Invidio il vento

Boris Ryzhy (1974-2001)


Nel 1997 questo ragazzo russo degli Urali scrive questi versi, Nei 2001 a 27 anni si è impiccato nella sua casa.Hei Boris...hei
ΜΑΥΡΟ ΠΡΟΒΑΤΟ - Boris Ryzhy                     Hei Boris... E non morire maiUna nave smaltataL'oblò, il comodino, il letto.Vivere è difficile e scomodo,però è comodo morire.Stò disteso e penso:forse queste lenzuola bianchehanno avvolto colui che oggise n'è andato all'altro mondoIl rubinetto gocciola piano.La vita scarmigliata come una puttanaappare dalla nebbia e vedeil letto, il comodinoIo cerco di sollevarmi un pòVoglio guardarla negli occhiGuardarla, mettermi a piangeree non morire mai (Boris Ryhzy)In una poesia, scritta in una camera forse d’ospedale, la vita gli appare da una nebbia, e lui cerca di sollevarsi dal letto perché vuole guardarla negli occhi. «Guardarla, mettermi a piangere, / e non morire mai». Questo verso finale e sospeso, sussurrato ai suoi lettori prima di fare l’esatto contrario, ci fa sentire nudi. «Non morire mai»; è una frase quasi impronunciabile. Ma in qualche modo, in una pur minuscola misura, la nostra lettura ha esaudito il suo desiderio. Ciascun lettore, nel silenzio della sua stanza o nel fragore di un vagone del treno, ha desiderato la stessa cosa." (da Silvia AvalloneFu cosi' che divenni Anna Karenina "Corriere della Sera", 13/11/2011)
Boris Ryzhy Borisovich nasce a Chelyabinsk e cresce a Sverdlovsk, città industriale degli Urali. Il cupo regno delle miniere, dove suo padre fa l'ingegnere minerario. Terra popolata per mille anni da poliziotti e ladri in parti uguali. La leggenda dice sia cresciuto in mezzo ad ex detenuti, risse e bagordi. A 14 anni scrive poesie, ma nessuno lo sà. E' conosciuto come campione della sua citta di pugilato. Gli piace di piu quell'immagine di sè, piu di quella del poeta. A 18 si sposa. A venti ha un figlio. Si laurea e diventa un ricercatore geo fisico degno di menzioni accademiche. A 27 il richiamo dell'abisso scintillante che enuncia nei suoi versi. "Come una lastra di ghiaccio copre il granito"
“Da cinque anni ormai non sogni piùche scopi, ti svegli per la noia, vai versoil gabinetto e – allo scopo di fartila barba – infili il tuo proprio ritrattonello specchio e indietreggi:e questo chi sarebbe, chi è?Magro, con la barba lunga. Sei tu!Lo specchio di fronte, un labbro rotto,i nervi a pezzi, ma sempre il bello,l’altero e allegro Boris B. Ryžhj,che cosa priva di gusto sarebbe, oratagliarsi le vene con un innocuo rasoio” (Poesia bestemmia, vv. 13-24)Scriveva Jacques Chessex ne Il primo odore, (Gaffi, 2005, pag. 82) romanzo sulfureo quant’altri mai:“Di tutti i suicidi possibili l’impiccagione è il più triste perché rivela un disprezzo di sé peggiore di qualsiasi altra morte. La pallottola nella tempia uccide un infrequentabile avversario. Ripara un torto. Nobilita il morto. Il fuoco lo santifica. L’acqua gli dà un nuovo battesimo. Ma ci si impicca perché ci si disprezza, vecchio straccio, oggetto di rifiuto”.Il cadavere di Boris Ryzhy venne rinvenuto il 7 maggio 2001. Il poeta si era impiccato ricorrendo alla maniglia di una porta intorno alla quale aveva fatto scorrere la corda. Lasciava, a soli 26 anni, un figlio, Artjom (nato nel 1994) ed una moglie, Irina.Bellissimo articoloTouching from a distance: Ian Curtis e Boris RyzhyQua il sito ufficiale. C'è un bellissimo videohttp://www.borisryzhy.com/    Questa l'ho tradotta io con googleMeglio prendere il tram Meglio prendere il tram, se si stà andando indietro nel tempocon  il suo campanile, accanto a te un tizio ubriaco,il ragazzo in una scuola sporca, la vecchia pazza ragazzae, naturalmente, le foglie dei poppi che disegnano la sua sciacinque o sei fermate di tram poisi ride degli anni ottanta- (la perestroika? ndr)fabbriche a sinistra, lavoro a destranon importa a nessuno di ottenere le vostre sigarette
cosa c'è di sbagliato con te?Di cosa si borbotta con scetticismoe tutta questa polvere sollevata da NabokovEra il figlio del Barin, voi e io siamo gli avanziVieni sorriso, ci sono lacrime sul tuo visoQuesta è la nostra fermataCartelloni pubblicitari, bandiere qua e la,cielo blu, cravatte rosse,i funerali di qualcuno, musicisti che suonanoaccompagna la loro musica il tuo fischiettaree quel bel suono ti fa galleggiare nell'ariaGiacca di pelle, mani in tascalungo quel percorso di interminabili separazionilungo quella strada di tristezza infinitaverso la casa dove sei natodove il tramonto si scioglie nella solitudinesonno, la muta delle foglie caduteper tornare come un soldato morto Boris RyzhyImmagini di Ramon Trinca