Invidio il vento

sollazzo e del come il tuorlo sul filo d'olio sfrigoli d'amore


Foto del 17 di novembre, attorno all'ora del tramonto (Poesia nella quale, il poeta (fulminato da un cielo privo di fulmini), è proprio convinto che il sole, in quel tramonto si sbatta l'orizzonte, salvandosi dalla zozzeria per un pelo. Il pelo infine, risulto la cosa piu zozza e schifosa)Cala giu, arriva in fondo, fa veloce, nella sua ora.Son stato la, sul bastione dell'avamposto. Spazzolo l'orizzonte con il binocolo.Sò ormai come fa. Non vede l'ora. Cosa fa?C'è tutto un'intrallazzare su nei cieli. Ci son tresche.L'aria, a quest'ora qua è particolarmente voluttuosa.Il sole ne va matto quando si fa di velluto e sete grosse.Si slaccia dalla seduzione delle nuvole e del cieloStasera aveva dato appuntamento all'orizzonteche al cielo lungo apre la sua ferita le mestruazioni.Preferiva la metafisica del confine, l'alterità.Sulla bocca di tutti, lo dicevano, ma lo si sapeva in pochi.Calò giu poggiandosi con mestizia su quella lineacome un tuorlo d'uovo senza suono sulla padellacon modalità tonali per dar risalto allo sguardoparve quasi sfrigolare su quel filo d'olio all'orizzonteLo invitava a stendersi l'orizzonte, a placarsie si avvertiva lo spessore dell'aria, farsi densoMise un foulard sull'abatjour a render tenue il visibilio
(Le rovineI ruderi della pianadisseminati in girocercano un luogo loro Quantomeno somigliil crolloalla familiaritàdella rovina.)  Lo vidi in fondo farsi piatto, assotigliarsi, concupendola lunga linea sul delimitar della piana come un'infanzia che trema Le nuvole, rasentando uno squagliamento arrossironoRespirando l'aria, soffiarono tepori, come perle vacue.Imbarazzate, guardando in giro, preferendo quasi eclissarsi.Nel vederlo, con i suoi ampi fianchi, le cosce  imperlatedi sudore e di voglie, concedersi fino a tremare  C'è un pudore nelle nuvole, lo si sà. Loro sono misticheNon sono quelle nerborute e scure dei temporali e delle furieIn quel rossore si dissolveranno preferendo ritirarsi nelle loro camere
 (come un satrapo loculo di copule infinite strenua luce per i probi ansima insinuandosi tra le pieghe e le voglie tralasciando ogni decoro le nuvole per lui son ripiego L'orizzonte invece, il tonfo a risalir su, fin alla nuca scivolare dalla guaina il vagito e poi il fiato grosso)  La resistenza ad una lingua. Chissà come lo fanno?Dall'avamposto non vedevo. E' cosi che si costruiscono i vulcani?Si batteva per l'angelo del lirismo e dell'idillioma si batteva con arrendevolezzaogni volta che gli chiedeva, lei si concedeva
La luna era anche uscita prima.Mica puo aspettare sempre l'eclissi.Troppa gente in giro.Avrebbe preferito si eclissasseroe restar loro due da soli.Ci sono posti in fondo alla pianadove, delle volte vanno ad imboscarsi.Nascosti tra i pioppeti e i fontanazzi.Ma, il sole è un puttaniere. e lei aveva le palpere come gusci, gonfie e ripiene di falenePer lui avrebe preparato donie meraviglie a milioni Di stelle ne ha pieno il firmamentoma firmerebbe in biancosole per quella stella lache non ci sta neanchein quel firmamento,che compare soloquando scompare il solee il tempo scomparirà con noi, forse.
Poi lo si vedesteso di lucel'orizzonteal suo abbandono intrecciare le gambea quelle del solestringersi lascivie cadere poial di la della lineae il cielo gettare le coltri   E cosi poi, ho messo la girandola infilata sopra il fanalee l'ho presa di corsa a pedalare per il gusto di sentirei  sibili disordinati della sua elica volare fino in fondolungo la strada in terra battuta, seguivo il canaledove il chiaro ancora comincia a mescolarsi allo scuroNon le vuole piu nessuno le girandole. Come mai?
Son belle da mettere fuori del finestrino correndo no?C'è un balcone a Venezia, mi viene in mente, un terrazzoal di la del canale vicino alla chiesa che ne è pieno di tutti i coloriE quando nel canale c'è corrente d'aria è uno spettacoloTutti si fermano a guardare di meraviglia estasiati il loro sibiloNon tutti no, tanti non se ne accorgono neancheAh, le girandole, che belle. Che fine hanno fatto? Non si usano piu?
 
Ma guarda come è andata a finire questa storia di copulazioni.Sono arrivato alle eliche delle girandole, sono arrivato.Mi sa che la riprendo e ne faccio una storia a parte. La mia terra, fino all'orizzonteviolata e pura prima delle nebbie«Quando scrivo mi capita di pensare a Totò. Totò ci ha riscattato tutti, ha sgonfiato i tromboni. Perché scrivere? In fondo si scrive perché nessuno è mai da solo, perché immagini da qualche parte qualcuno in sintonia con te. Forse, si scrive solo per amore…».(Gianni Celati)