Invidio il vento

il fiato sul vetro


 
Dev'essere stato cosi che è cominciata, quando avevo otto anni. Allora si costumava imparare le poesie a memoria. La maestra insisteva e a me non piaceva. Era difficile con la testa distratta che avevo, che si sconcentrava con niente. Non mi piacevano le poesie e neanche il ragionarci su che la maestra provava per spiegarci cos'era, quel che voleva dire il poeta. Vi fa bene imparare le poesie a memoria,vedrete piu avanti, che cosi vi ricordate le cose, diceva. Le volte che non le sapevo bene me le faceva scrivere anche cento volte, cento volte su un quaderno che poi controllava se erano proprio cento. Dev'essere andata cosi quella volta che dovevo imparare una poesia di Pascoli a memoria. Ero la, in camera mia, davanti al vetro della finestra, guardavo fuori senza guardare l'inverno, con quella luce fredda di sole, ed era Novembre come la poesia e intanto la ripetevo a memoria, senza neanche sapere cosa diceva. Il fiato con dentro quelle parole offuscava il vetro con il suo vapore e sembrava che fuori ci fosse la nebbia con il sole. Fuori vedevo il grande orto sul giardino dei vicini e il campo per giocare alle bocce e ai birilli a casa mia, che era un'osteria. Sentivo il vociare di quelli che giocavano a carte di sotto, il suono dei bicchieri che poi la mia voce quando recitava la poesia, copriva. Di colpo, pronunciando quelle parole della poesia ecco, a me il mondo deve esser parso diverso, senza saper bene perchè in quella testa che avevo ma devo aver intuito qual'era il rapporto tra le parole lette e le cose del mondo.Le parole erano chiare nel mondo. Era avvenuto un aumento, un'aggiunta, Come se quel vapore sul vetro all'improvviso si schiarisse e mi mostrasse le cose com'erano vivide attraverso le parole che le cose nominavano e, anche se non c'erano proprio come nella poesia, a parte l'albicocco e anche il pruno insomma mi si era rivelato il mistero. Una specie di rivelazione che ancora non capivo bene ma quello che sentivo era che, con quelle parole, all'improvviso mi pareva che il mondo si allargasse, diventasse piu ampio attraverso le parole che lo nominavano e lo descrivevano. Ebbi come la sensazione di un miracolo, di una partecipazione sconosciuta fino ad allora. Tracciai una enne maiuscola con il dito sul vapore delle parole nel vetro. Ancora adesso con lo stesso modo di quel bambino, della poesia non so il significato, se non quello dell'istante che accende, di queste parole che diedero allo sguardo il gemere, la parola che va verso e attribuisce nuovo senso al mondo, che è un mondo che hai dentro e la parola riversa.NovembreGémmea l’aria, il sole così chiaroChe tu ricerchi gli albicocchi in fiore,e del prunalbo l’odorino amaro                         senti nel cuore. Ma secco è il pruno, e le stecchite pianteDi nere trame segnano il sereno,e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante                                 sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate,odi lontano da giardini ed orti,di foglie un cader fragile. E’ l’estate,                               fredda, dei morti.(G. Pascoli)Questa storia è un'invenzione. Silvia Avallone ne parlava in un articolo Clicca.Mi piaceva inventarmi un ricordo cosi bello, farlo mio come fosse vero. In realtà un passaggio cosi non appartiene alla mia coscienza, eppure c'è stato, e ci sono entrato senza accorgermene, come molte cose della vita d'altronde. Fotografia di Mei Ratzquando finisce l'infanzia e comincia l'adolescenza? Qual è l'età in cui la magia si trasforma in illusione? Quando è che la merenda si trasforma in un pranzo davanti allo schermo del computer? La fotografia è stata scattata a Portland, nell'Oregon.