Invidio il vento

Tre sassi, tre spari


 Van Morrison - It's so quiet in here -(Racconto poetico nel quale, il presunto poeta, ispirato dal rumore che fa un cartoccio di carta dove, dentro teneva delle castagne abbrustolite. Quel rumore a lui, sembrava quello della pioggia e, da la è partito il resto. Molte suggestioni si sommano dando vita ad una storia che dovevo pur finire in qualche modo. Che son robe che, se a me restano la, fanno venire il nervoso). Allora:Pioveva sulla tettoia di lamierasulle foglie secche d'autunnodai colori incendiati dall'estatePioveva sul laghettoe le gocce lasciavanomille puntini in sospesoUna carpa sboccava a pelo d'acqua,poi un guizzoUna mano dentro un sacchetto di cartapelava la scorza abbrustolita di una castagna pomposaUn bambino scese di corsa dal pendioIndossava gli stivali e una cerata gialla come le foglie. Tutto cio è gia una vicendauno spazio tracciato. Il tuo sguardo si sposta. Il bambino arriva di corsa. Un momento perfetto. Con quella rincorsa, il bambino compie il gesto, si arcua all'indietro mentre il braccio si raccoglie quasi dietro la testa ad accumulare potenza: L'altro braccio è ritto davanti, fungendo da bilancere e scaglia quel sasso. Il lanciatore di giavellotto.Piu o meno cosi
 Non si accorse di te sotto la tettoia. Ti venne in mente quando avevi imparato tu a lanciare i sassi. Un movimento che al corpo non si insegna. In ogni parte del mondo i bambini imparano a farlo. Il modo è lo stesso. Quello del lanciatore di pietre è archetipo guerresco. Hai pensato che dev'essere stato quando l'uomo ha imparato ad usare la lancia. Dall'altra parte un corvo era sceso dal ramoSaltellava per terra, lungo la rivaTu immaginasti i piccoli segni le tracce stampate sul fango delle sue zampe 
Proprio mentre lo stava per scagliare, il bambino vedendo il corvo saltellare, in quell'istante corresse il tiro. Cercò di colpirlo. Emise un Uuff di fiato al lancio rabbioso. Ci mise tutta la forza. l lenti come gesti dispersiche lo sguardo immobilizza e catturacome il muschio nascostoche cresce su ogni domanda  Una rana da un sasso saltò in acqua.Tu mettesti in bocca la castagna.La pioggia sbatteva sulla lamiera.Lanciare un sasso è cercare un confronto:La resistenza dell'aria che viene forata.Non si contano i sassi e neppure i rami o le foglieneppure i battiti d'ala che servono al volo si contanoIl corvo si alzò sbattendo le lucide aliIl bambino voleva combattereNessun suono, solo la pioggiaLa castagna sprigionò un sapore di fuocoPoteva essere uno sparo, una lancia scagliataun coltello che si pianta, un'arteria tagliataNon c'era nessuna paura negli occhi del bambinoUn'incomprensibile furia.Stava solo imparando a non avere paura.Il corvo spari sopra i rami spogli
Quando è il cuore a scavarsi una tanae nella tana si porta tre sassi, tre spariTocca, dammi le mani, sfiora le mie cicatrici.Son cento, son mille inzuppati dei sassilanciati a tre volte per volta nel fiumeNella mano nascondi la rabbia, la paura.Un rito iniziatico. Non l'accetti, la sfidi.Era la il bambino, immobile a fissare oltre la rivaLe braccia lungo il corpo serravano i pugni.Sopra un cumulo di sassi a sventolare il suo vessillo.Sassi per sfondare ogni fronte, resistenza, colpa, perdono.Finchè ci saranno sassi proveremo a capire per cosa vale la pena vivere, per cosa morire.Polifemo, dalla scogliera, lanciò pietre alla nave di Ulisse.  ἔνθα δ' ἀνὴρ ἐνίαυε πελώριος, ὅς ῥα τὰ μῆλα 
Scagli la prima pietra chi è senza peccatoE il bambino non aveva peccatoIl cane le morde non potendole scagliareLe morde perchè gliele tirano addosso.Le sgretola e poi sopra si stendeTu uscisti dalla trettoia, sotto la pioggiaAndasti verso la riva. Il bambino si girò. Non vi parlaste. Il corvo era sul ramo.Tirasti fuori la pistola e prendesti la mira.Cadde dal ramo. Un colpo, un tonfo.Rimaneste li in piedi, fermi a guardare.Lui era tuo figlio. Solo dopo lo venni a sapere