Invidio il vento

derwish sufi simurgh


  Come tracce insignificanti di una fatica di un quanto pesi il linguaggio in parole che si sommino e accalchino a formarne grumi sempre piu alti montagne di ararat che sembrano poi dissolversi nei ghiacciai impervi che pur gocciolano nei declivi essenze di quelle gocce l'immensità che contengono millenaria inquietudine e pace e trovarci e non saper dire abbastanza quanto l'inesplicabile e il mistero sorreggono e nascondono allora usiamo migliaia di parole stratagemmi combinazioni infinite per parlare e dire quel che dentro ad ognuno rivela e nelle parole ritrova quasi mistico il suono l'incedere di un mantra che senti venirti incontro e farti girare intondo come uno di quei balli sufi fino all'ipnosi di una voce che si fa corpo e creta e di forza guerresca anche se docili sembrano i significati che ammorbano i sensi e stai la ad interrogar parole e a ripetere indaco millemila volte finchè perde di sè ogni senso fino a sembrare di toccare un corpo che brami eppure stiamo a ripetere e cercare la stessa parola usandone un milione ed è incredibile quanto stupore sappia sortire nelle parole un sentire che allarga le braccia quasi a parer sconsolato e voler arrendersi all'abbraccio a cui la parola richiama che sia ararat o indaco o cardine a costituire quella mappa infinita di tracce di castagne o di sgorghi di archi e querce colonne e pendii e cosi via all'infinito e potremmo star qua giorni ad inventarci parole che sfuggono tra le dita come quei pesci che da imperatori avevano nomi e questo per dire che di parole non ce ne saranno mai abbastanza per dirne una sola per dire il suo vero nome. E in un viaggio al termine delle parole è la che t'incontro nella parola che gira e che dentro a sè chiude il cerchio il fiato il respiro di uno che dentro all'altro vuol stare "avendo raggiunto il limite estremo del linguaggio la dove come un disco incantato esso non può che ripetere la sua ultima parola"(1) Nanni Balestrini mi chiese: 'Ma perché scrivi andando a capo? Scrivi tutto di seguito, che così magari vendi'. (1) Roland Barthes     "...più provo la specificità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarlo, alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome, il proprio del desiderio non puo produrre altro che un improprio dell'enunciato"     (1) Rayuela