per recita e per turbe interiori, per naturale propensione, inclino a declamarlo il martirio. Oggi il mio santo, l'ononastico Maurizio, capo della legione Tebea, detta Fulminante, ai confini orientali dell'Impero Romano, però ho letto che l'hanno mandata anche sulle Alpi, per via che venivano giu questi Galli a far pandemoni.Il quadro è di GoyaComandava tutto questo Massimiano I soldati di questo che si chiamava come me e che ne avrà avuti seimila, perchè Maurizio era un generale, mica come me che son solo caporale e che questi "eseguirono brillantemente la loro missione, tuttavia, quando Massimiano ordinò di perseguitare (ed uccidere) alcune popolazioni locali del convertite al cristianesimo, molti tra i soldati tebani si rifiutarono. Massimiano ordinò una severa punizione per l'unità e, non bastando la sola flagellazione dei soldati ribelli, si decise di applicare la decimazione, una punizione militare che consiste nell'uccisione di un decimo dei soldati, mediante decapitazione." E cosi via fino a farlo martire e santo.Mia mamma da giovane era a servizio in una famiglia di rampolli in città. Lei faceva anche quella che dava un'occhio ai bambini. Questi due bambini si chiamavano Maurizio uno e Lorenzo l'altro. Piu di ogni altra cosa per lei è stato il suono e quel che in lei sortiva quel nome. Ho questo nome per il modo aggraziato con cui la madre li chiamava, per come pronunciava quel nome insomma. Mia madre deve essere stata colpita dallo charme e dalle proiezioni immaginative, dalla sindrome da imitazione al modello sognato. Chissà come si formavano i miti nelle teste delle fanciulle di allora che mica sapevano di riviste patinate e tivù. Al massimo c'era la maestrina del paese, la contessina robe cosi. Sogni romantici. Devo il mio nome alla zeta. Era questa che piu di ogni cosa, secondo come la vedeva mia madre, la zeta a colpirla. Secondo lei quella lettera era segno e suono di nobiltà. Io da lei l'ho capita cosi. E mio fratello come si chiama? Lorenzo, ecco. Altro fatto è che il mio cognome ha dentro un'altra zeta. Barzi. E a pronunciarla qua, dove son cresciuto ad uno non è che la zeta gli esca di bocca tanto bene, che gli venga un bel suono, no. Un pò come agli emiliani o i romagnoli non so, però li ho sentiti che fatica  fanno anche loro. A me per esempio che quando andavo a scuola mi facevano alzare in piedi per dire il mio nome, facevo delle smorfie con la bocca per dirlo che venisse fuori un po bene. Queste cose bisogna saperle, del perchè e del percome a uno gli mettono un nome.
Uno spritzal Campari  Guardando sui video e citando maurizio mi esce questo che qua al lavoro non si apre neanche, sicchè non lo sento. E' stato recitato in campo S Maurizio a Venezia, solo per quello. Però conosco il poeta, Giorgio Baffo, un grande poeta dialettale.Ecco come lo definì Apollinaire:« Questo celebre sifilitico, soprannominato l’osceno, lo potremmo considerare il più grande poeta priapeo mai esistito, ma, al contempo, uno dei massimi poeti lirici. »Di seguito l'opinione dell'amico e discepolo Giacomo Casanova:« Genio sublime, poeta nel più lubrico dei generi, ma grande e unico. »Speriamo bene.