Invidio il vento

Poi più nulla, mentre io venivo


Pictures – corto di Lorenzo Bianchi Ballano Immagini, quadri di vita vissuta lungo lo scorrere del "Grande Fiume".Sentimenti e drammi si mescolano con lo scorrere dell'acqua.Quattro dipinti e il fiume Po fanno da sfondo al rapporto tra due donne, unite indissolubilmente da un legame d’ amore.  La fragilità dell’una è motivo di isolamento e fuga e a nulla può il tendersi dell’altra, nemmeno nel gesto estremo che la allontana per sempre.Poi più nulla, mentre io venivoLe chiatte che stazionano immobili sull'acquaLo scorrere lento e immutato, come passi nell'ombra,dell'acqua trascinano senza clamore storie dimenticate.Offuscate e tremule nelle nebbie vagano senza requie.Come tutte le mattine usciva puntuale, camminandosi allontanava lungo il fiume, l'argine, le carpe,i riflessi del cielo immobile passeggiava indolente.La seguivo di nascosto, da distante, annusavo la sua scia.Camminava con movenze che spostavano l'ariae ondeggiava il suo vestito leggero sussurrando.Oggi invece sono andata sul posto prima che arrivasse.Lungo la riva i salici e i pioppi. Tra questi il fico.Era la che andava a sedersi ogni volta, come un rito.Toglieva polvere dai ricordi. L'aria che scorreva lungo il fiumeportava via ogni incrostazione. Che non si indurisse al sole.All'ombra del fico si sedeva e rinverdiva quei pensieriche altrimenti si sarebbero scoloriti dall'usura.Non voleva si sgretolassero nei bordi, ne che qualche crepane tratteggiasse i contorni. Nessuno sapeva del suo segreto.Lanciava dei piccoli pezzetti di legno nell'acqua per vederli galleggiare.Un giorno, sotto quel fico aveva fatto all'amore per la prima volta.Era un camionista di Rovigo, uno che poi era sparito.Quel camionista l'aveva fatto anche con me, solo che lei era rimasta incinta.Non so se lei lo venne mai a sapere di me e Domenico, il camionista. Si portava sempre sotto il fico, dentro un cannovaccio, la colazione. Quel posto non aveva messo distanza tra l'adesso e il prima.Rami e foglie che si affollavano sopra la testa ed io invisibile,li con la presenza della vegetazione dentro il corpo, la stavo a guardare.La vedevo con il suo sorriso, mangiare pane e uova sode,la marmellata nel vasetto e il suo sguardo brillare di beatitudine.Ero sdraiata a terra in quell'ombra che confondeva.Mi accarezzavo piano sentendo l'aria tra le foglieLa mano in mezzo alle gambe sembrava placare ogni furore.Non so lei dove sia stata per ritrovarsi, ma avrei voluto trovareun pertugio in cui passare e raggiungerla ancora, come una volta.Una cornacchia tra le foglie mi fece trasalire di spavento.Gracchiò scomposta e il suo occhio vigile capì qualcosa.Anche lei si girò per un'istante. Non so se mi vide. Non ci badò.La mia mano tra le cosce riprese ad accarezzare ed io fremevoa vederla succhiarsi le dita impiatricciate di rossa e densa marmellata.Poi lei si alzò il piedi e si passo le mano sul sedere a tirar via l'erbaSi ricompose immobile, guardava l'acqua e io sentivo il suo sguardo fiero.Prese a camminare verso la riva e poi dentro l'acqua, scivolare.E sembrava dolce, cosi semplice, quel scendere, il lasciarsi andare.Mi si intorbidi lo sguardo e la luce attenuava il riverbero  e ogni suono si ottundeva.Avrei voluto raggiungerla e conoscere la sua lingua a me, adesso straniera.I suoi capelli neri come alghe di guaiane brillarono per un altro istante a pelo d'acqua.Poi piu nulla, mentre io venivoNowhere